Nasce il primo pronto soccorso a pagamento. Prendersi cura di sé è un lusso – .

postato su 24/05/2023 20:48

Un pronto soccorso a pagamento? Non ci stiamo America, avremmo potuto rispondere una volta. Ma ora ilapproccio neoliberista trattamento sembra fare (ulteriori) brecce nella nostra salute pubblica, stando alle inquietanti notizie che ci arrivano Brescia. C’è stato un tempo in cui il nostro servizio sanitario nazionale era motivo di vanto, poi, il processo di “corporateizzazione” del delicato settore, già gravato da tagli continua, ne ha compromesso l’efficacia a favore del settore privato. Ora, dal Brescia arriva l’emblematica conferma della deriva intrapresa. In città, dove abbiamo appena votato confermando una giunta di centrosinistraha aperto “BresciaMed”, il primo pronto soccorso a pagamento in Italia. La struttura è specializzata in ecografie, visite urgenti ed esami del sangue urgenti. Il cittadino bresciano può rivolgersi a questo servizio se la sua vita non è in pericolo e non necessita dell’intervento del pronto soccorso “tradizionale”: quindi, se denuncia lesioni come piccoli traumi, ferite o, ancora, in caso di lamentele sintomi che non influenzano le funzioni vitali. Un primo passo verso di esso smantellamento del sistema sanitario nazionale? (Continua a leggere dopo la foto)
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Un progetto pionieristico

Le “risposte rapide” sono garantite, le definisce Notizia Bresciae la struttura sita in via Oberdan rappresenta un progetto “pionieristico” secondo Corriere della Sera. Peccato che ci sia un articolo della Costituzione, ilarticolo 32, in cui si afferma che la Repubblica “garantisce assistenza gratuita agli indigenti”. Sia chiaro: alla persona indigente non è precluso l’accesso alle cure ospedaliere (per ora) ma certamente il nuovo modello di diritto privato non può che segnare un cesura; affinare il spacco tra chi può e chi non può rivolgersi a cure, magari molto più tempestive, ma a pagamento. I diritti dovrebbero essere garantiti per tutti allo stesso modo, non sulla base del portafoglio. Nota Diego Fusaro su Il Giornale d’Italiache “la privatizzazione così intesa implica che i diritti diventano merce”, perché l’assioma è il seguente: “Quanta libertà puoi comprare”. Una meravigliosa sintesi. (Continua a leggere dopo la foto)
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Intanto in Calabria…

Andando più a sud, precisamente a Oppio Mamertino in provincia di Reggio Calabria, veniamo a conoscenza della macabra storia di un uomo di 59 anni, colto da attacco di cuore e in seguito morì durante una folle corsa in ospedale Polistena. Una corsa che però non è stata fatta in ambulanza ma con l’auto del fratello dell’uomo: ambulanze non ce n’erano disponibili nel suo paese. Il 59enne era molto conosciuto in zona, per la sua attività di autista anche per la casa per malati di Aids della frazione Castellace. “Nessuno potrebbe dirci se se ci fosse stato un pronto soccorso il nostro concittadino si sarebbe salvato – scrive il Comitato 19 febbraiocome riporta Calabrianews – ma tutti noi possiamo e dobbiamo dire che se ci fosse stato un pronto soccorso, avrebbe ricevuto un’adeguata assistenza sanitaria, cioè il minimo in una società che si definisce civile!”. E poi: “Non può essere una fatalità che, in caso di emergenza, l’ambulanza di stanza a Oppido non sia quasi mai presente”. Istruire per telefono che i familiari intervengano con il massaggio cardiaco, o meglio quanto accaduto, non è accettabile. (Continua a leggere dopo la foto)
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I medici “importati”.

Due notizie tragicamente legate tra loro, quelle che abbiamo riportato, e in conclusione non possiamo non citare che la stessa zona di Reggio, compreso l’ospedale di Polistena, è quella in cui furono chiamati a prestare servizio cinquecento medici cubani che, oltre a mortificare la professionalità dei professionisti calabresi, costretti a girare il mondo per affermarsi, hanno comportato un notevole esborso in termini di corsi di lingua, formazione, alloggio. Tutte risorse con le quali sarebbe stato possibile acquistare ambulanze o, almeno, creare un pronto soccorso di base nei luoghi più remoti della regione.

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