“Erano spaventati, sconfitti prima di entrare in campo” – .

La Svizzera resta lucida, sa di non aver fatto un’impresa battendo l’Italia di Spalletti agli ottavi di finale. Tanto che il capitano Granito Xhakaprima di concentrarsi sulla sfida dei quarti di finale contro l’Inghilterra di sabato prossimo, lo dice apertamente: «Non ho mai visto gli azzurri in così tanta difficoltà in campo come contro di noiabbiamo vinto prima ancora di scendere in campo, proprio come hanno fatto con noi tre anni fa agli Europei. Erano spaventati”.

Azzurri senza certezze

Dai campioni in carica alle caricature dei campioni, il passo non è stato breve, visto che è stata coinvolta anche l’eliminazione dalla Coppa del Mondo per mano della Macedonia del Nord. Ma è particolarmente impressionante il punto di vista spietato del capitano della Svizzeral’anima d’acciaio del Bayer Leverkusen, campione di Germania e finalista di Europa League contro l’Atalanta: nell’insolita salita sulla scala mobile che porta i giocatori dagli spogliatoi al campo dell’Olympiastadion di Berlino, l’Italia era già una pallida copia di se stessa.

Senza certezze per l’ennesimo cambio di formazione e di uomini, senza un briciolo di quella scintilla annunciata dopo il gol del pareggio-qualificazione di Zaccagni all’ultimo minuto contro la Croazia. Questo non fa che confermare la “normalità” della vittoria dal punto di vista svizzero («Abbiamo più fame che mai» sottolinea lo stesso Xhaka) e l’eccezionalità della sconfitta italiana, che ha giocato una delle sue peggiori partite nell’era modernaforse il peggiore di tutti, in un catalogo che si arricchisce di anno in anno come una galleria di errori e orrori calcistici.

L’Italia ha paura

La risposta di Spalletti e della Federazione a un momento eccezionale è stata però quella di sempre, tra problemi generali e alibi specifici e risibili come il gran caldo di Berlino, che evidentemente ha tolto il fiato agli azzurri fin dal fischio d’inizio. Le parole di Xhaka, però, certificano che l’Italia – quella del “Siamo tutti numeri 10” invocata dal commissario tecnico in uno dei più sobri espedienti mediatici e psicologici, se si pensa che prima dell’Albania aveva invocato una squadra di eroi – non spaventa più nessuno in questo momento storico. A nessuno tranne che a se stessa.

 
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