Recensione di Cutterred Flesh Love al primo morso – .

Recensione di Cutterred Flesh Love al primo morso – .
Recensione di Cutterred Flesh Love al primo morso – .

Ed è giunto il momento del sesto full-length, per i Carne Tagliata. “Amore al primo morso”, che segue “Sharing Is Caring” tre anni dopo. La conferma, se mai ce ne fosse bisogno, di una formazione con un approccio assolutamente professionale al tema, consapevole dei propri mezzi, che ha ormai sviluppato una voce tutta sua.

Un suono che appare in continua evoluzione, nel suo distacco dai dettami più ortodossi del death metal, con l’obiettivo di esplorare nuove frontiere del metal of death stesso. Perché, anche se bucato da iniezioni di deathcore (anche), alla fine c’è sempre una fortissima corrispondenza con filosofia della morte.

Anche il contenuto dei testi, apparentemente volti al consueto cruento e massacro, sembra aver avuto uno specchio di originalità coinvolgendo, insieme alle frasi trite e trite e putrescenti, elementi di derivazione cosmica che ben si adattano alle note tematiche narranti annientamenti e malattie.

L’attacco musicale è ai massimi livelli, come dimostra il ritmo spaccaossa dell’opener ‘Annientamento xenomorfico: la Terra devastato’ (nomen presagio…), ravvivati ​​da mostruosi blast-beat per un ritmo assolutamente devastante. Ma è proprio in questo brano che, accanto alla furia demolitrice, insieme a cospicui inserimenti ambientali durante il ritornello, convivono segmenti melodici in cui la tensione cala completamente per consentire l’assimilazione di momenti acusticamente morbidi e delicati.

La tendenza all’aggressione musicale bestiale è in ogni caso ribadita anche da quanto segue “Codice di Zuurith”perfetta occasione di uso e consumo Jiri Krs mostrare la sua impeccabile interpretazione delle linee vocali affrontate entrambe con un ringhio bestiale e profondo; entrambi con voci aspre dall’ugola ruvida e insanguinata.

A questo punto appare chiaro che la nostra band ama coniugare la rarefazione di situazioni prettamente atmosferiche con la compressione di musiche molto potenti ma anche molto visionarie. Come se l’energia scaturita dall’enorme spinta della sezione ritmica fosse la soluzione per raggiungere ambienti alieni, disabitati, situati su ipotetici pianeti senza vita, polverosi o ricoperti di ghiaccio. Dove esiste la non vita.

Non manca nemmeno la melodia (“Ripetuti malintesi intersessuali”), rendendo complicato decifrare l’atmosfera del disco. La non linearità del ritmo potente della musica fa sì che siano necessari molti passaggi, sotto la testa/laser, per comprendere, almeno in parte, il messaggio lanciato dal combo ceco. Un messaggio ricco di frasi per descrivere un progetto votato all’imprevedibilità, anche se legato al death metal. Death metal che a questo punto possiamo osare definire progressivodata la sua tendenza a deviare continuamente dai sentieri battuti di migliaia di altri praticanti la morte e basta.

Nasce così la voglia di uscire, di evadere dal solito cliché porta il LP ad essere un contenitore di oggetti difficili da interpretare, discernere, comprendere appieno. Una circostanza piuttosto rara in circolazione, poiché aumenta la longevità dell’LP stesso. La quale, una volta esplorata nelle sue diverse componenti, assume quasi il carattere di un vortice attrattivo verso il cuore dell’opera nel suo insieme, davvero variegata come un caleidoscopio colorato e in continua trasformazione.

L’insieme dei brani non presenta cali di tensione né riempitivi riempitivi: tutto è pensato per stipare quante più note possibili nei quasi quaranta minuti di durata del piatto. Il che, come detto, non provoca la noia nel modo più assoluto ma, al contrario, la curiosità – almeno la prima volta – di non essere consapevoli di cosa accadrà girando l’angolo. Il songwriting è quadrato, preciso, compatto, frutto di un team che sa il fatto suo, molto ben preparato sia nell’esecuzione dei brani che nell’espressione di divagazioni musicali di alto livello qualitativo (“L’ira di Sarkam scatenata”).

Accelerazioni furiose (“Amanda”), rallentamenti soffocanti, divagazioni inaspettate supportate dall’elettronica, tratti dark ambient, attacchi feroci alla giugulare, delicate carezze melodiche. Insomma, c’è un po’ di tutto – ovviamente sempre in chiave death – dentro “La condivisione è la cura”. Tagliare la carne. Il nome non deve trarre in inganno. Questo non è normale bbrutale death metal ma raffinato Death metal progressivo. E questo dice tutto.

Daniele “dani66” D’Adamo

 
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