La Svizzera di Velasco, tra gambe doloranti e piano tricolore – .

Sta diventando un tema. Andare a fare una corsa a tappe a pochi giorni dal Giro d’Italia non è più semplice come una volta. Fortunato lo ha detto al Delfinato, Bartoli lo ha confermato ieri. La voce aggiunta oggi è quella di Simone Velasco. Il campione italiano però è andato al Giro di Svizzera con due motivi particolari. La prima è vincere una gara con la maglia tricoloreprima di rimetterlo in palio il 23 giugno a Firenze. La seconda è riconquistarla, per continuare il suo viaggio come ambasciatore italiano nel mondo.

«Ho detto a Fortunato che il Delfinato era troppo vicino – racconta scherzando il bolognese – allora alla fine gli è andata anche abbastanza bene, perché è riuscito a prendere la maglia di scalatore. Gli ho detto che se fossi stato al suo posto ci avrei pensato e che facendo invece la Svizzera avrebbe avuto più tempo per recuperare, ma adesso è andata così”.

Nella prima tappa della Svizzera Velasco e Astana hanno lavorato per Cavendish, che però ha concluso con 8 minuti di ritardo
Nella prima tappa della Svizzera Velasco e Astana hanno lavorato per Cavendish, che però ha concluso con 8 minuti di ritardo
Come va per te?

Sicuramente non potevo rinunciare a molto, altrimenti non sarei nemmeno arrivato fin qui. COSÌ Ho fatto 4-5 giorni abbastanza tranquilli e poi ho ripreso ad allenarmi, non proprio come se non avessi fatto il Giro, ma ho comunque fatto due o tre allenamenti davvero duri. Ora siamo qui e la condizione un giorno è buona e un giorno pessima, come sempre accade dopo il Giro. Ho iniziato a notarlo nella tappa di ieri. Ci sono momenti in cui ti senti Dio e momenti in cui sei morto, ma questo lo sappiamo. L’anno scorso forse ero in una situazione peggiore, perché avevo rinunciato al Giro con poche speranze. Quindi spero di ottenere un buon risultato in alcune tappe. Con la maglia tricolore ho ottenuto tanti buoni piazzamenti, ma Non ho mai vinto e forse è l’unico rimpianto che ho di questa stagione.

Quindi il Giro non ti ha dato condizioni?

La condizione non ti dà più un Grand Tour, ma solo l’allenamento fatto bene in quota e un po’ di corsa. Una breve corsa a tappe o una serie di gare di un giorno. Il Giro, come il Tour e la Vuelta, può darti una buona gamba, ma devi avere un modo per recuperare e ci vuole tempo per farlo. Qualche anno fa i Grandi Giri erano meno serrati, era difficile arrivare alla fine così in fretta.

Il Giro è stato duro, Velasco ammette di essere arrivato alla fine meglio che nel 2023, ma piuttosto stanco
Il Giro è stato duro, Velasco ammette di essere arrivato alla fine meglio che nel 2023, ma piuttosto stanco
D’altra parte, Van der Poel arriva al Tour dopo aver disputato solo sette classiche in questa stagione.

Anche da questo puoi vedere che è diventato un cecchino. Prepara gli appuntamenti, vuole arrivare preparato e consapevole della sua condizione. In effetti non si può che dargli ragione, perché quest’anno di errori ne ha fatti pochissimi, anzi direi quasi nessuno. Tutti i grandi corridori devono puntare agli eventi principali. Veramente molti di quelli che vanno al Tour salteranno i campionati nazionali per restare in quota. Siamo arrivati ​​a questi livelli…

Anche tu avresti preferito essere in altura e non in Svizzera?

Se dovessi scegliere, forse non avrei fatto nemmeno il Giro quest’anno. C’erano pochissime tappe alla mia portata e forse mi sarei orientato al Tour. Lo avrei fatto una preparazione più incentrata sulle classiche e quindi sull’altitudine di giugno, quindi sarei arrivato ai campionati italiani molto più fresco. Ma d’altra parte con la maglia tricolore è bello anche iniziare la gara di casa. In ogni caso, dopo il Giro, avrei preferito prendermi un po’ di pausa, andare in quota e prepararmi per l’italiano. Solo che non andando al Tour avrei fatto la salita per una sola gara. Se va bene, sei stato fantastico. Se va male, pensano che sei stupido.

Tricolori 2023 a Comano, l’abbraccio tra Velasco e Martinelli che lo hanno condotto dall’ammiraglia
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Com’è andato quest’anno in maglia tricolore?

Sicuramente un anno speciale, motivo di orgoglio. Mi ha dato tanto e penso di essere cresciuto anche a livello fisico e mentale. Sarà difficile riconfermarmi, ma sono convinto che domenica 23 sarò in buona condizione. L’importante sarà vincerla come squadra, se poi riuscirò a riconfermarmi, ancora meglio. Comunque ne ho portato uno a casa e lo terrò sempre con me. Il tricolore è qualcosa di importante in tutto il mondo, l’Italia la conoscono tutti. In Canada è capitato in due o tre occasioni che qualcuno mi si sia avvicinato per fare una foto insieme e mi abbia detto che erano italiani. Sono cose che ti colpiscono, insomma…

L’anno scorso la vittoria fu tua e di Martinelli che ti scacciò dall’ammiraglia.

Anche quest’anno vogliamo fare bene. Poi sono le gambe a prendere le decisioni finali. Non tutti gli anni sono uguali e penso questo quest’anno chi andrà al Tour verrà a Firenze con la voglia di fare bene. Non sono molti, ma sono tutti possibili vincitori.

Bennati gli ha illustrato il cammino dei tricolori: il 23 giugno si rinnoverà la sfida
Bennati gli ha illustrato il cammino dei tricolori: il 23 giugno si rinnoverà la sfida
Cosa sai del percorso?

Non ho mai corso con la Per Sempre Alfredo, che è la base per gli italiani. Ma ho parlato con Bennati che mi ha mandato il file del percorso di gara e l’ho visionato. Andrò sicuramente un giorno prima per vederlo. Potrebbe essere sulla falsariga dell’anno scorso, forse è un po’ più difficile. Dall’ultimo colle ci vorrà un po’ meno fino al traguardo e la discesa sarà quindi tecnica sarà difficile anche ripararlo in caso di forte attacco. Devi solo essere pronto e non arrenderti. Mordi il manubrio e poi spera che tu abbia buone gambe. Allora ora proviamo a fare qualcosa anche qui e poi… ci vediamo in Toscana!

 
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