Nessuno ha ancora vinto. Il doppio round francese spiegato da Pasquino – .

Nessuno ha ancora vinto. Il doppio round francese spiegato da Pasquino – .
Nessuno ha ancora vinto. Il doppio round francese spiegato da Pasquino – .

Dai seggi francesi non arriva ancora alcuna indicazione su chi abbia vinto o chi abbia perso, che è il bello del doppio turno. Sarà il ballottaggio a stabilire il colore della nuova maggioranza parlamentare, e molto dipenderà da come si muoveranno le forze politiche. Il commento di Gianfranco Pasquino, accademico linceo e professore emerito di Scienza Politica

01/07/2024

Nelle elezioni, come quelle legislative francesi, in cui si vota con un sistema a doppio turno in circoscrizioni uninominali, nessun partito “vince” al primo turno. Più correttamente, è in testa se ha più voti degli altri. I candidati che ottengono il 50 percento più uno dei voti espressi (almeno il 25 percento degli aventi diritto al voto) vincono il seggio. Fonte Il mondo Ore 10.30, 76 eletti al primo turno, leggera prevalenza, forse 40, Marine compreso, del Rassemblement. Dunque, Le Pen non ha vinto, ma il suo Rassemblement National ha ottenuto più voti dei suoi concorrenti, seppure con una percentuale leggermente inferiore a quella che i sondaggi le attribuivano.

Ora inizia quella che non è un’operazione riprovevole, non è affatto un mercato di bestiame, ma un confronto/scontro aperto e trasparente. I candidati RN rimarranno tutti in corsa. L’onere di decidere cosa fare al secondo turno è tutto sulle spalle e, si spera, anche nella mente dei leader nazionali e locali del Nouveau Front Populaire e dell’Ensemble pour la République. Per loro il problema da risolvere è quello desistenza quale candidato perché se entrambi “corrono” le possibilità di sconfitta sono molto alte. Contano i voti al primo turno, chi sarà in testa tra i due, magari con un buon vantaggio, dovrà diventare l’unico candidato al secondo turno. Tuttavia, ci sono certamente situazioni locali in cui i leader sanno che il trasferimento dei voti è più sicuro se un candidato specifico rimane nel campo (ampio). Decenni di storia elettorale hanno dimostrato che al secondo turno i candidati dei partiti estremi hanno maggiori difficoltà a ottenere il pieno numero di voti nella loro zona. Al contrario, il candidato della sinistra moderata sa di poter attirare tutti o quasi i voti degli elettori “estremi”, che non hanno altra scelta, e di non perdere voti verso il centro.

Un numero tutt’altro che trascurabile di elettori pensa esattamente nei termini definiti dagli americani eleggibilitàprobabilità/capacità dei candidati di riuscire ad essere eletti. Personalità, radici, esperienza, credibilità, capacità di rappresentare al meglio la coalizione che si è formata per far convergere i voti su di lui/lei per eleggerlo/la sono i fattori cruciali. Talvolta può essere decisiva la propensione degli elettori a raccogliere e tradurre in voto l’invito dei leader, a loro volta quanto credibili?, dei loro partiti.

Quello che sappiamo, infine, è che è sempre stato molto difficile per Le Pen, Jean-Marie e Marine uscire dal loro perimetro iniziale e trovare voti aggiuntivi al secondo turno. Ci sono resti della destra disponibile, forse anche alcuni gollisti che il generale de Gaulle disapproverebbe aspramente. Conta il loro piazzamento nei college dove potrebbero risultare decisivi. Alla fine, una lezione è chiara e significativa: il doppio turno offre grandi opportunità ai candidati, ai leader, ai mass media e ai commentatori (sic!), ma soprattutto agli elettori. Quindi, scrivono il risultato.

 
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