“Non trasferite il parroco di Ibla, don Floridia” – .

“Non trasferite il parroco di Ibla, don Floridia” – .
“Non trasferite il parroco di Ibla, don Floridia” – .

Dopo le tante vicissitudini legate alla richiesta rivolta al Dicastero per il Culto Divino di rendere giustizia alla storia della città e alla figura di San Giorgio Martire a Ragusa, la verità ha finalmente trionfato e il Dicastero ha prodotto il tanto atteso decreto attraverso il quale San Giorgio viene proclamato Patrono Aeque Principalis della città. La verità ha trionfato. Per arrivare a questo abbiamo dovuto sopportare angherie e calunnie di ogni genere, ed è triste apprendere che gran parte di queste sono arrivate da certi “uomini di chiesa”.

Lungo questo doloroso cammino abbiamo preso atto del grave, feroce, calunnioso e spietato attacco al nostro parroco Don Pietro Floridia il quale, solo perché si è permesso di sostenere la nostra causa, di difendere la verità e di cercare giustizia, è stato oggetto di insulti e calunnie di ogni genere.

Ora è arrivato il momento della resa dei conti per Padre Floridia, colpevole di aver condiviso la nostra iniziativa di chiedere giustizia e verità per San Giorgio e per la città.

Corre voce infatti che le autorità curiali della Diocesi vogliano che venga trasferito al più presto in un’altra parrocchia e questo, pare, è il motivo per cui è alla guida di San Giorgio da oltre 35 anni. Il temuto trasferimento sarebbe “giustificato” da quella che consideriamo una scusa. Ci chiediamo se si tratterà di una promozione o di una retrocessione (entrambe tecniche utilizzate per “eliminare” persone scomode che hanno causato fastidio o quando si vuole rimuovere un ostacolo). In realtà pensiamo che qualcuno in Curia non abbia digerito bene che padre Floridia condividesse con noi la ricerca della verità e della giustizia, che alcuni predicavano tanto dai pulpiti. Se la ricompensa per un sacerdote che ha testimoniato e lottato per la verità e la giustizia consiste nel trasferimento spietato da una comunità che tanto lo ama, soprattutto adesso a pochi anni dal pensionamento, la Chiesa non ci fa una buona impressione. Appare contraddittorio perché, da un lato, dal pulpito, predica la giustizia e la testimonianza della verità, dall’altro esercita una “ritorsione” contro coloro che si sono impegnati e sono stati testimoni di questi valori.

(…”Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce…”) Gv 18,37-38.

Così dice Cristo Re davanti al tribunale del governatore-giudice Ponzio Pilato, in attesa della sentenza che sarebbe stata emessa di lì a poco. L’affermazione di Gesù non appartiene al processo avvenuto un tempo nei lontani territori dell’Impero Romano, ma è sempre al centro della nostra vita. È attuale. Sia chi emana le leggi, sia chi governa gli Stati sia chi giudica deve rifletterci. Ogni cristiano, ogni uomo, che sia pur sempre cittadino, e che di conseguenza guidi una definita comunità religiosa, politica, economica, nazionale e internazionale, deve riflettere su questa affermazione. Questa è la ragion d’essere della Chiesa, essa non può non essere fedele a ciò che Cristo ha detto e, a questo proposito, il pensiero ci porta a questo nostro Sacerdote, Padre Floridia che viene prima “processato”, e poi “condannato a morte” – se non a quella corporale, almeno a quella “religioso-civica”, perché? Perché è stato fedele alla verità, ha difeso e cercato giustizia per la nostra città?

Viviamo purtroppo in un tempo che non tollera identità, storia, tradizione, che vuole una fede liquida, e che concepisce la libertà a prescindere dalla norma morale. C’è bisogno di esempi, di coraggio evangelico e Padre Floridia ne ha tanto. Un coraggio che non si piega agli slogan del tempo ma che è fedele alla verità che, in Gesù, illumina tutto l’uomo, anche la sua ragione. Abbiamo bisogno (ne hanno bisogno soprattutto i giovani) di riscoprire il dono e l’umile fierezza di essere cristiani, ricordando che il vero modo di “essere al mondo” non è “essere del mondo”. Giovani, i nostri giovani che cercano e hanno il senso di ciò per cui vale la pena spendere la vita e che non possono e non devono scandalizzarsi di certi atteggiamenti impietosi contro chi testimonia e lotta per la verità. Ne ha bisogno il nostro mondo, che si sta tristemente ripiegando su se stesso, credendo di progredire.

A san Giovanni Battista e a san Giorgio, nostri Patroni, la testimonianza della verità, tanto decantata dai pulpiti, è costata la vita: hanno potuto tacere, far finta di nulla, adattare la Parola di Dio con la scusa di “aggiornare” la fede secondo lo spirito del tempo, ma non l’hanno fatto perché amavano il popolo nella verità.

In tutto questo, visto che noi parrocchiani non siamo affatto stanchi di Padre Pietro Paolo Floridia, Sacerdote e uomo di fede incrollabile, vero Pastore della comunità di San Giorgio, benefattore e liberatore di tante anime che per lui sono state ricondotte a Dio. .

Pur essendo pienamente consapevoli che nulla è per sempre, ci chiediamo: perché, a pochi anni dal suo 75esimo compleanno, deve essere trasferito dopo una vita trascorsa a San Giorgio? Perché questo trauma e questa “violenza” per lui e per la comunità che lo ama così tanto? Perché questo impietoso trasferimento, guarda caso dopo la questione del patronato di San Giorgio sulla città di Ragusa?

In tutto questo resta l’amaro in bocca perché si ha la percezione che gli uomini di Dio sono sempre meno numerosi e tendono ad essere schiacciati.

Ci auguriamo che le voci sull’allontanamento di padre Floridia da San Giorgio siano e restino solo voci, altrimenti la “scusa” dei 35 anni o la “necessità” altrove non sarebbero credibili e si aprirebbe la strada all’ipotesi plausibile di una punizione, che non porterebbe lustro alla Chiesa locale.

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