Morire a 17 anni in bicicletta: ciao Matteo! – .

Se n’è andato alle 17 Matteo Lorenzi, ciclista junior trentino dell’US Montecorona. E già questo fatto basta per ricevere un pugno nello stomaco. Matteo è morto all’età di 17 anni durante un allenamento in seguito all’impatto con un furgone. E questo non è accettabile. Mancanza di precedenza? Disattenzione? Fatalità? Non sta a noi decidere. Morire in bicicletta a 17 anni e stai raggiungendo i tuoi compagni di squadra, beh è qualcosa che è difficile da scrivere e descrivere.

Matteo Lorenzi è morto il 9 maggio, proprio come Wouter Weylandt: durante il Giro d’Italia, in un Giro d’Italia che solo il giorno prima, a Genova, aveva annunciato il titolo del pista ciclabile di Corso Italia a Michele Scarponi E Rocco Rinaldi.

“Ciclista professionista, ciclista amatoriale. Vittime della strada”.

Foto: LaPresse

La strada non fa mai sconti. Per i ciclisti è sempre spietato e diretto. In competizione e non solo.

Sono Dall’inizio sono morti 54 ciclisti anno secondo i dati diffusi dall’Osservatorio ciclistico ASAPS-SAPIDATA: +50% rispetto allo stesso periodo del 2023 quando si contarono 36 decessi.
Un bollettino maledetto uscito il 30 aprile che purtroppo necessita di essere aggiornato: sempre più gravoso, insostenibile!

Il vortice di coincidenze e anniversari non dà confini al dramma.

La cronaca nera (ahimè!) sembra essere l’unica base per tornare a sollevare l’attenzione nei confronti del sicurezza dei ciclisti. In gara si va sempre più veloci, in allenamento i rischi sono maggiori. Pure distrazioni e questo vale per tutti.

I ciclisti non sono immuni dal torto, ma restano tali soggetto debole.
Matteo, Michele, Rocco. Le tre anime del ciclismo: sogno, successo, passione.

Perché oggi qualcuno non sceglie il tennis, il golf, la pallavolo? “Per passione” rispondono i ciclisti. La passione ha la stessa radice della sofferenza e la sofferenza è un po’ come morire. Questo non spiega tutto ma molte cose sì. (Gianni Mura, Repubblica del 5/11/11)

Molte cose che sono incise anche nella missione di Fondazione Michele Scarponi: “educazione al corretto comportamento stradale, ad una cultura del rispetto delle regole e degli altri”.

Dobbiamo cominciare da qui. Anche oggi. Ogni volta che tagliamo i pedali.
Ciao Matteo!

Foto: LaPresse
 
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