bene raro che costa alle aziende 0,001 euro al litro – .

Nel 2023 in Italia sono state confezionate 100.000 unità circa 16 miliardi e mezzo di litri d’acquacon un aumento di8 per cento nel 2022 e un fatturato di ben 3,1 miliardi. Numeri che raccontano lo storico primato del nostro Paese nel mercato dell’acqua confezionata, con il 10% della produzione distribuita in Europa e Stati Uniti.

Un settore che non conosce crisi, per diversi motivi. Tutto inizia dalla passione degli italiani: primo in Europa, e secondo nel mondo dopo il Messico, per consumo di acqua in bottiglia (206 litri annui pro capite). Un contesto in cui il Piemonte gioca un ruolo da protagonista, piazzandosi nella top 3 dei consumi e seconda regione per numero di imprese concessionarie (18) dietro la Lombardia (35). Due regioni che, insieme al Lazio, sono in vetta alla classifica per superficie concessa: insieme rappresentano il 41% di quella nazionale, dove il solo Piemonte arriva al 17%.

Aziende: il caso Sant’Anna

E San Bernardo UN ValmoraFino a Lurisia ed EvaE in un mercato frammentato e dominato dalle multinazionali, chi fa più rumore in Italia è un’azienda piemontese, Acqua Sant’Annache ha chiuso il 2023 con un fatturato di circa 320 milioni di euro e 1,5 miliardi di bottiglie.

E nel corso degli anni l’azienda è riuscita a crescere ulteriormente, ampliando la gamma dei suoi prodotti: dal SanThè all’ultimo, esotico, Sant’Anna Pro.

L’impianto è ubicato in una frazione del comune di Vinadio, nel cuore delle Alpi Marittime. «Ora vogliamo espanderci sui mercati internazionali – dice il presidente, Alberto Bertone – vantiamo già posizioni importanti in Francia e Germania, le nuove sfide sono oltreoceano e in Estremo Oriente. Inoltre, stiamo assistendo a una progressiva attenzione verso le bevande funzionali, motivo per cui stiamo investendo in questa direzione. E allo stesso tempo stiamo valutando acquisizioni di altri marchi.”

Un’altra azienda piemontese che ha saputo distinguersi sul mercato è San Bernardoche si è aggiudicata la classifica delle acque ferme del Gambero Rosso. Nel 2015 il marchio è tornato di proprietà italiana grazie al Gruppo Montecristo, che lo ha acquisito da Nestlè per rilanciarlo. In 9 anni il volume di bottiglie immesse sul mercato è passato da 100 a 500 milioni, con il doppio dei dipendenti (150). Gli stabilimenti sono in Ormea e Garessionella provincia di Cuneo, nel mezzo delle Alpi Marittime. Il fatturato nel 2022 si è attestato a 89 milioni, per salire a 100 nel 2023. Quest’anno il Gruppo prevede di superare i 110 milioni, visto che nei primi 6 mesi del 2024 ha già un +14%. «Gli italiani sono i principali consumatori di acqua perché fa parte della nostra cultura alimentare – spiega il direttore generale, Antonio Biella – una risorsa che sta diventando sempre più un prodotto di benessere. Per questo puntiamo su certe etichette, ricercando gusto e qualità». E poi c’è un altro dato positivo: «Il prezzo delle agevolazioni richieste dalla Regione resta basso. Paghiamo circa 200 mila euro all’anno».

Acqua, aziende ricche, Stato povero

E se l’acqua è destinata a diventare un bene di lusso, visto che le risorse naturali del pianeta si stanno esaurendo, a festeggiare è il settore privato. Per le aziende che imbottigliano e distribuiscono acqua minerale, fare affari con le Regioni è un’opportunità irripetibile.

.Merito o colpa, a seconda dei punti di vista, dell’ tariffe molto convenienti di concessione che gli enti locali concedono alle aziende per vendere l’acqua che sgorga dalle nostre fonti.

I numeri dicono tutto: rispetto ad a fatturato di 3,1 miliardiSono stati versati dalle società 18 milioni (4 in Piemonte). Ma il problema non riguarda solo gli importi. Su 295 concessioni solo una, in Liguria, è avvenuta tramite gara pubblica.

«C’è una base per il record dell’acqua in bottiglia italiana il falso mito secondo cui l’acqua minerale è migliore e più controllata dell’acqua del rubinetto – spiega Alice DeMarcopresidente di Legambiente Piemonte – e soprattutto un costo della materia prima (l’acqua), per chi la imbottiglia, quasi nullo: una media di appena un millesimo di euro al litro.

In questo senso il Piemonte è ottavo in classifica: se il Lazio, primo, chiede 2,26 millesimi al litro, la nostra regione si ferma a 1,3. L’acqua vale molto e costa pocoa fronte di profitti stratosferici per chi lo gestisce”. E poi si aggiunge un altro problema: “Le concessioni sono fisse, quindi Anche in caso di siccità le aziende possono ritirarsi senza limitimentre i Comuni devono stare attenti. Considerando il cambiamento climatico sarebbe necessario stipulare contratti variabili. Senza dimenticare la questione plastica: dà vita al 90% delle bottiglie, 8 miliardi all’anno».

La proposta degli ambientalisti

Da questi presupposti nasce la proposta di Legambiente di applicare una tariffa minima nazionale di 20 euro al metro cubo (solo 2 centesimi al litro, ma 10 volte superiore agli 0,02 di oggi) che permetterebbero di passare dai 18 milioni raccolti dalle Regioni a 280. «La cifra, essendo molto inferiore al fatturato delle imprese, non inciderebbe sul loro tasche mentre sarebbe utile aumentare le entrate delle Regioni, che potrebbero reinvestire parte dei fondi in politiche e interventi a tutela della risorsa idrica”.

 
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