Una tartaruga liberata a Molfetta ha deposto le uova sulla costa della Turchia – .

Una tartaruga liberata a Molfetta ha deposto le uova sulla costa della Turchia – .
Una tartaruga liberata a Molfetta ha deposto le uova sulla costa della Turchia – .
Una tartaruga liberata a Molfetta l’anno scorso ha deposto le sue uova sulla spiaggia di Cirali, sulla costa mediterranea della Turchia, la stessa spiaggia presumibilmente dove è nata Karapinar, la Caretta Caretta. Ricordiamo che le tartarughe marine depongono le uova nel luogo in cui nascono.

“Si tratta di un evento raro, ma non unico”, come ci racconta il rappresentante del Centro Tartarughe di Molfetta, Pasquale Salvemini«Infatti è già successo altre tre volte che esemplari femmine di Carretta Carretta curati presso il nostro centro abbiano deposto tutte le uova a Zante, in Grecia. Non c’è dubbio che questa notizia ci abbia riempito di immensa gioia».

Aggiunge Salvemini: «quando l’abbiamo liberata l’anno scorso, dalle ecografie abbiamo visto che aveva follicoli di 20/22 millimetri, ovviamente non sapevamo dove e quando avrebbe deposto le uova, perché le tartarughe hanno una “gestazione” che può durare dai due ai quattro anni».

La notizia del lieto evento della nidificazione di Karapinar è arrivata tramite una mail inviata da un professore della Cumhuriyet University, che con un gruppo di ricercatori sta lavorando al monitoraggio e alla conservazione della tartaruga Caretta Caretta. L’esemplare è stato identificato grazie alle targhette poste sulle pinne anteriori prima del suo rilascio lo scorso giugno in occasione della Giornata mondiale degli oceani.

“Questo evento ci fa capire ancora una volta che siamo sulla strada giusta, perché il nostro Centro”, ha detto Pasquale Salvemini, “non si occupa solo di recupero, cura e reinserimento delle tartarughe, ma è diventato negli anni anche un centro di ricerca che portiamo avanti costantemente con i Dipartimenti di Medicina Veterinaria delle Università di Bari e Pisa.

Raccogliamo informazioni per comprendere meglio questi animali, di cui sappiamo ancora molto poco. Ad esempio, abbiamo tutti i dati su questa tartaruga, che ci permettono non solo di esaminare le rotte migratorie, ma di fare delle vere e proprie ricerche, ora anche in collaborazione con l’Università turca.

Sono eventi, questo come i precedenti, che ci riempiono di gioia, che ci fanno andare avanti con maggiore determinazione. Fondamentale è stata anche la collaborazione con la marina militare locale, che si occupa costantemente di curare e non rilasciare in mare gli esemplari che accidentalmente rimangono impigliati nelle loro reti”.

 
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