Come ripartire, puntando al Mondiale 2026 – .

Il patto, sì, resiste. Gabriele Gravina e Luciano Spalletti andranno avanti insieme, fianco a fianco, come si sono presentati ieri mattina nella sala conferenze di Casa Azzurriaccartocciato da un notte quasi insonne pieno di riflessioni, parole, rimpianti. Nessuno dei due si è tirato indietro: «Sono un tipo pragmatico, non puoi abbandonare un progetto pluriennale, in cui l’allenatore è centrale, dopo solo pochi mesi di lavoroSpalletti ha e deve avere la nostra fiducia, io invece non ho la cultura della fuga dai problemi. Devi essere chiaro e logico, altrimenti causerai danni ancora maggiori…», afferma il presidente federale.

Occhi puntati sul 2026

L’Italia si lecca le ferite, specialità in cui stiamo diventando molto bravi visto che il fallimento all’Europeo tedesco arriva dopo due Mondiali saltati e altri due in cui siamo usciti al primo turno. Il Mondiale, quello americano del 2026, è l’orizzonte di Palletti ma è chiaro che il crollo in Germania, andato oltre ogni previsione pessimistica, cambia scenario e prospettive.

Prossime tappe: Parigi e Budapest nella Nations League

Spalletti ripartirà a settembre dalla Nations League con due trasferte, a Parigi contro la Francia e a Budapest contro Israele, e per lui inizierà una nuova fase della sua avventura da ct dell’Italia. L’uomo che ha regalato lo scudetto al Napoli dopo 33 anni di attesa era considerato il vero valore aggiunto. Ora deve dimostrare con i fatti di poter fare la differenza.

La resa degli azzurri

Gravina, nella lunga conferenza stampa, si è quotato i problemi del nostro calcioma la brutale eliminazione contro la Svizzera ha lasciato il segno e un certo disagio. Perdere va bene, ma non così. Una pagina nera della nostra storia. Nella Federazione calcistica sono rimasti colpiti dalcondiscendenza dimostrata dai discepoli di Lucianosi è schiantato in termini di ritmo, ritmo, chiarezza di idee. Una figura terribile.

Il bilancio (negativo) del terzo Mondiale saltato?

Spalletti è sotto esame ed è chiamato a dare risposte perché nonostante l’evidente crisi del sistema e le oggettive difficoltà «Non qualificarsi per il terzo Mondiale consecutivo sarebbe un disastro inimmaginabile». Un primato che diventerebbe un marchio di vergogna: nessuna delle grandi nazionali europee ha mai subito una simile disgrazia.

Dubbi sulle manovre del governo

Anche Gravina sarà sotto pressione. «Le critiche mi fanno male, ma accetto le critiche costruttive, mi aiutano a migliorare. La richiesta di dimissioni non ha senso, soprattutto perché sono alla fine del mio mandato. Nessuno deve pensare di poter governare il calcio fuori dal nostro mondo e questo vale anche per la politica”, detta chiaro il messaggio. Si è detto e scritto che il governo è ansioso di mettere le mani sulla palla e avrebbe messo nel mirino il presidente federale. “IL elezioni sono programmati per marzo 2025, ma sono pronto a chiamarli prima data disponibile dopo le Olimpiadi, al termine del quadriennio, come da regolamento. Questo è l’unico luogo responsabile della scelta della governance. Se qualcuno vuole candidarsi e pensa di avere i voti per vincere, si faccia avanti. Come per me, Non ho ancora deciso se mi ricandiderònon è il momento giusto per affrontare questo problema.
Risponderò solo ai delegati e verificherò se ci sono le condizioni per continuare”.

In estate l’assemblea per le elezioni

La tentazione è forte. E sono già state studiate alleanze, in particolare quella con Giancarlo Abetepresidente dei Dilettanti ma anche con calciatori e allenatori. La Figc prova a giocare all’attacco e dopo l’estate fisserà la data dell’assemblea elettiva, costringendo tutte le componenti a muoversi di conseguenza, per avere il presidente entro la fine dell’anno.
L’inquilino di via Allegri preferisce ora concentrarsi su come cercare di uscire dalla crisi. «Dobbiamo dare risposte immediate. Riprendiamo il lavoro e dobbiamo essere realisti: non abbiamo Messi, Mbappé e Ronaldo».

Valorizzare i giovani, allargare il pubblico della maglia azzurra

Ci sono tante idee, più o meno le stesse che maturano dopo ogni grande delusione. Ma è difficile cambiare la realtà dei fatti in un calcio che presta sempre meno attenzione alle nazionali. Gli obiettivi sono valorizzare il talento dei giovani, favorire la loro inclusione e ampliare il pubblico degli eleggibili per la maglia azzurra. Gravina parla di seconde squadre (con Milano siamo solo a tre), di limitare gli stranieri nelle sorgenti (e su questo la Lega Calcio è già intervenuta in maniera concreta) e ha stabilito un commissione di lavoro per favorire i rapporti tra i club e la nazionale.
Per ora comprende Marotta (presidente Inter), Giuntoli (Juventus), Marino (Atalanta) e Sartori (Bologna), ma potrebbe essere ampliato. Più che rimedi sono palliativi. Nulla cambierà. Difficile trovare un punto di accordo. Un esempio: Le prime mosse della Juve, che dovrebbero puntare a valorizzare Fagioli, sono Douglas Luiz e Khephren Thuram, due centrocampisti stranieri. Lo scenario è cupo. Ma certi sciocchi restano lo stesso intollerabili.

 
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