«I genitori e il fratello di Filippo Turetta saranno sempre parenti di un assassino» – .

«I genitori e il fratello di Filippo Turetta saranno sempre parenti di un assassino» – .
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Giulia non è stata dimenticata. A poco più di 5 mesi da quell’11 novembre, giorno della scomparsa della giovane universitaria (assassinata quella sera, sarà certo qualche giorno dopo, per mano dell’ex compagno), la tragica vicenda non è stata sepolta. nella memoria come uno dei troppi terribili casi di femminicidio che la cronaca tante volte ci costringe ad affrontare. Il sorriso di Giulia è sempre lì a ricordarci che la violenza cieca e incomprensibile è più vicina a noi di quanto pensiamo. Il suo martirio ha scosso animi e coscienze: ulteriore prova di ciò è la sua partecipazione – in termini numerici ma anche emotivi – agli incontri in cui Gino Cecchettin ha presentato il libro “Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia”, realizzato insieme a Marco Franzoso, uno scrittore che con rara sensibilità ha saputo dipanare la matassa di scoraggiamento, dolore e disperazione di un padre. Incanalando la rabbia in una lettera-racconto che sta scuotendo tante persone che da Padova a Milano, da San Donà a Saonara affollano i teatri per ascoltare le riflessioni affettuose e allo stesso tempo lucidissime del padre di Giulia. Così è stato anche a Mirano, nell’incontro organizzato dall’amministrazione comunale e in particolare da Stefano Tigani, consigliere delegato alle vittime di reati.

«Tanta gente sì – esordisce Gino Cecchettin – anche se mi è dispiaciuto vedere pochi ragazzi, pochi maschi intendo, tra il pubblico. È soprattutto con loro che dobbiamo dialogare per provare a cambiare qualcosa”.

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Una femminista storica come Lea Melandri diceva che nel caso di Giulia c’era un “prima e un dopo”, in conseguenza delle posizioni sue e di Elena.
«Credo che un piccolo passo avanti sia stato fatto. Ad esempio, un dato mi ha colpito: da novembre in poi le denunce da parte delle donne sono aumentate di un terzo. La polizia stessa sembra più reattiva. La solidarietà per quanto accaduto alla mia famiglia mi aiuta, ma ancor di più percepire una consapevolezza diversa”.

Negli ultimi mesi sei stato in un tritacarne mediatico. Come hai vissuto questa super esposizione?
«Ho scritto questo libro perché lo dovevo a Giulia, se sono qui è proprio perché sento di dover contribuire a un cambiamento. Ho avuto molta solidarietà, il gesto di alcune persone mi ha commosso. Poi ovviamente c’è stata anche cattiveria, inspiegabile”.

È stata data una spiegazione?
«Forse chi critica si aspettava che restassi a casa a piangere, che piangessi con i miei figli tra quattro mura. Ma per Giulia, per quello che le è successo, non potevo farlo”.

Nel libro scrive a un certo punto che a causa di post scritti diversi anni fa “l’ondata di odio che si è scaricata su di me mi ha travolto e mi ha tolto il fiato”…
«Del resto mi hanno attaccato anche per situazioni attuali a cui non avevo nemmeno pensato. Vedi la storia della mia possibile candidatura, un pensiero che mi è stato attribuito senza alcun collegamento con la realtà.

Ci sono stati momenti di contatto con i genitori di Filippo Turetta, ex di Giulia, dopo l’omicidio?
«Ci ​​siamo scritti un paio di volte, in fondo non li conoscevo, non li avevo mai incontrati. Ma mi capita di pensare a loro: vivo il mio lutto, ricevo vicinanza, penso che siano molto soli, sono i genitori di un assassino. E penso anche a quello che dovrà passare il fratello del suo ex, che vita avrà quel ragazzo”.

Come sta adesso?
«Tengo duro, ho due ragazzi ai quali devo dedicare tutto il mio sostegno e il mio affetto. Ma temo che il momento più difficile debba ancora arrivare. L’altro giorno ero al telefono, senza nemmeno farci caso mi sono seduta sul letto di Giulia. Quando ho terminato la chiamata ho alzato la testa e ho visto un quaderno, era quello in cui Giulia aveva realizzato alcuni disegni per il corso che aveva iniziato a seguire a Reggio Emilia. L’ultimo era datato 9 novembre, quindi solo pagine bianche. Sono le situazioni che mi riportano indietro, che fanno più male: quelle pagine rimarranno bianche”.

Come procede il progetto della Fondazione per Giulia?
«Lo allestiremo a fine estate, anche con i fondi che stiamo raccogliendo con il libro (un piccolo fenomeno editoriale, ndr). Ma sono contento perché alcune situazioni sono già iniziate. Ad esempio, mi ha colpito molto il fatto che alcune persone si siano fatte avanti per offrire una casa per accogliere le donne da collocare in ambienti protetti. E anche che diversi professionisti si sono messi a disposizione per le squadre di assistenza che vogliamo mettere in campo per dare un aiuto concreto alle donne che si trovano in difficoltà”.

Nel libro dice di voler scrivere “per mettere a tacere la rabbia e dare un senso al dolore”.

«Questa è la volontà, il tentativo. Noi uomini dobbiamo cambiare, questo è il punto. Penso che la chiave del libro risieda in una frase: dobbiamo costruire un’alleanza tra i sessi piuttosto che consolidare l’abuso dell’uno sull’altro”.

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Il Messaggero

 
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