Infiltrazioni della ‘Ndrangheta al Nord, arresti e sequestro di quattro locali nella zona della movida milanese – .

Infiltrazioni della ‘Ndrangheta al Nord, arresti e sequestro di quattro locali nella zona della movida milanese – .
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Associazione mafiosa, estorsione, rapina, trasferimento fraudolento dei valori, truffe alle agenzie di lavoro interinale e traffico illecito di rifiuti. È una ‘Ndrangheta che ‘si muove’ per settori di competenza quella ricostruita dal giudice per le indagini preliminari di Milano, Sonia Mancini, nell’inchiesta che ha portato a 14 arresti, tra cui quello di Salvatore Giacobbe considerato, “senza tema di smentita, indiscusso leader e promotore” dell’organizzazione smantellata dalla Guardia di Finanza. Ogni attività, si legge nell’ordinanza di oltre 600 pagine, “è supervisionato“da lui – le indagini hanno confermato lo stretto legame con la cosca Piromalli, nella persona di Girolamo, detto Momo – poi, a seconda delle specifiche “capacità” dei suoi figli e dei suoi più stretti collaboratori, “ha suddiviso i loro rapporti diretti e immediati gestione”. La DDA ha inoltre disposto il sequestro d’urgenza nei confronti di quattro società titolari di locali all’interno del “Mercato Comunale dell’Isola”, nella zona della movida. Per l’esecuzione del provvedimento sequestrano il Gico del Nucleo di polizia economica e finanziaria della Guardia di finanza di Milano, con la polizia locale – L’indagine è stata coordinata dalla Procura Silvia Bonardi.

La banda che si reinventa – Il quadro che emerge, secondo gli inquirenti, è quello di un uomo che “all’indomani della sua scarcerazione nell’ottobre 2019” amplia la sua attività “criminale”, fa un “salto di qualità” rispetto ai precedenti traffici illeciti e che, contando sul suo “già acquisito fama criminalesulla disponibilità di uomini ancora molto fedeli, sull’evidente disponibilità ad investire capitali”, entra in settori più redditizi come quello traffico di rifiuti e interposizione fittizia nelle attività commerciali, che gli consentono “di muoversi su un territorio meno limitato e ristretto rispetto a quello in cui era precedentemente ristretto in base al regime di divisione del territorio tra padroni che era alla base del sistema locale”. La ‘Ndrangheta quindi si ‘reinventa’ e non è più legata ai cosiddetti locali”,alla ristrettissima distribuzione territoriale dei traffici illeciti” ma piuttosto ad atti “basati su competenze funzionali“.

La conversazione con Casalesi e Piromalli – L’indagine fotografa i Giacobbe – Salvatore e i figli Vincenzo e Angelino –”comunicare con i Casalesi quando si opera nel settore dei rifiuti, con i Piromalli quando si occupa di acquisizioni di aziende commerciali, con i Mancuso quando deve risolvere questioni legate a mere estorsioni”. Se la struttura della ‘ndrangheta ha radici storiche lontane, questa indagine “ha messo in luce la sua attuale, costante e soffocante presenza in diversi settori economici, che il gruppo Giacobbe ha permeato avvalendosi di aziende a ciò strumentali, attuando, inoltre, un’operazione piano chiaramente espansionistico perché volto a prendere il controllo di una serie di attività economiche particolarmente redditizie operanti nel tessuto della ristorazione milanese e del traffico illecito di rifiuti”. Riguardo a questo in particolare, appare emblematica la frase che uno degli arrestati rivolge alla compagna di Salvatore Giacobbe: “Non preoccuparti, quando verremo qui, faremo di questo posto una terra di fuochi”.

Anche le truffe – Secondo gli inquirenti gli indagati erano “capaci di promuovere, progettare e organizzare diverse azioni criminali nel capoluogo lombardo” stipulando contratti di somministrazione fittizio in assenza di effettive necessità di impiego di forza lavoro per imbroglione numerose agenzie di lavoro interinale con la complicità dei lavoratori che concedevano stipendi a uomini della criminalità organizzata. Come in ogni indagine sulla criminalità organizzata, la cosca poteva contare sulla collaborazione di polena eludere la normativa in materia di misure di prevenzione patrimoniale. Ai manubri è stata quindi assegnata la proprietà di vari esercizi di ristorazione situati in Lombardia e Piemonte.

Secondo gli inquirenti Giacobbe era dotato della dotendranghetista sostenitore del “Vangelo ” ed in grado di risolvere eventuali controversie che “hanno promosso, pianificato ed organizzato gli associati nelle diverse azioni criminali avvenute nel territorio milanese nel settore dello smaltimento dei rifiuti, utilizzando quali discariche, aree protette e capannoni industriali dismessi“.

 
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