Medicina senza numero chiuso, testo base approvato al Senato. Cosa succede adesso, quali sono le nuove regole e quando entreranno in vigore – .

Roma, 24 aprile 2024 – L’addio al numero chiuso per accedere alla facoltà di Medicina. Un primo passo formale è stato compiuto oggi alle Senato dove la Giunta ristretta della Commissione Istruzione ha adottato praticamente all’unanimità il testo base “per dire no al numero chiuso in Medicina”. La notizia è confermata dal presidente della Commissione, Roberto Marti (Lega), che esprime “molta soddisfazione per l’adozione del testo” con il “massima convergenza di tutte le forze politiche”.

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Medicina, il Senato adotta il testo base per fermare il numero limitato (Ansa)

Il processo ora prevede che eventuali modifiche (emendamenti) siano discusse già in Commissione, prima che il relatore presenti il ​​testo alla Camera. I tempi sono incerti, ma non certo brevi: le nuove norme dovrebbero entrare in vigore nel 2025. Per il 2024 il al tuo posto del 28 maggio e 30 luglio per la prova di Medicina. Potrebbe essere l’ultima volta, ma non è detto, che si svolgerà la prova di ammissione alla facoltà. Lo sbarramento arriverà in una seconda fase: il senatore Ella Bucaloprimo firmatario del decreto legislativo 915 della FdI, spiega che “il sistema introdotto prevede la possibilità per i nostri studenti di immatricolarsi liberamente per un primo semestre dei corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria”. Si tratta di “un semestre cruciale finalizzato a valutare gli studenti sulla base del profitto ottenuto durante i primi esami in programma”. Sarà quindi necessario individuare quali discipline nelle aree biomedica, sanitaria e farmaceutica devono poi essere superati per l’ammissione al secondo semestre. Al momento non è chiaro se ci sarà un test o un quiz come barriera, o semplicemente come un numero di crediti formativi da conseguire. In caso di non ammissione verranno riconosciuti i crediti formativi utili per il cambio di facoltà.

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Riepilogo

“Sappiamo che nei prossimi anni potremo formare almeno 30mila nuovi futuri medici, ai quali dovremo garantire una preparazione di qualità, prestando particolare attenzione alle opportunità che le nuove tecnologie offrono in campo medico”, dichiara il Ministro delle Politiche Sociali. Università e Ricerca Anna Maria Bernini. “Stiamo lavorando a una riforma strutturata che vada oltre il numero chiuso e punti all’eccellenza formativa e alla valorizzazione delle competenze – aggiunge –. Siamo sulla strada giusta. Sono davvero orgoglioso del percorso che anche il Parlamento ha avviato, all’insegna dell’ascolto, della massima collaborazione e dell’unità di intenti”.

“Offriremo ai nostri giovani la possibilità di iscriversi liberamente alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Medicina Veterinaria, e di iniziare un percorso che permetterà loro di avere tempo e modo per orientarsi nel mondo universitario, che è una grande opportunità novità per tutti”, commenta in una Nota Roberto Marti.

“Gli studenti avranno inoltre l’opportunità di verificare la propria vocazione e dimostrare le competenze acquisite studiando le discipline di base di questi corsi di laurea. Finalmente non più roulette russa: affidiamo al Governo tutta la delega per ripristinare un sistema di buon senso nel Paese”.

Il governatore del Veneto si unisce al coro della Lega, Luca Zaia. «Era ora: i grandi chirurghi e medici vengono selezionati durante gli studi e poi si confrontano in sala operatoria e in reparto. Non certo con un’assurda raffica iniziale di prove incrociate”, commenta. “Quanti operatori sanitari validi avremmo potuto avere nei nostri ospedali – prosegue – senza il test di ammissione a medicina? Ci ritroviamo invece con una carenza di 50mila medici in Italia e di 3.500 in Veneto, a causa di scelte sbagliate fatte dall’alto a livello nazionale in passato”.

Chiusa la questione del testo base, con il via libera alla “massima convergenza”, si apre ora la questione degli emendamenti. “IL Partito Democratico nella settima commissione ha condiviso la necessità di superare le modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, e in generale di superare le attuali prove per l’accesso a tali corsi di studio, contribuendo anche alla discussione con un proprio disegno di legge”, dice il senatore Cecilia D’EliaCapogruppo nella Commissione Scuola, Università e Ricerca.

“Abbiamo lavorato seriamente in commissione ristretta, e oggi la settima commissione ha adottato il testo base scaturito da questo lavoro, ma per noi restano numerose criticità”. D’Elia in particolare ha espresso perplessità “sulla delega, troppo ampia e vaga sugli aspetti che riguardano proprio le nuove modalità di accesso, la definizione di una graduatoria nazionale dopo aver frequentato un solo semestre, e l’aver acquisito CFU senza che fosse definita come e con quali criteri viene composta la graduatoria”.

Il senatore aggiunge: “Abbiamo più volte sottolineato la necessità di un’offerta di qualità e di liberare bambini e famiglie dall’enorme spesa che comportano oggi i corsi di preparazione agli esami. Ma vaga e confusa è anche la delega sull’orientamento nelle scuole superiori e sui percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento”. Proprio per questo D’Elia annuncia emendamenti per risolvere “questioni di primaria importanza”.

Presa di posizione dura da parte di«Ordine dei medici che si dicono “fortemente contrari” al provvedimento. «Questa non è assolutamente una regola di buon senso: eliminare il numero chiuso in Medicina significa che tra 10 anni, il tempo necessario per formare un medico, avremo una pletora di laureati che non avranno alcuna possibilità di trovare lavoro come medici», Afferma il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli. Quale frase: “Produrremo solo disoccupati”.

Parla di “colpo di grazia alla formazione medica” Pierino De Silveriosegretario nazionale del più grande sindacato dei medici ospedalieri, Anaao Assomed. “Lo stop al numero previsto a Medicina dimostra ancora una volta che la cecità politica sta ormai diventando cronica”, dice. “Abolire il numero previsto – continua Di Silverio – è una soluzione miope e sintomo di un’assoluta mancanza di visione futura o peggio di una visione futura che porterà a una nuova pletora medica che favorirà la manodopera privata a basso costo. Tutto ciò in netto contrasto con le dichiarazioni del presidente del Consiglio e del ministro della Salute sulla difesa del Servizio sanitario nazionale”. silenzio. Raduneremo tutti gli studenti e i laureati, l’intera categoria, promuovendo raccolte firme e manifestazioni in tutta Italia”.

 
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