Neonati colonizzati dal batterio | Terapia intensiva neonatale | Aoui | Verona | Brizzi

Neonati colonizzati dal batterio | Terapia intensiva neonatale | Aoui | Verona | Brizzi
Neonati colonizzati dal batterio | Terapia intensiva neonatale | Aoui | Verona | Brizzi

Ridotta l’allerta al reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Borgo Trento. I tre bambini colonizzati da un batterio stanno bene. E non c’era alcuna certezza da parte dell’Ospedale universitario integrato di Verona (Aoui) che fosse lo stesso citrobacter koseri a contagiare diversi neonati tra il 2018 e il 2020, uccidendone 4 e lasciando feriti gravi in ​​altri 9.

Erano attesi oggi, 6 maggio, i risultati degli accertamenti sui tre neonati prematuri trovati colonizzati da un batterio nel pomeriggio di venerdì 3 maggio. E i risultati sono buoni: un neonato è già stato dimesso e si trova a casa in buone condizioni, un secondo è risultato negativo e solo il terzo è ancora positivo ma senza segni di contagio. E quindi sta bene anche lui.

L’allerta è scattata venerdì, quando il sistema di sorveglianza sugli ingressi e sui pazienti del reparto di terapia intensiva neonatale ha segnalato, per la prima volta dopo 4 anni, un risultato anomalo. Sono scattati così i rigidi protocolli di isolamento e protezione del reparto di terapia intensiva neonatale, con controlli straordinari e la convocazione del Gruppo infezioni ospedaliere e della Commissione infezioni ospedaliere. E in via precauzionale sono stati immediatamente sospesi i ricoveri delle donne che avrebbero potuto dare alla luce bambini prematuri bisognosi di cure nel reparto di terapia intensiva neonatale.
È rimasto attivo il pronto soccorso ostetrico-ginecologico per le emergenze e le urgenze di tutte le donne in gravidanza. Inoltre, è stato attivato il servizio di trasporto in ambulanza per le donne pretermine già ricoverate e per le quali i medici ritengono sicuro il trasferimento in altre strutture venete.
In ogni caso il Centro nascita di Borgo Trento non è stato chiuso del tutto, come accaduto nel giugno 2020, perché le disposizioni attive di terapia intensiva neonatale non incidono sulle nascite a termine.

Aoui non ha dati certi su che tipo di batteri abbia colonizzato i tre neonati. «Non è al momento possibile stabilire se il batterio individuato sia lo stesso ceppo di 4 anni fa, in quanto l’indagine genomica effettuata richiede tempi più lunghi – si legge in un comunicato dell’ospedale – Inoltre si sottolinea che l’acqua distribuita in ospedale è sicuro perché è sottoposto a controlli sistematici e tutti i punti acqua a cui sono esposti i pazienti sono dotati di filtri antibatterici”. Un’enfasi, quella dell’acqua, legata al fatto che le infezioni da Citrobacter del 2020 sono avvenute attraverso l’acqua prelevata da un rubinetto.

«Si tratta di un microrganismo ubiquitario, basti pensare che un organismo sano convive con almeno due milioni di batteri senza che questo crei problemi alla salute – ha spiegato (nel video) il dottor Luca Brizzi, direttore dell’unità per le funzioni igienico-sanitarie prevenzione rischi – Ovviamente questo non vale per soggetti come i neonati prematuri che hanno un sistema immunitario fragile. Per questo motivo la gestione del rischio infettivo nella nostra terapia intensiva è quotidianamente molto elevata, come dimostrato dalla tempestiva identificazione del primo caso anomalo. È seguita poi l’immediata attivazione di un protocollo straordinario e, come prassi aziendale, la direzione generale ha prontamente attivato una task force sempre attiva”. Un protocollo che, oltre alla task force, prevedeva anche un’ispezione del reparto di terapia intensiva neonatale, l’attivazione di sanificazioni ambientali oltre a quella quotidiana, la sospensione dei trasferimenti dei pazienti in altri reparti e l’individuazione di équipe mediche e infermieristiche dedicato ai neonati colonizzati dal batterio.

 
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