Gravina guadagna 200mila euro all’anno come “responsabile” della Nazionale – .

Gravina guadagna 200mila euro all’anno come “responsabile” della Nazionale – .
Gravina guadagna 200mila euro all’anno come “responsabile” della Nazionale – .

Milano, 1 lug. (Adnkronos) – Impegnarsi per la decarbonizzazione e aumentare la quantità di rifiuti trattati secondo i principi dell’economia circolare; supportare i Comuni nello sviluppo di un drenaggio urbano sostenibile; aumentare il numero di impianti telegestiti e quelli digitalizzati con l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale; creare un ecosistema virtuoso di responsabilità sociale d’impresa condivisa e diffusa, attraverso la sensibilizzazione dei fornitori. E poi, valorizzare le persone, ridurre il gender pay gap e promuovere l’inclusione della diversity, ma soprattutto ampliare le proprie attività attraverso la gestione del rischio idraulico, lo sviluppo di infrastrutture per aumentare la resilienza del territorio, la produzione di energia da fonti rinnovabili. Sono alcuni dei nuovi obiettivi che Gruppo Cap, la green utility che gestisce il servizio idrico della Città metropolitana di Milano, ha inserito nel suo nuovo piano di sostenibilità, un documento volto a orientare le scelte dell’azienda per i prossimi anni e che nasce dalla valutazione dei risultati finora conseguiti, ma anche dall’analisi del contesto esterno, profondamente cambiato rispetto al 2019, anno in cui la green utility ha pubblicato il suo primo piano.

Il nuovo piano di sostenibilità è prima di tutto una strategia di sviluppo sostenibile, con una visione di lungo periodo, che guarda al 2033 e individua le sfide del settore, i risultati già raggiunti e i prossimi obiettivi. Rappresenta il completamento del processo di ridefinizione del modello di business, attraverso il quale Cap ha integrato la sostenibilità nella propria attività industriale. L’obiettivo è garantire la generazione di valore nel tempo per azionisti, collaboratori, stakeholder e territorio, e porre le basi per un futuro più sostenibile per le generazioni future.

“Ogni passo compiuto per trasformare il nostro business in modo più sostenibile è stato fatto con un approccio partecipato, coinvolgendo le nostre persone, la comunità locale, tutti i partner, i collaboratori, i fornitori e i clienti – spiega il presidente di Gruppo Cap, Yuri Santagostino -. Oggi, un dialogo approfondito con gli stakeholder è ancora più necessario, soprattutto alla luce del nuovo ruolo che stiamo assumendo come abilitatori della transizione green dei territori. Se l’obiettivo è quindi fare dell’acqua e dell’innovazione i pilastri su cui costruire processi di economia circolare, insieme alla transizione verso modelli produttivi sostenibili, la partecipazione di tutti è essenziale per la condivisione del valore prodotto, vera mission di una società interamente pubblica come Gruppo Cap”.

Per queste ragioni, avverte Santagostino, “l’aggiornamento del piano di sostenibilità nasce grazie al contributo di una pluralità di soggetti, che hanno tracciato insieme a noi la nuova rotta fino al 2033 e ai quali siamo legati da un dovere di trasparenza e credibilità. Con questo nuovo documento ci poniamo obiettivi più ambiziosi e allarghiamo i nostri orizzonti. Perché la sostenibilità non è una medaglia da appuntare al petto, ma un processo continuo, faticoso e appassionante che non finisce mai, ma solo nuovi inizi”.

In quest’epoca, caratterizzata da crisi climatica e instabilità socio-politica ed economica, che hanno fatto crollare convinzioni che sembravano radicate, Cap ha scelto di investire nella trasformazione del settore idrico e ambientale integrando la sostenibilità nel business, per diventare ciò che è oggi: la green utility capace di abilitare la transizione del territorio. La strategia di sostenibilità di Cap si basa su 3 pilastri fondamentali che descrivono l’identità di Cap e delle sue persone: Sensibile, Resiliente e Innovativa.

Sensibili alle esigenze delle persone, per accrescere il benessere e la fiducia di comunità sempre più consapevoli ed esigenti. Resilienti negli asset, nella governance e nella gestione per proteggere un bene essenziale per la vita. Innovatori nel mercato, per anticipare le normative e alimentare la capacità di fare rete.

I tre pilastri sono a loro volta articolati in 9 macro-obiettivi, per un totale di 45 indicatori di performance. In continuità con il documento elaborato nel 2019, per costruire il nuovo piano di sostenibilità, Gruppo Cap ha adottato un approccio partecipativo e ha coinvolto collaboratori, comunità locale, partner, clienti e stakeholder. Il documento è quindi frutto del lavoro corale del management di Cap, che ha tracciato una nuova rotta dopo un attento ascolto di tutti gli attori della catena del valore.

Monitoraggio annuale dei KPI, analisi di scenario per l’aggiornamento di target e obiettivi, e infine analisi dei cambiamenti del contesto interno all’evoluzione aziendale: è sulla base di questi tre input che Gruppo Cap ha individuato i 3 driver del cambiamento: l’attualità, intesa come l’insieme dei cambiamenti normativi e socio-ecologici che determinano la necessità di rivedere target e obiettivi, la coerenza, che ha imposto alla green utility di allineare la propria strategia al business e a tutti gli strumenti di governance e pianificazione strategica e, infine, la razionalizzazione secondo la metodologia Smart, per cui ogni obiettivo è Specifico, Misurabile, Assegnato, Realistico, Temporizzato.

Inoltre, i tre pilastri – Sensibile, Resiliente e Innovativo – sono stati collegati a tre linee di business individuate dal nuovo piano industriale di Cap: la prima, l’innovazione del servizio idrico, cuore e punto di partenza della strategia, che riguarda le innovazioni che collegano acqua, energia e rifiuti; la seconda, basata sulle partnership per la transizione green, che proiettano Cap nella gestione regionale e nazionale di impianti di economia circolare e infrastrutture idriche resilienti; infine la più ambiziosa, che apre a Cap nuovi mercati di sostenibilità sfruttando appieno le sinergie territoriali e di sostenibilità.

Temperature in aumento, siccità ed eventi meteorologici estremi hanno evidenziato l’importanza dell’acqua. Il settore idrico deve quindi ripensare le proprie strategie integrando i piani industriali con azioni di mitigazione e adattamento. Per Gruppo Cap, questo si traduce nella necessità di ampliare il raggio delle proprie attività ad ambiti adiacenti, come la gestione del rischio idraulico, la realizzazione di infrastrutture per aumentare la resilienza del territorio e la produzione di energia da fonti rinnovabili. L’acqua si conferma quindi al centro della strategia industriale di Gruppo Cap.

A cinque anni dall’elaborazione del primo piano di sostenibilità, è possibile confermare che la strategia adottata è credibile e che l’azienda ha costruito un percorso per raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità integrandoli nella propria azione industriale. Gli impegni di sostenibilità si stanno traducendo in azioni concrete che generano impatti positivi. Tra i principali successi, spiccano i numerosi interventi di drenaggio urbano sostenibile e l’elevato tasso di innovazione. Su questo fronte, Cap ha attivato progetti per circa 70 milioni di euro con l’obiettivo di rinnovare l’infrastruttura. Verrà inoltre completata la mappatura 3D di tutte le reti per simulare gli interventi allo studio, così da minimizzare l’impatto sul suolo.

Ci sono però anche obiettivi su cui è necessario impegnarsi di più o che vanno riprogettati, per essere più sfidanti e al passo con i tempi, come quello relativo al consumo di acqua pro capite e quello dell’acqua del rubinetto rispetto all’uso di acqua in bottiglia che rappresenta un dato critico, nonostante le risorse impiegate in attività di sensibilizzazione. Nei prossimi anni sarà opportuno puntare anche sul tema della decarbonizzazione, su cui il Gruppo Cap ha definito i propri target in linea con le indicazioni di SBTi che hanno confermato la solidità degli obiettivi dell’utility lombarda. Per quanto riguarda, invece, la riduzione delle perdite idriche, il Gruppo Cap è in linea con gli obiettivi prefissati ma non ha ancora raggiunto il target del 15% fissato per il 2033. Inoltre, la green utility guarda alle best practice europee come la Germania, che già nel 2001 registrava una quota di perdite idriche del 7%.

 
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