Nelle Camere del Disgusto Sonico – .

Nelle Camere del Disgusto Sonico – .
Nelle Camere del Disgusto Sonico – .

votazione
6.0

  • Gruppo musicale:
    MALDISPOSTO
  • Durata: 00:44:25
  • Disponibile dal: 28/06/2024
  • Etichetta:
  • Documenti del massacro

Gli Illdisposed sono in giro a macinare death metal ormai da qualche anno, visto che il loro primo demo risale al 1992, seguito un anno dopo dal loro full-lenght di debutto, “Four Depressive Seasons”, ed eccoli di nuovo, unghie e maglietta. , per presentarci il loro quindicesimo album.
Questo nuovo lavoro, “In Chambers Of Sonic Disgust”, segna per la prima volta un distacco di cinque anni dall’ultimo (la media è sempre stata un album ogni due/tre), ma a quanto pare i motivi sono più che una serie, ovvero, subito dopo il Covid-19, un tumore al cervello che ha colpito il chitarrista Rasmus Henriksen, e che ha portato a un comprensibile rimpasto della formazione, con il ritorno alle sei corde di Ken Holst, uscito nel 2019 dopo otto anni di militanza . Una stasi che forse non ha cambiato chissà quali coordinate del gruppo, che soprattutto nelle ultime, poco brillanti prove, aveva mostrato una certa stanchezza e idee un po’ annacquate.
La morte melodica dei danesi è la stessa anche in questa nuova prova, mutuata da nomi come Kataklysm o Hypocrisy (ma senza quel tocco di classe di questi ultimi che ha permesso il successo di vere e proprie hit), e anche questa. Arrivare alla fine dell’album non è la cosa più facile del mondo, ma sicuramente il lavoro più a fuoco almeno di “Reveal Your Soul For The Dead”.
Le parti melodiche sembrano abbastanza appropriate (anche se a volte fin troppo lusinghiere, come nella discutibile “Lay Low”, con Sandie The Lilith dei Defacing God, presente anche in “I Suffer”), così come alcuni inizi piuttosto graffianti. C’è un leggero miglioramento, che porta alcuni brani a essere piacevoli compagni di un ascolto superficiale, magari in palestra, ma che purtroppo non va oltre quel genere di godimento un po’ come la musica di sottofondo al pub.
Ascoltare attentamente tutto questo lavoro è abbastanza difficile, poiché le parti migliori (ad esempio “Flying Free”) sono piuttosto standardizzate e potrebbero sorprendere solo alcuni ascoltatori meno esperti: in media il livello è quello di qualsiasi album decente dello stesso genere nato negli ultimi trent’anni o più. Purtroppo mancano le scintille e quel talento che c’è o non c’è, e a ben guardare è già qualcosa vedere Illdisposed ancora qui.
Insomma, un po’ meglio rispetto al recente passato e massima simpatia, ma siamo ancora lì.

Italiano:

 
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