Sigaretta elettronica, dibattito aperto sui danni alla salute – .

Sigaretta elettronica, dibattito aperto sui danni alla salute – .
Sigaretta elettronica, dibattito aperto sui danni alla salute – .

Le sigarette elettroniche (e-cig) e i prodotti a base di tabacco riscaldato sono un’alternativa al fumo tradizionale e un modo per aiutare le persone a liberarsi dalla dipendenza, oppure sono un’abitudine diversa ma altrettanto pericolosa, che può addirittura portare al consumo di tabacco?

Due posizioni diverse, sostenute da medici e studi scientifici, secondo quanto emerso nei giorni scorsi da esperti della Società Italiana di Medicina Interna (Simi) e dai dati forniti dal Centro di ricerca per la riduzione dei danni da fumo (Cohear, del Espressione inglese) a Catania.

La revisione della letteratura scientifica effettuata da un gruppo di esperti del Simi (Paola Andreozzi, Gualberto Gussoni, Giorgio Sesti, Nicola Montano, Antonello Pietrangelo) ha lanciato l’allarme sulla nocività delle sigarette elettroniche (e-cigs) e dei prodotti a base di tabacco riscaldato. ), soprattutto in relazione ai giovani.

La recensione, pubblicata sulla rivista Medicina interna e d’urgenzariconosce che, di fronte ai danni del fumo e alle difficoltà nello smettere, l’uso delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato può rappresentare uno strumento per favorire la fine della dipendenza.

Gli esperti di Simi avvertono però di due rischi: il primo sono i danni ai polmoni che sembrano colpire ancora i consumatori di sigarette elettroniche e tabacco riscaldato; il secondo è il fatto che, grazie ad astute campagne di marketing, questi prodotti si rivelano un fattore che alimenta il numero dei fumatori, attirando in particolare i giovani.

Al contrario, gli esperti del Cohear sottolineano la validità dell’uso delle sigarette elettroniche per ridurre il tasso di fumo, riportando dati derivanti dall’esperienza delle politiche opposte adottate in Australia e Nuova Zelanda.

Simi riferisce che la BPCO e l’asma sono spesso presenti insieme nei fumatori e in coloro che si sono pentiti del fumo: il fumo, infatti, è un fattore di rischio per la BPCO e un fattore scatenante per l’asma. Fuma circa un italiano su quattro (quasi uno su tre nella fascia 18-34 anni) e il numero stenta a diminuire ulteriormente. Inoltre, il 35-45% dei pazienti affetti da BPCO fuma (solo 1 su 5 non ha mai fumato) e la metà delle persone che soffrono di asma sono fumatori attivi o si sono pentiti di fumare.

Sebbene, come sottolinea la revisione di Simi, vi siano prove dei potenziali benefici del passaggio dal fumo tradizionale alle sigarette elettroniche e ai prodotti a tabacco riscaldato, vi sono anche prove della loro tossicità intrinseca e indicazioni di un loro ruolo nel promuovere l’iniziazione al fumo tra i più giovani.

Nel primo ambito, i medici internisti riferiscono che l’inalazione di aerosol di sigarette elettroniche può scatenare infiammazioni delle vie respiratorie (anche se con meno violenza rispetto al fumo di sigaretta) e che i vapori delle sigarette elettroniche sono tossici per le cellule (soprattutto nei liquidi altamente aromatizzati), influenzano la loro proliferazione e ne alterano la morfologia, in modo simile alla nicotina nelle sigarette. Possono anche stimolare la produzione di radicali liberi dell’ossigeno, che danneggiano il DNA e riducono la vitalità cellulare. Oltre ad aumentare la suscettibilità alle infezioni respiratorie e ad esacerbare i sintomi di asma e BPCO.

Alla luce di questi dati, Simi esprime preoccupazione per il fatto che, grazie al design accattivante e all’utilizzo di aromi apprezzati dai giovani, il marketing riesca a far propendere per le e-cig anche tra le nuove generazioni, favorendo così anche l’avvicinamento al fumo tradizionale.

I dati Istat indicano infatti che l’uso delle e-cig è in lento ma costante aumento: se nel 2014 erano 800mila le persone sopra i 14 anni che le consumavano, nel 2021 erano diventate un milione e mezzo.

Diverso è il bilancio dei dati della ricerca Cohear, presentati nei giorni scorsi in una conferenza stampa promossa da Mariolina Castelleone (vicepresidente del Senato) e offerta ai membri della X Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato e previdenza sociale). Si tratta di un documento di sintesi del No Tobacco Day 2024 firmato da studenti, dottorandi e specialisti che hanno coordinato l’evento annuale della Giornata mondiale contro il fumo tenutosi lo scorso 30 maggio presso l’Università di Catania.

«La nostra ipotesi – ha detto Giovanni Li Volti, direttore di Cohear – è che l’uso di dispositivi elettronici sia associato a un punteggio di News (l’indice per valutare la gravità di una patologia, ndr) inferiore. Valutando i dati sui valori di ricovero, sulla permanenza in pronto soccorso e sugli esiti negativi, si può già osservare, come già avviene nel pronto soccorso del Policlinico di Catania, un importante contributo alle statistiche relative agli accessi ai pronto soccorso, tempi di attesa, numero di ricoveri e diagnosi specifiche del paziente fumatore».

Riccardo Polosa, fondatore di Cohear, ha portato l’esempio di due Paesi con politiche diverse per ridurre l’incidenza del fumo: «Mentre l’Australia, dedita a politiche restrittive sui sistemi a basso rischio, è costretta a fare marcia indietro sulle sue posizioni, la Nuova Zelanda, con la promozione di sistemi senza combustione come strumenti efficaci per combattere il fumo, ha dimezzato il tasso di fumatori, fino a quasi sradicare il problema».

Da un lato, quindi, la Società italiana di medicina interna sottolinea i rischi del “fumo elettronico”: «Smettere di fumare non è un compito facile – ammette il professor Giorgio Sesti, presidente della Simi – ma l’esame di tutta la letteratura scientifica disponibile dimostra che le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato sono tutt’altro che alternative prive di rischi. Il loro utilizzo comporta un rischio aumentato di contrarre asma e/o BPCO e di danneggiare la funzionalità polmonare, rispetto ai non fumatori. Solo nel caso di un forte fumatore di sigarette tradizionali che semplicemente non riesce a smettere di fumare può essere giustificato l’uso di questi prodotti alternativi nel tentativo di mitigare il rischio».

Cohear ne valuta invece i benefici: «Guardiamo agli esempi virtuosi che hanno portato risultati concreti in termini di lotta al fumo e seguiamo i risultati delle evidenze scientifiche anziché delle ideologie» osserva Riccardo Polosa.

«L’applicazione del principio di riduzione del danno come strumento per ridurre il numero dei fumatori in Italia – aggiunge Giovanni Li Volti – può avere un forte impatto sui costi per il sistema sanitario, soprattutto in base alle riforme in atto. Lo studio dell’impatto economico sulla salute pubblica derivante dall’eventuale decisione di alcuni fumatori di passare a prodotti senza combustione rappresenta una dimensione non trascurabile che potrebbe incidere sugli esiti in termini di ospedalizzazioni e costi per il personale sanitario”.

 
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