“Se parli ti spezzo le gambe” – Teramo – .

“Se parli ti spezzo le gambe” – Teramo – .
“Se parli ti spezzo le gambe” – Teramo – .

TERAMO. Intimidazione dei ballerini per impedirgli di parlare: è nel no al riconoscimento delle attenuanti Pietro Mercurioquando la concessione riguarda comportamenti successivi ai fatti, che il giudice Roberto Veneziano ha motivato il rigetto della richiesta di patteggiamento per l’omicidio colposo commesso davanti alla discoteca Silvi.
Il caso è quello di Mark Montiun imprenditore di 51 anni di Città Sant’Angelo che nel 2022 venne investito da un’auto sulla statale 16 a Silvi davanti alla discoteca Zeus. Secondo l’accusa, quella sera la vittima venne spinta in strada da Pietro Mercurio, 66enne originario di Napoli che all’epoca dei fatti era il gestore della discoteca, al termine di una violenta rissa scoppiata per una donna contesa. Mercurio, dopo aver respinto il patteggiamento, andrà a processo in Corte d’Assise per omicidio colposo, sfruttamento della prostituzione e minacce.
Minacce, quelle alle ballerine, che il giudice ha evidenziato nel corso della recente udienza preliminare citando l’intercettazione telefonica in cui il gestore avrebbe detto di rompere le gambe alle ragazze che non confermavano la sua versione. E non solo. Perché nel giustificare il rigetto della richiesta di patteggiamento, il giudice ha sottolineato anche le minacce rivolte da Mercurio alla ballerina che si trovava fuori dal locale al momento dei fatti, intimidendola dicendole che sarebbe andato in Puglia a casa della sua famiglia per raccontare ai genitori cosa ci facesse nel locale. Tutto questo, evidentemente, in un clima di omertà che ha caratterizzato fin dall’inizio un’indagine che si è rivelata subito molto difficile proprio per quella che inquirenti e procuratori non hanno esitato a definire in più occasioni come “una rete di complicità”.
Ed è proprio in questo contesto che dobbiamo ricordare la condanna con rito abbreviato di un collaboratore di Mercurio. Si tratta di Jan Janosikaccusato di favoreggiamento e condannato a un anno e quattro mesi. Secondo la Procura, come si legge nell’atto di accusa, “ha aiutato lui stesso Mercurio a fuorviare le indagini distruggendo irreparabilmente l’hard disk contenente le riprese video dell’incidente riprese dal sistema di videosorveglianza del locale”. Nel frattempo, a Mercurio, che comparirà davanti alla Corte d’Assise a settembre, sono stati revocati gli arresti domiciliari.
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