“All’obitorio ho visto segni di tortura sul suo corpo” – .

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Caso Regeni, novità sulle indagini

16 aprile 2024

16:05

Il racconto di Maurizio Massari, ascoltato come testimone nel processo davanti alla Corte d’Assise di Roma contro quattro 007 egiziani per la morte di Giulio Regeni: “C’erano evidenti segni di tortura, colpi ricevuti su tutto il corpo con contusioni e segni di fratture e tagli”.

«Mi sono recato personalmente all’obitorio dove era custodito il corpo di Giulio. C’erano evidenti segni di torturacolpi ricevuti su tutto il corpo con contusioni e segni di fratture E tagli“. Inizia la drammatica storia dell’ex ambasciatore italiano al Cairo Maurizio Massari, che oggi è stato ascoltato come testimone nel processo davanti alla Corte d’Assise di Roma contro quattro 007 egiziani per la morte di Giulio Regeni.

Nel corso dell’udienza Massari, attualmente ambasciatore italiano presso la Nazioni Unite e al Cairo, fino all’aprile 2016, ne ha ricostruito i giorni scomparsa del ricercatore italiano, nel gennaio 2016, e di scoperta del suo cadavere, rispondendo alle domande del sostituto procuratore Sergio Colaiocco.

“La prima volta che mi è stato fatto il nome di Regeni è stata la notte del 25 gennaio 2016 – ha detto il diplomatico -. Ricordo di aver ricevuto una telefonata da un professore italiano intorno alle 23.30 (Gennaro Gervasio, ed) che mi ha detto che non aveva sue notizie da alcune ore e che non si era presentato all’appuntamento di quella sera e aveva il cellulare spento. Ho immediatamente avvisato il direttore del centroAise presso l’ambasciata che ha attivato con i suoi contatti che però non hanno ricevuto alcuna notizia di Regeni”.

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Massari ha spiegato che “il 25 gennaio è stata una giorno particolare: c’era molta polizia, c’era stata ricerche. Dalle ambasciate abbiamo lanciato avvisi agli italiani affinché evitino zone pericolose e assembramenti. Ma Giulio non l’ha ricevuto, non era registrato, non c’era nessun obbligo. Dopo la chiamata del professore ho subito avvisato il responsabile del centro Aise. Ho chiesto un incontro a Ministero dell’Interno Egiziano. IL preoccupazioni stavano crescendo, non abbiamo ricevuto informazioni dalle autorità egiziane. Quando tornammo per chiedere un incontro, ricordo intorno al 30-31 gennaio, il suo capo di gabinetto finalmente mi disse che il ministro mi avrebbe incontrato presto”.

Il 2 febbraio, infatti, dopo l’ufficializzazione della notizia della scomparsa di Regeni, l’ambasciatore è stato ricevuto dal ministro dell’Interno egiziano. «Sulla sorte di Giulio non avevamo notizie ma il ministro ha fatto qualche accenno telecamere della metropolitana del Cairo da cui non risulta alcun passaggio di Giulio la sera del 25 gennaio”. La notizia del ritrovamento del cadavere gli è stata comunicata il giorno successivo dal viceministro degli Esteri egiziano. «Ricordo poi di aver ricevuto alcuni messaggi dal tutor di Regeni all’Università americana del Cairo. È stata lei a dirmi dov’era il corpo, mi ha consigliato di andare lì e di insistere l’autopsia non è stato effettuato in Egitto”, ha concluso.

 
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