Da Lucca a New York seguendo il pallone arancione Il Tirreno – .

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LUCCA. Da Palatagliate ai parquet delle università americane. Alexander Petrini È il primo nativo di Lucca ad allenare un college NCAA. L’opportunità arriverà subito dopo l’estate, quando inizierà a lavorare come assistente nello staff della squadra femminile del City College di New York, una scuola storica degli Stati Uniti, con un bellissimo campus ad Harlem, dodici premi Nobel e cinque campioni olimpici tra gli ex studenti.

La scuola detta legge da tempo nel basket, tanto da essere l’unica università della storia ad aver vinto nello stesso anno, il 1950, il titolo NCAA e il titolo maschile NIT. Nella stagione successiva viene scoperto uno scandalo legato alle scommesse sportive che coinvolge l’intero quintetto della squadra. Da lì un drastico ridimensionamento che vede ora la CCNY, questo l’acronimo, competere nella terza divisione, il gradino più basso del mondo universitario NCAA, all’interno della conference Cunyac, quella riservata alle università pubbliche della città di New York.

Nato e cresciuto a Lucca, il nome di Alessandro Petrini è legato a quello del Lucca Basket con poche eccezioni. Il primo nel 2003, quando era nell’organico della Pallacanestro Reggiana che vinse lo scudetto Under 20, mentre l’anno successivo guidò da ct la Toscana alla vittoria del Trofeo delle Regioni, iniziando un triennio di collaborazione con la Nazionale. settore. Poi è tornato a casa dove per anni è stato assistente del girone B2, vincendo lo scudetto nel giugno 2012. Da capo allenatore ha poi vinto la Prima Divisione a Capannori nel 2016 prima di trasferirsi negli Stati Uniti l’anno successivo.

«È stata una scelta sentita quella di seguire mia moglie che si era trasferita a New York due anni prima per motivi di lavoro – racconta -. È stato quindi naturale per me dedicarmi al basket per facilitare il mio adattamento. Il primo approccio è avvenuto nel 2016 con Gabriele Grazzini, avviando una collaborazione che ci ha portato per diversi anni ad allenare ragazzi italiani e francesi ai tornei estivi in ​​California, Arizona e Florida con l’obiettivo di mettersi in mostra ed essere selezionati dalle università. Nel frattempo, arrivato definitivamente a New York, ho fatto domanda in varie scuole e ho iniziato la mia prima stagione con il gruppo dei ragazzi della FDR High School di Brooklyn. Un mondo completamente nuovo che per certi versi mi ha sorpreso: la polizia di New York ha una propria divisione dedicata alle scuole pubbliche e ogni giorno per andare agli allenamenti dovevo mostrare i documenti e passare ai metal detector. Avevamo giocatori con talento ma anche con tanti problemi da risolvere e una scarsa capacità di attenzione. Ho scoperto i lati più belli ma anche quelli più frustranti della realtà americana. Così l’anno successivo scelsi di frequentare una scuola privata e fui accettata dalla squadra femminile del Cristo Rey Brooklyn. Incredibilmente anche l’altro assistente era italiano, Marcello Di Russo, e da lì è nata un’amicizia e un percorso comune”.

Dopo due stagioni al Cristo Rey, è arrivato il momento dell’università, al Five Towns College, che partecipa alla USCAA, una lega minore per le piccole università. «Siamo arrivati ​​in una scuola dove il programma di basket femminile praticamente non esisteva e abbiamo dovuto ripartire da zero – prosegue – il primo anno è stato complicato ma abbiamo reclutato bene, così il secondo anno avevamo un gruppo competitivo e ci siamo qualificati per le finali delle conference. Poi è arrivata la pandemia a interrompere la fase finale della stagione». Infine la possibilità al City College, dove Marcello Di Russo è stato assistente nelle ultime due stagioni e ora è stato promosso a capo allenatore.

“L’ho già aiutato con lo scouting e il reclutamento dei giocatori l’anno scorso, ora non vedo l’ora di tornare in campo. La squadra esce da stagioni perdenti ma negli ultimi due anni ha reclutato bene e l’obiettivo è raggiungere i playoff.”

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