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chi decide le piante in Toscana? – .

E gran casino. Può essere riassunto come segue: La via italiana alla transizione energetica. Il 14 giugno il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha firmato il decreto sugli obiettivi e sulle aree idonee per l’installazione di sistemi da fonti energetiche rinnovabili: dopo un’attenta discussione si è deciso che saranno le Regioni ad individuare le aree idonee all’insediamento degli impianti produttivi. Le regioni hanno 180 giorni tempo per dotarsi di una propria legge.

Un decreto arrivato tardi

Ma il decreto firmato due settimane fa è stato aspettato per quasi tre anni: il decreto legislativo “padre” risale al 2021 e i decreti attuativi dovevano essere firmati entro 6 mesi, e invece sono arrivati ​​a giugno 2024. In questo lungo intervallo si è assistito a un vero e proprio “assalto alla diligenza” per accaparrarsi le aree su cui installare gli impianti.

“Si è creato un elemento di assoluta ambiguità che ha bloccato le persone più serie e responsabili e dato il via libera a quelle più spregiudicate che si muovono all’interno del quadro aperto e ambiguo delle regole” osserva‘Assessore regionale all’Ambiente Monia Monni.

Se chiudi la recinzione quando i buoi sono già scappati…

Il recinto è stato chiuso il 14 giugno: ma nel frattempo quanti buoi sono scappati? E ​​che fine faranno ora le richieste di grandi piante presentate in questo lunghissimo “periodo di transizione”? Nessuno lo sa. Per la Toscana ce ne sono 42sono state presentate dai soggetti più disparati, tra cui grandi player come Sorgenia, Iren, Acciona, per citarne alcuni, e sono concentrate in alcune zone come la Maremma e la Val Tiberina: ci sono, ad esempio, richieste di autorizzazione per ben otto impianti fotovoltaici nel comune di Manciano, in provincia di Grosseto, e per sette parchi eolici nel comune di Badia Tedalda, in provincia di Arezzo.

«Il decreto firmato dal ministro regola gli obiettivi di potenza rinnovabile che ogni Regione deve raggiungere entro il 2030. Per la Toscana si tratta di 4,2 gigawatt di potenza aggiuntiva: un obiettivo importante, visto che partiamo da circa 2,6 gigawatt, il che significa triplicare la potenza attuale — spiega Davide Teiresponsabile del settore transizione ecologica della Regione – Il decreto stabilisce inoltre che le Regioni definiscano le aree idonee”.

Cosa può fare la Toscana, cosa può fare il Governo

La Toscana, ad esempio, potrà valutare l’opportunità di realizzare gli impianti tenendo conto anche della propria normativa di tutela del paesaggio. Ma non è detto che poi sia la Regione stessa a dare le autorizzazioni«L’autorizzazione degli impianti non fa parte del decreto, fa parte di un’altra disciplina e oggi, a seconda delle dimensioni degli impianti, la competenza è del Comune o della Regione o dello Stato», aggiunge Tei. I grandi impianti sono di competenza ministeriale, quelli piccoli sono comunali, quelli medi sono regionali. Dal 2021 le richieste per i grandi impianti sono state presentate al Governo, ma ora che la palla sull’individuazione delle aree idonee è passata alle Regioni, cosa succederà? Non lo sappiamo. «Nelle disposizioni transitorie precedenti all’approvazione del decreto del 14 giugno c’era un comma secondo cui i procedimenti in corso erano “fermi”. Nel decreto approvato questo comma è scomparso e non è stato sostituito con nulla: la questione è stata semplicemente lasciata in mano alle Regioni. Stiamo valutando attentamente con i nostri legali perché in genere i diritti acquisiti sono sempre tutelati ma ad esempio la Sardegna sta leggendo questo vuoto in senso restrittivo e sta valutando la possibilità di bloccare alcuni procedimenti. Il rischio di contenzioso è molto alto».

Il problema dei piccoli impianti e dell’agrivoltaico

Poi ci sono altri due capitoli. Il primo riguarda i piccole piante per i quali le domande vengono presentate direttamente ai Comuni: nessuno sa quanti siano, ma in ogni caso si tratta di impianti con potenza fino a 10 megawatt, cioè 10 ettari di pannelli fotovoltaici.

Questo è il secondo capitolo dell’agrivoltaico che dovrebbe consentire la produzione di energia insieme allo svolgimento dell’attività agricola. Il Ministero dell’Ambiente e dell’Energia non l’ha regolamentato, avrebbe dovuto occuparsene il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che però «è riuscito a fare anche peggio — afferma Monni — L’articolo 5 del decreto agricoltura, in fase di conversione, dovrebbe infatti regolamentare la diffusione degli impianti agrivoltaici e fotovoltaici nelle aree agricole, ma lo fa in modo così confusionario che non solo tutte le Regioni hanno chiesto chiarimenti tecnici, ma lo stesso Governo ha annunciato importanti modifiche». Attualmente, si possono realizzare infinite distese di pannelli solari piantando qualche girasole tra l’uno e l’altro.

 
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