Netta vittoria per Marine Le Pen e il suo Rassemblement National in Francia – .

Netta vittoria per Marine Le Pen e il suo Rassemblement National in Francia – .
Netta vittoria per Marine Le Pen e il suo Rassemblement National in Francia – .
Marine Le Pen

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Una vittoria netta: Marine Le Pen e il suo Rassemblement National dominano il primo turno delle elezioni legislative in Francia, attestandosi tra il 33 e il 34%. È lontana dalla maggioranza macroniana, tra il 20 e il 22%, mentre ha motivo di sperare nella sinistra unita nel Nuovo Fronte Repubblicano, che arriva al 28-29%.

Secondo le prime proiezioni sui seggi, l’estrema destra potrebbe, per la prima volta in Francia, ottenere la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale e la carica di primo ministro per il delfino di Le Pen, Jordan Bardella: i vari istituti di sondaggio, nelle loro proiezioni sui seggi, prevedono per i lepenisti uno scarto tra 240 e 310 seggi, con la maggioranza assoluta fissata a 289.

Emmanuel Macron è stato il primo a parlare: «Davanti al Rassemblement National, è giunto il momento di un’unione ampia, chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno».

Jean-Luc Mélenchon, da sinistra, ha tuonato: “Non andrà un solo voto alla RN, ovunque saremo terzi ritireremo il nostro candidato”. Sulla stessa linea si è poi espresso Raphael Glucksmann, leader di Place Publique tra i principali esponenti della coalizione ‘Nuovo Fronte Popolare’.

La settimana si preannuncia lunga e decisiva, ma le premesse – a partire da questa sera – sono contraddittorie sul fronte che dovrebbe bloccare l’ondata lepenista.

Le Pen: “Abbiamo cominciato a cancellare il blocco macroniano”

“Abbiamo cominciato a cancellare il blocco macroniano”: sono state le prime parole di Marine Le Pen nel suo feudo di Henin-Beaumont, nel nord del Paese, che l’ha rieletta al primo turno. C’è stato un boato tra i sostenitori che aspettavano il leader quando sono stati annunciati i risultati.

Il leader è uscito con un sorriso smagliante e ha pronunciato le prime parole tra le bandiere tricolori sventolate: “Questa sera è la prima tappa di una marcia verso l’alternanza politica per realizzare le riforme di cui il Paese ha bisogno”.

Poi, la figlia del fondatore del partito, Jean-Marie, il leader che ha estromesso suo padre dalle gerarchie del partito in una marcia di svincolo politico durata 20 anni, ha cominciato a proiettarsi verso il potere.

“La democrazia ha parlato”

Quella del suo successore designato, Jordan Bardella – che vede già alla guida del governo – e quella personale, con la corsa all’Eliseo del 2027: «La democrazia ha parlato – ha proseguito – i francesi hanno dimostrato di voler voltare pagina dopo 7 anni di potere sprezzante e corrosivo». Il voto che vede in testa il Rassemblement National è «un segno di fiducia che ci onora e ci impone dei doveri».

Con una postura abilmente “istituzionale”, Bardella non ha parlato davanti a militanti, come Marine Le Pen, ma solo davanti a un gruppo di giornalisti, nella sede parigina del partito: “L’esito del voto in Francia rappresenta un verdetto senza appello, una chiara aspirazione dei francesi al cambiamento”.

Per il candidato premier di estrema destra, “l’alternanza è a portata di mano”, c’è “una speranza senza precedenti in tutto il Paese”. “Sarò il primo ministro di tutti”, ha aggiunto, sostenendo che il voto di domenica sarà uno dei “più decisivi nell’intera storia della Quinta Repubblica”.

Situazione fluida

Se l’appello di Mélenchon era vibrante e senza ombre, la situazione di quella che dovrebbe essere la barriera all’ondata dell’estrema destra è molto fluida. “La nostra consegna è chiara, nemmeno un voto, nemmeno un seggio in più per il Rassemblement National”, ha detto Mélenchon, annunciando “il ritiro dei nostri candidati ovunque siamo arrivati ​​in terza posizione questa sera”.

Con la conseguente indicazione di votare per l’avversario locale di RN, in questo caso la maggioranza macroniana.

Da cui però, dopo le parole del presidente che invita all’“unità repubblicana”, a formare un blocco contro l’estrema destra, non sono arrivate indicazioni altrettanto chiare.

Anche Edouard Philippe, uno dei leader della maggioranza, ha dato indicazioni decisamente contrastanti con quelle di Macron, invitando i suoi militanti “a desistere per evitare l’elezione dei candidati RN o LFI, La France Insoumise”.

Poiché la LFI è di gran lunga il partito più forte nella coalizione di sinistra, la diga della desistenza cederebbe laddove ci fossero candidati della maggioranza che desistessero, ma i cui voti non andrebbero al Front Populaire se il candidato locale fosse della LFI.

Il grido d’allarme di Glucksmann: “7 giorni per evitare la catastrofe”

Consapevole dell’enorme posta in gioco e della percezione non positiva della France Insoumise tra i centristi e la destra moderata, Glucksmann, che ha riportato il Partito socialista al terzo posto alle elezioni europee, ha lanciato il grido d’allarme: «Abbiamo 7 giorni per evitare una catastrofe in Francia».

I repubblicani, che non hanno seguito Eric Ciotti nel suo accordo con Marine Le Pen e che hanno comunque ottenuto un considerevole 10% dei voti, hanno già annunciato, da parte loro, che non consegneranno voti ai loro elettori.

SDA

 
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