Ilya, la bambina di sei anni uccisa in Ucraina dalla paura. Era in cantina da 11 mesi – Corriere.it – .

Ilya, la bambina di sei anni uccisa in Ucraina dalla paura. Era in cantina da 11 mesi – Corriere.it – .
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Di Andrea Nicastro

Il cuore non poteva sopportarlo. Come la storia di Aylan, il piccolo curdo annegato davanti alle spiagge turche nel 2015, quella di Ilya è uno schiaffo alla capacità della politica di essere umana, e alla vergogna di noi grandi incapaci di difenderla

DAL NOSTRO GIORNALISTA
Leopoli — Il peluche maculato con i grandi occhi manga lucidi è ancora lì, nella cantina dove ha cercato di fare compagnia al suo piccolo padrone per 11 mesi. Sporco, rognoso, anche lui provato dalla vita che gli ha imposto la follia dei grandi, quelli che un orsacchiotto maculato rosa e fucsia non capirà mai. Sono uomini (e donne) importanti e potenti che decidono che la guerra è necessaria e va condotta al punto da trasformare un campo di grano in una terra crivellata di bombe e una città in un cumulo di macerie. Sono anche quegli adulti (mamme e papà) che cercano uno spazio per sopravvivere all’inferno che si è aperto sulla terra. La fuga non è sempre un’opzione, dicono. Ragioni che un peluche non può certo capire, cose come il lavoro, i soldi per l’affitto, una casa da difendere, magari i nonni di cui occuparsi.

Hanno guardato spesso Ilya e il suo peluche in questi ultimi mesi trascorsi al buio. Ha sei anni, ucraina del Donbass, capelli biondi e occhi azzurri. Cinese di origine lui, incrocio tra un giaguaro e un unicorno, figlio della fantasia. Entrambi avrebbero potuto avere vite diverse. Non era nata lei proprio ad Avdiivka e lui non era finito in quel container destinato all’Ucraina. Sarebbe cresciuta. Forse sarebbe invecchiato nella scatola dei ricordi per emergere alla nascita della figlia di Ilya. Un futuro che non esiste più. La maestra pallida, scricchiolante come tanti bambini di quell’età, affettuosa, timida, curiosa di una scuola che non ha mai frequentato, non c’è più. Il suo cuoricino si è spezzato. Dicono i grandi per paura. Ora stanno scoprendo che passare 11 mesi in cantina non fa bene a una bambina di sei anni, che non dormire per il rumore delle bombe fa male, che tremare insieme ai muri che si scrollano di dosso la polvere quando vengono scossi da esplosioni non è indicato. La morte di Ilya, per paura, è stata comunicata ieri dall’ambasciata ucraina alla Santa Sede, uno dei pochi posti al mondo dove ci sono adulti che la pensano diversamente sulla necessità di combattersi. Ilya piangeva, rabbrividiva, chiedeva aiuto con lo sguardo e il suo peluche dagli occhi grandi la consolava. Ma non era abbastanza.

Nella battaglia del Donbass, fortunatamente o perché anche i grandi imparano qualcosa, ora sono coinvolti meno civili che in altre battaglie di questa invasione. O furono persuasi a evacuare (una parola che Ilya non imparò) o ebbero il tempo di scappare. La famiglia della piccola, invece, era rimasta. Non sappiamo perché, ma possiamo sentire nella sua pancia il dolore che provano adesso mentre compongono il corpicino di sua figlia, le chiudono gli occhi, cercano un attimo tra una bomba e l’altra per seppellirla. Ilya non lo sapeva, ma in fondo è la sorella maggiore di Aylan, 3 anni, la piccola curda annegata davanti alle spiagge turche di Bodrum nel 2015. Fuggiva dalle bombe in Siria per trovare la pace in un’Europa che non lo voleva. È rimasta in prima linea nella guerra tra Russia e Ucraina per 11 mesi. Lui, lei, i loro giochi, il loro futuro cancellato sono uno schiaffo alla capacità della politica di essere umana. La loro scomparsa è la vergogna di noi adulti incapaci di difenderli.

14 gennaio 2023 (modifica 14 gennaio 2023 | 00:13)

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