Taylor Swift, poeta tormentato. L’ultimo album è un diario maturo delle sue storie d’amore finite male – .

Taylor Swift, poeta tormentato. L’ultimo album è un diario maturo delle sue storie d’amore finite male – .
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È stato quasi sicuramente l’album più atteso dell’anno, della star più influente del pianeta, l’unica ad aver vinto quattro volte il Grammy nella categoria “Album of the Year”, del personaggio che preoccupa anche Donald Trump possibili testimonial, non ancora arrivati, del cantante entrato da poco nel club dei miliardari di Forbes anche grazie al tour Eras che farà tappa a Milano il 13 e 14 luglio. E Taylor Swift ha voluto sorprendere fino alla fine: un’ora prima dell’uscita sulle piattaforme streaming ha rivelato che “The Tortured Poets Department” sarebbe stato un doppio progetto, un’antologia dei suoi ultimi anni composta esclusivamente da brani inediti, con 31 capitoli – oops , canzoni, quindici in più rispetto a quelle annunciate – per chiudere il suo undicesimo progetto in studio. “E ora la storia non è più mia, è vostra” ha scritto la Swift su Instagram annunciando la sorpresa mattutina per i due americani.

Il progetto è torrenziale, pop contemporaneo dove i testi sono la parte migliore. È un diario maturo dei suoi amori finiti male, a partire da quello durato sei anni con l’attore inglese Joe Alwyn che non la portò mai all’altare, ma che le suggerì il titolo dell’album dal nome di un chiuso chiacchierare con due amici attori come lui. E poi c’è la storia decisamente più breve con Matty Healy, frontman della band 1975, arrivato subito dopo Alwyn con la sua fama di misogino e le chiacchiere social sulla loro relazione. “È un’opera catartica” dice l’autore, necessaria perché il capitolo ancora da scrivere con maggiori promesse di felicità grazie al giocatore di football americano Travis Kelce: le loro foto al Superbowl, vinto dai Kansas Chiefs in cui il trentaquattrenne contemporaneo di un anno delle commedie di Swift.

Le storie di Taylor sono quasi sempre a due, intime e quindi sfacciate, ma questa volta c’è qualcosa di più, e non solo grazie alla produzione di Jack Antonoff e Aaron Desnner: i testi sono meno mielati e più maturi, schizzi di vita vissuta, masticato e messo in musica in cui, rispetto al passato, per gli Swifties (così vengono chiamati i fan del cantante) sarà più difficile riconoscersi ma troveranno un’eroina più adulta, serena al punto da ammettere le sue paure: una delle canzoni più interessanti è dedicata a Clara Bow, diva del cinema muto in America negli anni ’20, ma quando il cinema scoprì il sonoro, la sua voce fu deludente e si ritirò nel 1933, prima di numerosi ricoveri in case di cura.

Nel reparto dei poeti tormentati, regnano sovrane ballate d’amore molto intime in cui scorrono schizzi di tenerezza: “Sinking in the Blue Nile, mi ha mandato Downtown Lights, la mia noia è profonda, questa gabbia una volta era bella, posso piangere? ” canta in Guilty as a Sin, e la band scozzese (appena menzionata nella rubrica Dududadada di questa rivista) è la preferita di Healy, il cattivo ragazzo. A lui potrebbe essere dedicato anche il primo singolo dell’album, “Fortnight”: “E per quattordici giorni siamo stati tutto… Tutte le mie mattine sono lunedì bloccati in un febbraio senza fine” e la voce di Post Malone a sostenerlo. Se Beyoncé e Springsteen propongono spesso l’idea di parlare a una comunità, Swift si spiega molto bene, consapevole di profumare piacevolmente di neofemminismo. Nel tempo dei social, delle storie di individui che aspirano a diventare di tutti, questo è uno dei segreti del suo primato planetario.

Alla fine delle 31 canzoni scopriamo che la poetessa tormentata è lei stessa: “Questo periodo della vita dell’autrice – scrive Swift in occasione del lancio del progetto – è ormai finito, il capitolo è chiuso e prescritto. Non c’è nulla da reclamare, nessun conto da regolare una volta che le ferite si saranno rimarginate. E dopo un’ulteriore riflessione, un buon numero di essi si è rivelato autoinflitto. Lo scrittore crede fermamente che le nostre lacrime diventino sacre sotto forma di inchiostro su una pagina. Una volta che abbiamo raccontato la nostra storia più triste, possiamo lasciarla andare”. Taylor Swift è ormai davvero pronta per il nuovo capitolo, o meglio per la sua nuova era.

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