Legambiente’s Goletta Verde returns to Livorno to take stock of the Darsena Europa – .

Legambiente’s Goletta Verde returns to Livorno to take stock of the Darsena Europa – .
Legambiente’s Goletta Verde returns to Livorno to take stock of the Darsena Europa – .

Dopo tanti, troppi anni di assenza, la Goletta Verde di Legambiente è tornata ad attraccare a Livorno in questi giorni, poco prima della presentazione dei dati sulla qualità delle acque toscane (domani a Firenze, alle 11.00 presso la libreria “Libri Liberi” in via San Gallo 25/R).

Il grande ritorno della storica nave di Legambiente sulla costa livornese – nel 2024 la Goletta Verde compirà 38 anni – ha messo al centro del dibattito la Darsena Europa, ovvero il grande ampliamento del porto che prevede investimenti per circa 860 milioni di euro, di cui circa la metà provenienti da fondi pubblici.

La “grande opera” per eccellenza, chiamata a dare una sede al porto di Livorno – principale scalo marittimo della Toscana e terzo scalo in Italia – raddoppiando il traffico container da 800 mila a 1,6 milioni di TEU, adeguando al contempo i fondali al pescaggio delle nuove navi che solcano i mari del commercio internazionale.

Senza la Darsena Europa, il porto di Livorno verrebbe di fatto marginalizzato, trascinando con sé nel suo declino la città e non solo. Allo stesso tempo, non si può certo dire che sia un’opera a impatto zero: la sfida, semmai, è renderla sostenibile nel tempo, bilanciando le esigenze socioeconomiche con quelle ambientali.

Un tema attorno al quale si è sviluppato il dibattito organizzato oggi in Fortezza Vecchia da Legambiente, unendo gli sforzi degli ambienti locali (Livorno e Pisa) e di quello regionale, oltre che di Goletta.

Una gremita Sala Ferretti ha accolto un panel tecnico e istituzionale di alto livello, che ha visto – moderati da greenreport.it – gli interventi di Luca Salvetti (sindaco di Livorno), Gaetano Angora (contrammiraglio e comandante della Direzione marittima della Toscana), Stefano Baccelli (assessore regionale ai Trasporti), Luciano Guerrieri (presidente dell’Autorità di sistema portuale – Adsp del Mar Tirreno settentrionale e commissario per la Darsena Europa), Fausto Ferruzza (presidente di Legambiente Toscana), Stefano Raimondi (portavoce di Goletta Verde e responsabile Biodiversità del Cigno verde nazionale), Carlo Giangregorio (Legambiente Livorno), Roberto Sirtori (Legambiente Pisa).

“Una grande opera pubblica determina sempre un groviglio pressoché inestricabile di speranze e preoccupazioni – spiega Ferruzza – Darsena Europa, da questo punto di vista, è l’esempio plastico di un progetto concepito su larga scala, per indurre e generare nuovi e crescenti flussi di trasporto e commerciali. L’esperienza, tuttavia, ci insegna che questa postura predittiva non sempre si rivela esatta. È necessario essere sempre vigili durante tutto il processo di realizzazione, affinché gli impatti negativi dell’opera non superino mai quelli positivi, anche se previsti”.

Per contribuire a rendere l’infrastruttura più sostenibile, il Cigno Verde ha presentato specifiche osservazioni che sono state recepite nella procedura di VIA gestita dal Ministero dell’Ambiente, conclusasi a marzo di quest’anno con un quadro prescrittivo – magistralmente descritto da Sirtori – che recepisce e rafforza ulteriormente le indicazioni ambientaliste (e non solo, visto che in fase di VIA sono pervenute 293 osservazioni). L’Adsp ha recentemente risposto alle prescrizioni, e ora è in attesa del riscontro, ma nel frattempo il lavoro prosegue.

Legambiente ha anche ricordato che il parere ministeriale riguarda solo la “Fase 1” del progetto, ovvero il processo di realizzazione delle strutture portuali, ma l’incontro odierno ha chiarito che saranno necessarie future valutazioni per la prosecuzione dei lavori. Ma come rendere nel frattempo più sostenibile il progetto esistente? La risposta è duplice: collegamenti ferroviari e fonti rinnovabili per alimentare il cold ironing delle banchine.

Sulla scia di quanto avviene da un decennio nei principali porti del Nord Europa, Giangregorio è tornato a documentare la proposta – già illustrata dal circolo ambientalista livornese – di installare fino a circa 300 MW di parchi eolici per l’autoproduzione di energia, che possano alimentare da terra le navi attraccate nel porto, riducendo drasticamente il massiccio inquinamento atmosferico (e climatico) che questi giganti del mare stanno attualmente imponendo alla città.

Un’ipotesi a cui Salvetti ha già aperto con convinzione, sollecitando una riflessione collettiva sul tema, e a cui anche Guerrieri guarda con interesse nel contesto del prossimo aggiornamento della Documento di pianificazione energetico ambientale del sistema portuale (Deasp). La partita dei collegamenti ferroviari, però, paga il prezzo della schizofrenia di governo: Baccelli ha ricordato che nel 2022 l’esecutivo Draghi ha stanziato 300 milioni di euro a questo scopo, poi definanziati dal Governo Meloni. Ma senza la giusta cura del ferro, l’intero progetto Darsena Europa rischia di restare zoppo.

 
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