«Il nostro marchio di punta, il mondo ci invidia» – .

«Il nostro marchio di punta, il mondo ci invidia» – .
Descriptive text here

CREMA – «Credo che tutti sappiano cos’è il Made in Italy, ma è sempre meglio ribadirlo, perché è efficace in termini di brand awareness». Renato Ancorottisenatore della Repubblica e imprenditore nel settore cosmetico, coglie l’occasione prima giornata nazionale del Made in Italycelebrato ieri nell’anniversario della nascita di Leonardo Da Vinciper sottolinearne l’importanza.

«Questo marchio racchiude tutti i settori che all’estero ci invidiano. Lo stile italiano è il terzo marchio più grande al mondo, dopo Coca Cola e Visa. Queste giornate servono anche a sostenere la nostra reputazione”. La brand awareness di cui parla Ancorotti è il risultato dell’insieme di percezioni, valutazioni e aspettative che i diversi stakeholder hanno nei confronti di un’azienda o di un brand, che sono il risultato di fattori quali la storia, la comunicazione e i comportamenti aziendali adottati nel tempo.

Anche Ancorotti Cosmetics contribuisce a far conoscere la qualità dei prodotti italiani nel mondo, come spiega con numeri alla mano lo stesso titolare: «L’anno scorso su un fatturato di 115 milioni abbiamo avuto un export di 100 milioni di euro. Quest’anno arriveremo a 160 milioni, di cui 135 saranno esportazioni. La cosmetica è uno dei fiori all’occhiello della nostra economia. Porta un fatturato di 15 miliardi di euro, che, inclusa la filiera, diventano 35”. Se grandi aziende come Ancorotti Cosmetics hanno già un’importante influenza sui mercati internazionali, Ancorotti afferma che si può fare molto per le micro imprese: «Che rappresentano un Made in Italy sconosciuto. A causa delle loro dimensioni è difficile internazionalizzarsi. Potrebbero esportare di più se costruissimo un sistema per valorizzare i loro prodotti. Le piccole imprese vanno accompagnate e sostenute in questo percorso, magari partendo da Province come la nostra, dove le eccellenze non mancano”.

L’imprenditore cremasco si sofferma anche sul problema della tutela del marchio Made in Italy: «C’è un’attenzione sempre maggiore verso lo stile italiano. E ci sono anche ampi margini di crescita. Tuttavia, occorre fare di più per cogliere le opportunità esistenti all’estero. Il nostro settore agroalimentare esporta oltre 60 miliardi di euro l’anno. Ma se andiamo in vari paesi europei o negli Stati Uniti, vediamo che ci sono prodotti che hanno nomi e confezioni che ricordano l’Italia, ma poi in piccolo c’è scritto Made in Germany o Made in USA. Ci sono consumatori che acquistano pensando che il prodotto sia italiano. Questi sono i nostri clienti del futuro. Il Governo e gli imprenditori italiani devono lavorare per rendere riconoscibili i nostri prodotti all’estero. Il consumatore deve essere consapevole di ciò che sta acquistando. È un mercato che vale miliardi”.

Secondo Ancorotti il ​​Made in Italy riassume le capacità e la creatività del nostro Paese, che altri non hanno. “Anche l’aspetto artistico e culturale è importante”. Nella giornata nazionale del Made in Italy non poteva mancare un accenno alla scarsa soddisfazione dimostrata dagli utenti nei confronti della scuola superiore che porta questo nome. «Le novità – dice Ancorotti – fanno sempre paura e probabilmente le famiglie degli studenti si sono sentite disorientate di fronte a questa proposta. Certamente ha bisogno di essere spiegato meglio”. Lo stesso vale per gli ITS, corsi di istruzione tecnica superiore post-diploma.

«In Germania funzionano, in Italia è difficile renderli appetibili. A mio avviso manca una guida efficace. In Corea c’è un centro specifico, dove se vuoi diventare pompiere ti fanno parlare con un pompiere e ti mostrano come spegnere un incendio. Così capisci se hai le attitudini”. Ritornando al vero Made in Italy, l’azienda Ancorotti si appresta a incrementare il proprio contributo alla diffusione del marchio nel mondo. Ad agosto entreranno in funzione i tre nuovi magazzini, adiacenti al corpo centrale dell’ex Olivetti, dove verrà attivata la produzione di profumi, che arricchiranno l’offerta. Il titolare di Ancorotti Cosmetics – uno dei colossi della ‘cosmetic Valley’ – sta ampliando la sede situata nella zona industriale di Santa Maria con l’obiettivo di ampliare il perimetro aziendale e generare importanti benefici occupazionali. La superficie passerà dagli attuali 45mila metri quadrati a 50mila complessivi. Tutto fatto in Italia.

«Si profila un nuovo primato per l’agroalimentare ‘Made in Italy’. Nel 2023 l’export ha raggiunto i 64 miliardi di euro, circa il 10% del totale delle vendite estere dell’Italia. Alla fine di quest’anno potrebbero registrare un ulteriore aumento di valore nell’ordine dei sei punti percentuali”. E’ quanto ha dichiarato ieri il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansantiin occasione della giornata del ‘Made in Italy’.

«Le crescenti tensioni internazionali, l’aumento del costo dei trasporti navali e dei prodotti energetici pesano sulle prospettive economiche, ma se le previsioni saranno confermate, il divario con la Spagna verrebbe sostanzialmente colmato. Un risultato che fino a qualche anno fa sembrava irraggiungibile», sottolinea Giansanti.
«In tutto il mondo le nostre produzioni sono riconosciute come dotate di requisiti di gusto, qualità e sostenibilità difficilmente eguagliabili, anche perché legate alle eccellenze della dieta mediterranea. Dietro i successi c’è anche l’impegno costante di tutte le aziende della filiera per interpretare i segnali che arrivano dal mercato, anticipare l’evoluzione della domanda e aumentare la competitività, grazie a investimenti e innovazioni.

I punti di forza del nostro sistema consistono nella differenziazione produttiva, nella flessibilità e nell’apertura alle innovazioni tecnologiche. Proprio per sfruttare al massimo queste esigenze competitive sul mercato interno e internazionale, Confagricoltura e Unione Italiana Alimentazione hanno dato vita a ‘Mediterranea’.
«L’agricoltura italiana è saldamente ai primi posti in Europa per valore aggiunto. Sommando quindi la qualità e l’eccellenza della produzione agricola italiana ai punti di forza del settore industriale, è chiaro che il settore agroalimentare del Paese ha il potenziale per diventare ‘numero uno’ al mondo. Il nostro export potrà arrivare a 100 miliardi di euro nel medio termine”, sottolinea il presidente di Confagricoltura.

«Certamente occorre migliorare la logistica per ridurre i costi di trasporto che sono più alti di quelli della concorrenza. Va rafforzata l’assistenza alle imprese che intendono avventurarsi sui mercati internazionali. Dobbiamo concentrarci sull’apertura di nuovi sbocchi e sul miglioramento della nostra presenza laddove, come nel continente asiatico, è attualmente al di sotto del suo significativo potenziale. In Cina, ad esempio, l’export agroalimentare italiano è pari ad appena 580 milioni di euro. In Giappone il consumo pro capite di made in Italy nel settore è di soli otto euro, contro i 20 registrati negli Stati Uniti”.

«Resta il fatto – conclude Giansanti – che per esportare di più bisogna, prima di tutto, produrre di più. Un obiettivo raggiungibile solo se le aziende della filiera, dal campo, dagli allevamenti al prodotto finito, sono efficienti, competitive e in grado di garantire adeguati margini economici”.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

NEXT l’azienda avverte, è una truffa – .