“I favoritismi e le ingiustizie sono inevitabili. Non può essere il giudizio di un professore a segnare la carriera di uno studente” – .

“I favoritismi e le ingiustizie sono inevitabili. Non può essere il giudizio di un professore a segnare la carriera di uno studente” – .
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«Ciò pone il futuro di uno studente nelle mani di un unico professore, con il rischio di ingiustizie e favoritismi. Un esame non può decidere la carriera di una persona”. Pierino Di Silverio, segretario dell’Anaao Assomed, respinge l’eliminazione del test di ingresso a Medicina, prevista dal testo base approvato dalla Commissione Istruzione del Senato: «Anche se il decreto non prevede la fine del numero chiuso, contiene comunque gravi criticità».

Con le nuove regole le iscrizioni a Medicina (ma anche a Odontoiatria e Veterinaria) diventerebbero gratuite. Dopo il primo semestre, i voti dell’esame decideranno se uno studente può continuare.

«Quindi il problema della selezione è rinviato solo di sei mesi. Il testo base non specifica le modalità, ma dice comunque che la valutazione avverrà sulla base degli esami. Il che significa che a decidere sarebbero solo gli insegnanti, con il loro voto”.

Quindi secondo te il rischio favoritismi è dietro l’angolo…

«È inevitabile, succede in tutte le università, sotto gli occhi di tutti. Non è un caso che in passato ci siamo battuti e abbiamo ottenuto che il concorso per l’accesso alle specializzazioni diventasse nazionale. Abbiamo lottato molto per stabilire almeno un po’ di equità e ora vogliamo mettere il futuro di uno studente nelle mani di un unico professore. Magari un outsider, che ha studiato tanto e ha appena cominciato ad ambientarsi. Un metodo di selezione del tutto soggettivo, che temo aumenterà il numero dei ricorsi al Tar».

E questo non è l’unico punto critico.

«Quest’anno hanno partecipato al test d’ingresso oltre 70mila persone. Quindi possiamo ipotizzare che, con le nuove regole, al primo anno si iscriveranno circa 70mila ragazzi. Come potrebbero le nostre aule ospitare fisicamente tutti? È impossibile, a meno che – il che è assurdo – non si preveda la didattica a distanza. La verità è che il diritto all’“iscrizione” viene confuso con il diritto allo studio. Ma è proprio il diritto allo studio ad essere così messo in discussione. Perché se ti faccio iscrivere e ti faccio pagare le quote allora devo assicurarti una formazione di qualità. E come possiamo garantirlo a tutti questi studenti, con le limitate capacità di cui disponiamo?”.

Chi non supera la selezione dopo sei mesi, cosa gli succederà?

«Il numero continua ad essere programmato, quindi dei primi iscritti solo 15 o 18mila passerebbero al secondo anno. Per altri, il testo assicura che gli esami verranno convalidati e quindi varranno anche per l’iscrizione ad altre facoltà. Ma di fatto faremo perdere tempo a decine di migliaia di studenti”.

Quindi sarebbe meglio lasciare invariato il sistema attuale?

«Non discutiamo che il test sia ingiusto e debba essere modificato, ma sarebbe stato molto più utile agire sui contenuti. Dovremmo individuare materie specifiche e libri di testo su cui prepararsi, uguali per tutti. E poi erogare corsi di formazione gratuiti, organizzati dal ministero”.

Un testo da condannare, quindi?

«Parte di questo disegno di legge prevede che ci sia una campagna di preparazione a partire dalle scuole superiori. È un’idea giusta, che condividiamo. Ciò che contestiamo è che un singolo esame decida il destino di uno studente. Tra l’altro si tratta di un modello che, a grandi linee, ricorda quello francese. Un sistema che non funziona e che di fatto in Francia stanno abbandonando”.

 
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