Si riscopre Vigna Ariaudo, l’antico ciabot del fruttivendolo, per difendere la verdura e la frutta dei marchesi di Saluzzo – Targatocn.it

Si riscopre Vigna Ariaudo, l’antico ciabot del fruttivendolo, per difendere la verdura e la frutta dei marchesi di Saluzzo – Targatocn.it
Si riscopre Vigna Ariaudo, l’antico ciabot del fruttivendolo, per difendere la verdura e la frutta dei marchesi di Saluzzo – Targatocn.it

Fate una passeggiata in anteprima in quello che sarà il nuovo parco di Saluzzo nel cosiddetto “Vigna Ariaudo”che sarà aperto al pubblico in autunno, al termine dei lavori di recupero e riqualificazione dell’ex complesso carmelitano di via Valoria.

Il parco, con un’estensione di quasi tre ettari, è identificato come “l’Orto dei Marchesi di Saluzzo”. Acquistato dal Comune nel 2020, ha mantenuto la conformazione originaria e le testimonianze agronomiche della sua originaria destinazione d’uso. “È un grande spazio verde che racchiude un pezzo della storia quasi millenaria di Saluzzo”.

In apertura delle due giornate, il grande prato sotto Castiglia, racchiuso dalle originali mura medievali, ha svelato tante curiosità legate alla sua storia, non sempre conosciute dai saluzzesi.

L’agronomo paesaggista Aldo Molinengo li ha raccolti nel suo ultimo lavoro editoriale “Il giardino di Castiglia e l’antica casa del fruttivendolo dei marchesi di Saluzzo” (edito da Mirabolano), frutto dei suoi studi e ricerche e corredato da fotografie abbinate a documenti storici.

Nel Medioevo l’esteso prato rappresentava il terreno utilizzato per coltivare piante alimentari come ortaggi e alberi da frutto per il cortile.

Il giardino citato in un documento del 1481, ma che potrebbe essere contemporaneo alla costruzione del castello iniziata nel 1270 da Tommaso I, trova una rappresentazione figurata nel dipinto di Pasquale Oddone, conservato nella cappella del Rosario della vicina chiesa di San Giovanni . Un dipinto votivo, scrive il Molinengo, commissionato nel 1535 come ringraziamento da parte della città per aver resistito all’assedio del 1487 da parte di Carlo I di Savoia.

“Ed è quasi come se fosse un’immagine di oggi”. Così come la sua conformazione è visualizzata nella stampa del Theatrum Sabaudiae del 1682. Appare circondato da mura medievali, le stesse che oggi conserva, di cui è stato ristrutturato il muro che costeggia via Valoria, con l’annessa torre medievale. secondo convenzione con il Comune, quale opera di urbanizzazione del cantiere privato, relativo all’ex proprietà dei Carmelitani. Recupero che ha restituito un angolo suggestivo, nuovo della città.

Nel corso dei secoli l’appezzamento di terreno subì una lunga serie di passaggi di proprietà con la sostituzione di campi, prati e vigneti con le varie tipologie di colture che si praticavano nel Marchesato.

L’ultimo passaggio avvenne nel 1971, prosegue Molinengo, quando Giuseppe Ariaudo di Saluzzo acquistò l’area delimitata dai muri che prese il nome di vigneto Ariaudo, venendo poi coltivata a piante di vite, che furono poi estirpate e trasformata in prato stabile, con querce disposte in filari.

“LLa traccia medievale più datata del giardino del castello resta l’edificio storico situato centralmente tra due dei suoi terrazzamenti”. Si trova oggi in uno stato di conservazione molto precario ed è riemerso, dopo i lavori di pulizia dell’area, essendo stato precedentemente completamente ricoperto dalla vegetazione.

Alla base, una vasca di acqua sorgiva, motivo per cui fu identificata come fonte di abbeveraggio per gli animali utilizzati durante il Marchesato. “Funzione che certamente aveva – sottolinea l’autore – ma che non era la caratteristica preminente dell’antico edificio. Secondo lo studioso, infatti, si trattava di un capannone di sorveglianza dell’intero terreno, ma soprattutto di sorveglianza dell’orto per evitare furti dei prodotti: verdura, ma anche frutta.

Due finestre per lato al piano superiore dell’edificio (erano 8 in totale) permettevano un controllo costante a 360 gradi e il grande camino di cui restano i segni della struttura “confermano che era l’abitazione stabile del fruttivendolo e della sua famiglia che vivevano in un’unica stanza. Oggi l’edificio resta un importante segno storico e culturale del paesaggio anche se fa sorridere pensarlo come una costruzione per prevenire o difendersi dal furto di qualche mela o verdura”.

“ILIl merito di questo ciabot, probabilmente il più antico realizzato in muratura non solo nel saluzzese, è quello di essere rimasto testimone della storia saluzzese e dell’agricoltura e dei costumi di un tempo”.

 
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