il socio ADL porta 130 milioni, l’accusa clamorosa di Calzona, Conte e gli avvelenatori e la sentenza su Lindstrom – .

il socio ADL porta 130 milioni, l’accusa clamorosa di Calzona, Conte e gli avvelenatori e la sentenza su Lindstrom – .
il socio ADL porta 130 milioni, l’accusa clamorosa di Calzona, Conte e gli avvelenatori e la sentenza su Lindstrom – .

Il Napoli non vince nemmeno a Udine: Osimhen segna ma la squadra rimonta nei minuti di recupero.

©foto di www.imagephotoagency.it

Zero agli avvelenatori del futuro. A questo deve pensare il Napoli, e lo sta facendo, mantenendo un minimo di credito per il lavoro svolto e uno scudetto sul petto. Sono tornati invece coloro che barattano un po’ di celebrità quando le cose vanno male, avventandosi come avvoltoi sulle prede ferite. Emblematica la questione Conte: snobbato da tanti top club, per tanti pseudo esperti è diventato l’unico allenatore possibile per la prossima stagione. Con una conseguenza inevitabile: tutti gli altri saranno accolti con scetticismo.

Un primo tempo tra i più noiosi dai discorsi di Capodanno del Presidente della Repubblica. Chi fosse riuscito a non addormentarsi avrebbe meritato un premio di fedeltà, una medaglia al valore per l’attaccamento. In 47 minuti di assoluto nulla, l’unico sussulto è arrivato da un palleggio di… Meret.

Due resistenze lanciate da Ostigard nel primo tempo, degna di una di quelle promozioni televisive in cui promettono di rinnovarti il ​​bagno in 48 ore. Quando il difensore centrale norvegese tenta un tiro per Cajuste, sbagliando di una decina di metri la misura del passaggio, l’universo Tiki Taka rischia di sgretolarsi per sempre. Una lacrima versata, però, per i nostalgici del calcio di una volta, per i difensori centrali che al posto dei piedi avevano ferri roventi. Momento cult.

Tre marcatori inaspettati, che non ci credevano nemmeno più. Il Napoli si traveste da Drago Shenron che esaudisce desideri, anche impossibili, come riportare in gol Cerri, Abraham e Succose nel giro di poche settimane. La squadra di quest’anno incarna alla perfezione la dedizione di Erri De Luca all’impossibile: la descrizione di un attimo fino all’istante prima che accada. Venite, signori, venite…

Quattro partite, l’ultima, e tre punti guadagnati. Questo per quanto riguarda la svolta, il rush finale, gli allenamenti finalmente svolti a dovere. Una beffa infinita questa stagione, che dovrebbe farci riflettere sullo spessore umano di chi compone questo spogliatoio. Valutazioni che dovranno essere fatte anche sul mercato: chi non ci crede più è fuori.

Cinque sostituzioni per Calzona, che continua ad avere un rapporto complicato con la lettura della partita. Altri 3 minuti inutili per il povero Simeone, Anguissa uscito a girare per il campo come un turista alla ricerca della pizzeria migliore, Di Lorenzo che deve giocarsele tutte con Mazzocchi ammuffito in panchina. “Ho trovato una situazione disastrosa”, dice l’allenatore, iscrivendosi anche al campionato dell’ovvietà. Fu chiamato per sistemare il problema, ma alla fine anche lui fu un disastro.

Sei punti persi nei minuti di recupero contro Cagliari, Roma e Udinese. Esiste un muscolo, che non può essere misurato dalla forza, che si chiama volontà. Quel muscolo ti permette di resistere, di resistere quel tanto che basta per trasformare l’ordinario in eccezionale. In questo Napoli c’è totale assenza di volontà, è una squadra vuota, incapace di sentire quella vocina nel cervello che sussurra: un ultimo sforzo. Si sono arresi prima del primo sforzo.

Sette come al solito Osimhen, che tocca due palloni e li getta entrambi in fondo al sacco (il secondo annullato per fuorigioco). Victor è in questo momento la pietra filosofale del futuro del Napoli, capace di rimontare le perdite dovute alla fallita Champions League e di finanziare con la sua cessione il nuovo ciclo azzurro. Guai però a pensare che il denaro possa sostituire chiunque: uno come il nigeriano non lo trovi ovunque. Il Napoli non commette il maledetto errore commesso con Kim: per sostituire Osimhen serve qualcuno di altissimo profilo. Victor è il partner più affidabile per ADL con i 130 milioni che porterà nelle casse.

Ottouno minuti in campo per Lindstrom, che non riesce mai a fare la cosa giusta. È chiaro che si tratta di un blocco mentale per un giocatore che ha visto esplodere tutte le sue certezze, come un palazzo di dodici piani imploso con la dinamite. Non c’è niente del Lindstrom del Francoforte in quello visto all’Udinese, solo una grande paura e la spada di Damocle del giudizio che pende sopra la testa. Sarebbe semplice rifiutarlo, abbracciando il pensiero popolare. La verità è che per una stagione del genere è impossibile giudicarla.

Nove reti di differenza complessive per il Napoli con 53 gol fatti e 44 subiti. Per riferimento, l’Inter è a +62 con 81 gol fatti e 19 subiti. Con l’arrivo di Calzona i gol subiti si moltiplicano come Brad Pitt per i venditori di calzini della stazione centrale: in 14 partite con il tecnico della Slovacchia in panchina, il gol di Meret non è mai rimasto pulito. Una fragilità alla quale non si è tentato alcun rimedio, un’accettazione della mediocrità ancora più fastidiosa.

Dieci a quella porta, la stessa porta. Alle immagini che si sovrappongono, alla gioia sfrenata dell’anno scorso, a quell’aria indifferente di quest’anno dopo i gol di Osimhen. Quanta strada, quante storie, quanti rimpianti si accumulano in questi due giubili a confronto, con un intero popolo che il 4 maggio 2023 era con il cuore sospeso in attesa della felicità e ieri, invece, ha assistito assonnato all’ennesimo tradimento nei confronti della maglia azzurra. . Le cose cambiano velocemente, in una direzione e nell’altra. Forse questa è la migliore lezione da portare a casa. Qualunque cosa accada, il sole tramonta anche nel giorno peggiore…

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