Patto di stabilità, approvato dal Parlamento europeo. Il centrodestra si è astenuto. Cos’è e cosa cambia adesso per l’Italia – .

Bruxelles, 23 aprile 2024 – Il Parlamento Europeo ha dato il via libera a nuovo Patto di stabilità e crescita, che sostituisce quello che era in vigore fino alla sua temporanea sospensione a seguito dell’emergenza Covid. I partiti italiani di centrodestra si sono astenuti sul testo, frutto dei negoziati conclusi a febbraio tra il Parlamento europeo e i negoziatori nazionali. Anche il Pd si è astenuto, “per non approvare a Patto negoziato dal governo Meloni”. Anche se lo ha proposto il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. La spiegazione – fornita nelle scorse settimane dalla segretaria nazionale Elly Schlein – è che questo non è il Patto presentato dalla Commissione, è stato pesantemente modificato dagli Stati sul tavolo del Consiglio.

Tuttavia, con i voti favorevoli di oggi (367 sì, 161 contrari e 69 astenuti per il nuovo braccio preventivo, 368 voti favorevoli, 166 voti contrari, 64 astenuti e per la nuova parte correttiva del PSC: 368 voti favorevoli, 166 voti contrari, 64 astensioni e 359 voti favorevoli, 166 voti contrari, 61 astensioni per la direttiva che modifica i requisiti dei quadri di bilancio degli Stati membri), l’Europa ha compiuto l’impresa penultimo passo verso l’approvazione definitivain attesa dell’approvazione definitiva del Consiglio.

Il Parlamento europeo ha dato il via libera al Patto di stabilità. A destra Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia

Cosa cambia con il nuovo Patto

Con il nuovo Patto sarà più difficile per la Commissione assoggettarvi uno Stato membro procedura per disavanzi eccessivi se sono in corso investimenti essenziali e tutto il resto spesa nazionale per il cofinanziamento dei programmi finanziati dall’UE saranno esclusi dal calcolo della spesa pubblica, creando maggiori incentivi agli investimenti. Tuttavia, gli dei sono stabiliti meccanismi molto precisi per la riduzione del deficit e del debito: i paesi con debito eccessivo saranno tenuti a ridurlo in media dell’1% all’anno se il loro debito è superiore al 90% del Pil, e dello 0,5% in media all’anno se è compreso tra il 60% e il 90%. Se il deficit di un paese è superiore al 3% del PIL, dovrebbe essere ridotto durante i periodi di crescita per raggiungere l’1,5% e creare un buffer di spesa per le difficili condizioni economiche.

Le nuove norme contengono diverse disposizioni per concedere più respiro: in particolare concedono tre anni in più rispetto ai quattro standard per raggiungere gli obiettivi del piano nazionale, che potrà essere concesso per qualsiasi ragione il Consiglio ritenga opportuno, e non solo se saranno soddisfatti criteri specifici, come inizialmente proposto. I paesi con un deficit o debito eccessivo possono richiedere a processo di discussione con la Commissione prima di fornire indicazioni sul percorso di spesa, e uno Stato membro può chiedere di presentare un piano nazionale rivisto se esistono circostanze oggettive che ne impediscono l’attuazione, ad esempio un cambio di governo. Tutti i paesi forniranno piani a medio termine che delineeranno i loro obiettivi di spesa e le modalità con cui verranno intrapresi gli investimenti e le riforme.

Riceveranno fondi gli Stati membri con elevati livelli di deficit o debito indicazioni pre-pianificative sugli obiettivi di spesa. Per garantire una spesa sostenibile, sono state introdotte garanzie di riferimento numerico per i paesi con debito o deficit eccessivi. Le norme aggiungeranno anche un nuovo obiettivo, ovvero la promozione degli investimenti pubblici nei settori prioritari. In definitiva, il sistema sarà più adattato a ciascun paese caso per caso piuttosto che applicare un approccio unico per tutti e terrà maggiormente conto delle preoccupazioni sociali.

La polemica politica

Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiluomini lo ammette con il nuovo

Patto “certamente quelli con il deficit più elevato hanno una sfida più complicata. Ma detto questo, con le regole esistenti la sfida forse sarebbe molto, molto difficile da attuare, con le nuove regole sarà più compatibile”. E da allora L’Italia è proprio tra questi paesi, Gentiloni scherza commentando i voti sfavorevoli di tutti i partiti italiani: “Abbiamo messo d’accordo la politica italiana…”. In realtà, però, il controversia politica non manca. “La delegazione di Fratelli d’Italia si è astenuta perché riteniamo che, nonostante il testo sia stato migliorato rispetto alla proposta iniziale grazie al lavoro del Governo italiano, presenti ancora alcuni punti critici fortemente voluti dai paesi cosiddetti frugali, come la salvaguardia la sostenibilità del debito che comporterà nei prossimi anni meno flessibilità del previsto”, spiegano il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo Nicola Procaccini e il capodelegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles Carlo Fidanza. Ma da Roma il Pd, attraverso il suo responsabile economico Antonio Misiani, risponde: “Il nuovo Patto di stabilità e crescita delinea un percorso a ostacoli per l’Italia. Vedo che la destra si astiene su un accordo fatto dal suo governo e che la Meloni qualche settimana fa ha definito il miglior accordo possibile a quelle condizioni. Stanno negando quello che ha detto il loro primo ministro, evidentemente non era l’accordo migliore”.

“Alla fine la riforma del ‘pacchetto’ stabilità europeo che ripristina il vecchio regime finanziario rigorista che imporrà al nostro Paese tagli e manovre e lacrime e sangue, imposto dai preti nordeuropei dell’austerità e accettato passivamente dal governo Meloni e dal suo ministro dell’Economia, è stato approvato dal Parlamento europeo con l’ipocrita astensione degli eurodeputati di tutta la maggioranza di destra nel doloroso e disperato tentativo di non aderire l’innegabile paternità di questa storica fregatura. L’unico voto costantemente contrario a questo capolavoro, anche tra le forze di opposizione italiane in Europa, è stato quello degli eurodeputati del Movimento 5 Stelle. Gli italiani li ricorderanno e li ringrazieranno quando, grazie al passività di Meloni, Giorgetti e Tajani, i tagli a pensioni, sanità e istruzione saranno imposti per rispettare gli assurdi vincoli di bilancio reintrodotti con questa riforma”, è il duro attacco del Movimento 5 Stelle.

Sul patto di stabilità “il Il premio facce di bronzo va a Meloni e soci. In campagna elettorale erano loro i ‘patrioti’ e la Meloni gridava che per l’Europa il divertimento era finito. Poi sono andati al Governo e nei mesi scorsi hanno dato l’ok, senza muovere un dito, a questo accordo europeo che danneggia l’Italia. Il ministro Giorgetti ha parlato di ‘accordo sostenibile’, la Meloni si è detta pubblicamente ‘soddisfatta’ di questo bel pacchetto di tagli, definendolo un ‘compromesso basato sul buon senso’. Ma oggi c’è stata una svolta. Siamo alle porte della campagna elettorale europea e basta stesso pacchetto di tagli e austeritàa suo tempo sostenuto da Meloni e Giorgetti, al Parlamento europeo FdI e Lega si sono astenuti”, aggiunge Giuseppe Conte.

«La Meloni negozia le nuove regole del Patto di stabilità in Europa e poi, al momento del voto al Parlamento Ue, il suo partito e tutta la maggioranza di governo si astengono. È chiaro che si tratta di una smentita e a clamoroso fallimento per il premier e ministro Giorgetti! C’è in atto un tentativo maldestro e disperato di prendere le distanze da se stessi perché sanno che l’accordo firmato è penalizzante per l’Italia a causa della loro incapacità negoziale e della loro scarsa credibilità”, dichiara Piero De Luca, capogruppo Pd alla Camera. Commissione Politiche Europee della Camera.

Tags: Patto di Stabilità approvato Parlamento Europeo Centrodestra astenuto Italia

 
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