stagione a rischio caos, tra incendi dolosi e incertezza sulle concessioni – .

stagione a rischio caos, tra incendi dolosi e incertezza sulle concessioni – .
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Cosa sta succedendo sul litorale romano? L’apertura della stagione estiva è alle porte, ma la situazione sulle spiagge non potrebbe essere più complicata, tra azioni di stampo mafioso e caos concessorio.

Basta digitare su un qualsiasi motore di ricerca e scegliere con attenzione le parole chiave: “Stabilimenti balneari fuoco Ostia”. Vi renderete conto che, se volete iniziare a prendere confidenza con l’argomento, il chiosco bruciato due domeniche fa all’ottavo cancello della strada costiera del lungomare capitolino, il Mecs Village, è solo l’ultimo di una lunga serie. Il web non dimentica e rivela che negli ultimi 5 anni hanno preso fuoco 8 stabilimenti balneari e chioschi. Considerando che le cause sono spesso di origine sospetta – nel caso del Mecs Village sono in corso indagini – gli incendi di Ostia si possono definire una pratica ricorrente di chi vuole lanciare un messaggio.

“Se qualcuno pensa di intimidirci non ci riuscirà” è stata la risposta del sindaco di Roma Roberto Gualtieri dopo aver appreso la notizia. Si sente chiamato in causa perché quel chiosco bruciato alle porte, come è conosciuta quella zona di Capocotta, non solo era appena stato liberato dal sequestro dalla Gdf e restituito al Comune, ma era dovuto essere bandito per la gestione di questo stagione estiva dell’anno, proprio il giorno dopo che aveva preso fuoco. Casualità? Le indagini faranno chiarezza. Ma è lecito nutrire qualche sospetto di malafede.

C’è però un effettivo ritardo da parte dell’amministrazione capitolina nell’avviare quelle pratiche che consentirebbero di stabilire chi dovrebbe realmente avere la responsabilità di quel pezzo di terreno: l’interesse pubblico. Perché se è vero che dall’ottobre 2023 il Comune di Roma si è ripreso dal Comune, ad oggi non è stato fatto nulla e sul territorio si percepisce, il chiosco bruciato ne è la conferma, l’assenza di un’istituzione che faccia rispettare le regole .

Incendio a Ostia in un chiosco di Capocotta, Gualtieri: “Non potranno intimidirci”

Il lungomare di Ostia è una di quelle coste italiane dove è più sentito l’effetto di una subordinazione degli interessi collettivi a favore di quelli privati. Nella parte urbana del litorale l’80% è occupato da stabilimenti, solo il 20% da spiagge libere. Sul lungomare, come lo chiamano alcuni cittadini locali, c’è chi interpreta la concessione come “proprietà” – sia esso uno stabilimento balneare o un chiosco ai cancelli – e in alcuni casi la difende con arroganza. A fuoco. “Se non ci riesco io, non ci riuscirà nessuno” sembrano dire quelle fiamme.
Ad oggi manca tutto a Ostia: bandi per la gestione della sicurezza delle spiagge libere rinviati a data da destinarsi, rinnovo delle concessioni per gli stabilimenti balneari. Solo 7 su 67 sono ancora validi. Gli altri sono scaduti.

A tutto ciò si aggiunge l’assenza di una normativa nazionale che regoli le attività commerciali in concessione sulle coste demaniali del Bel Paese. Tutti i partiti che hanno governato dal 2006 in poi, anno in cui l’Italia avrebbe dovuto adeguarsi alla direttiva europea Bolkestein sulla libera concorrenza, non hanno fatto altro che prorogare i termini per adeguarsi. Tutto questo a scapito dei contribuenti e in difesa della sola categoria degli stabilimenti balneari, mentre l’Europa ci multa.

Adesso ognuno fa come meglio crede: alcuni comuni della riviera adriatica, già tra novembre e dicembre 2023, hanno presentato ricorso alla legge 118/2022 approvata da Draghi che estende la concessione agli stessi concessionari fino al 31 dicembre 2024, termine entro il quale fabbriche dovranno competere. Nei comuni le cui amministrazioni non hanno preso posizione, come quello romano, gli stabilimenti balneari sono come se fossero inquilini a cui è scaduta la locazione della casa ma ai quali il proprietario delle mura non ha detto se partire o se restare e paga.

Intanto il sindaco Gualtieri è molto presente sui social e recentemente ha fatto visita anche ai resti carbonizzati del chiosco di Capocotta, mentre anche il suo partito si assume qualche responsabilità e cerca di serrare i ranghi, consapevole che presto inizierà la stagione estiva e che le cose non dovrebbero andare bene. Non sono state a questo punto: “C’è stata una sottovalutazione dal punto di vista amministrativo – racconta a Fanpage Giovanni Zannola, consigliere del PD – perché è passato troppo tempo da quando abbiamo riportato la delegazione sulla costa a Roma Capitale per giorno in cui fu costituito l’ufficio. Deve essere operativa al cento per cento, non solo per dare inizio a questa stagione balneare ma per svolgere tutta questa necessaria opera di verifica, controllo e trasformazione. A questo punto – e conclude – non possiamo fare altro che spingerci oltre”.

 
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