Spalletti, Gravina, le scuse e l’Italia a rischio Mondiale – .

Almeno Spalletti si è scusato. Per l’eliminazione, per la delusione che ha provocato, per le modalità con cui è stata determinata: raramente, forse mai, abbiamo visto un’Italia così brutta, povera di gioco, di idee, anche di cattiveria agonistica. Almeno lui, l’allenatore, si è preso la colpa: “Il primo responsabile sono io”. E ha anche ammesso quello che diciamo da tempo, più o meno dall’inizio dell’Europeo: c’è una differenza profonda tra il ruolo di allenatore e quello di selezionatore. Come abbiamo scritto, un grande allenatore non è necessariamente anche un grande allenatore, e forse Luciano ha le caratteristiche per essere molto bravo quando può lavorare a lungo con i giocatori, lo è meno se deve sceglierli, allenarli. per qualche giorno e mandarli direttamente in campo. Rimaniamo convinti che sia così, anche se Spalletti ha legittimamente affermato di pensarla diversamente: “La divisa dell’allenatore mi sta molto bene, devo imparare in fretta”. Il problema è che il tempo – il primo tempo – è già scaduto. E si è verificato un disastro.

Le scuse di Gravina

Almeno Spalletti si è scusato. Gravina cercava scuse. E ha dirottato la responsabilità altrove, lontano da sé comunque. Sotto la sua gestione l’Italia vinse un Europeo ma, dopo la bella notte di Wembley, i tifosi della Nazionale sprofondarono in un incubo. Ci siamo scandalizzati per la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018 – fallimento che costò il posto a Tavecchio – e siamo riusciti a saltare anche Qatar 2022, eliminati dalla Macedonia del Nord. Una sconfitta che non ha suscitato terremoti, né ai vertici della Federcalcio né intorno alla panchina di Mancini. Ora arriva questa nuova clamorosa battuta d’arresto, la seconda in due anni. E ancora…

ostacoli per la nazionale?

Eppure il presidente federale non si assume la responsabilità: la distribuisce ad altri. Giustamente, un po’ a tutti, e pazienza se poi non gli resta più niente. La colpa è degli stranieri, per esempio: «In Italia il 67 per cento dei giocatori non è italiano». Come se in Inghilterra giocassero solo gli inglesi, o in Spagna solo gli spagnoli. Per non parlare delle nazionali – per esempio la Francia o la stessa Svizzera, ma il discorso potrebbe estendersi anche fuori dall’Europa, in particolare al Brasile e all’Argentina campione del mondo – costrette a richiamare quasi tutti i giocatori da altri Paesi e da altri continenti ogni volta che devono giocare una partita. Altro colpevole: il calendario. «Ci sono regole che non favoriscono lo sviluppo del nostro calcio e nonostante questo tutti vogliono ridurre gli spazi per le nazionali», dice Gravina. Ma è solo l’Italia a non avere tempo per lavorare? De la Fuente e Yakin, i due allenatori che ci hanno dato lezioni di calcio in questo Europeo, avevano più giocatori a disposizione di Spalletti? Oppure l’affollamento dei calendari – determinato esclusivamente da FIFA e UEFA (di cui Gravina è vicepresidente) – è un problema comune a tutto il mondo? Negli ultimi anni sono state aggiunte solo per i nostri calciatori la Nations League, la Conference League, il Mondiale per club o altre partite di Champions League?

soluzioni per l’Italia

La verità è che, dopo aver visto gli azzurri agli Europei, e aver ascoltato le voci dei protagonisti, siamo preoccupati. L’Italia, questa Italia, rischia di non qualificarsi nemmeno per i Mondiali del 2026. Serve una svolta immediata, ma possono farlo gli stessi uomini che hanno creato questo disastro? Gravina alza un muro intorno a sé, quasi infastidito dai commenti che vengono fatti su di lui e sulla dirigenza di Spalletti. Parla di un progetto che guarda al futuro, come se nel recente passato non ci fossero già stati due progetti falliti miseramente: un Mondiale e un Europeo. E parla delle prospettive di una sua guida della Federcalcio come se ci dovesse essere un seguito anche oltre la fine del suo mandato a marzo dell’anno prossimo. Nel 2014 Abete e Prandelli si dimisero pochi minuti dopo la sconfitta contro l’Uruguay che ci costò l’eliminazione dal girone di qualificazione in Brasile (e pensare che quella fu l’ultima partita che giocammo in un Mondiale). Nel 2017 Tavecchio si dimise sette giorni dopo lo storico e terribile 0-0 contro la Svezia che ci negò la qualificazione a Russia 2018. Gravina: “Non ascolto le critiche strumentali che si riferiscono alle mie dimissioni”. Meglio parlare dei troppi stranieri e di quel calendario che ci è nemico.

 
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