BLACK TUSK – La via da seguire – .

BLACK TUSK – La via da seguire – .
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votazione
7.5

  • Bande:
    ZRANNA NERA
  • Durata: 00:35:49
  • Disponibile dal: 26/04/2024
  • Etichetta:
  • Stagione della nebbia

In questa stagione di abbondanti ritorni da parte delle band più marce e furiose dell’ampio spettro stoner/doom, è bello ritrovare la band dei Savannah, che ripropone il loro assalto, grasso ma godibile come una frittura di street food.
Come potete immaginare dalla premessa, il titolo “The Way Forward” sarebbe forse pretenzioso se riferito alla direzione musicale dei Black Tusk, ma allo stesso tempo ci sono non poche novità.
La sola copertina può suggerire un atteggiamento diverso dopo l’inevitabile periodo buio vissuto dalla band in seguito alla morte dell’ex bassista; dopo la parentesi dell’ex Kylesa Corey Barhorst, qui troviamo lo sconosciuto (almeno per noi) Derek Lynch, che contribuisce egregiamente alla potenza di fuoco, aggiungendo anche gustosi synth (ottimo l’innesto sull’inizio quasi folk della title track), e contribuendo in maniera eccellente alle parti vocali (“Brushfire”).
Poi, per la prima volta nella storia del combo georgiano, ecco la seconda chitarra: e si sente, infatti. Sulla consueta, adrenalinica formula stoner virata all’hardcore (“Lift Yourself”), riff, dinamica e melodia trovano sempre più spazio, con una grande varietà tra i brani.
Ci sono momenti più euforici (“Harness (The Alchemist)”) e momenti più cupi: un esempio di questo è il riff di “Lessons Through Deception” con molti riferimenti ai “vicini” Mastodon, ma anche la curiosa strumentale di “ Ocean Of Ossidiana”. Abbiamo il muro sonoro di “Breath Of Life”, e poi le solite canzoni offensive frontali a base di ignoranza, birre rovesciate e cappelli da camionista lanciati in aria prima di un combattimento: ma è forse un problema godersi tre minuti o poco più di adrenalina pura, come in “Out Of The Grasp”, “Dance On Your Grave”? Merita una costante menzione d’onore anche il lavoro dietro le pelli di James May, martellante senza sosta, ma ricercato quando serve, con i suoi ottimi riempimenti.
Insomma, se dopo quattro decenni di attività è difficile pensare che i Black Tusk possano mai guadagnarsi le copertine dei Rolling Stones, non possiamo che esserne contenti: meglio godersi il loro costante, eccellente lavoro di abili falegnami della nostra punto di vista del mondo dei redneck falliti.

 
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