Guido Catalano, nel corso dell’udienza preliminare davanti al gip del tribunale di Agrigento Giuseppa Zampino, si è difeso rispondendo alle domande dei pubblici ministeri Salvatore Vella e Giulia Sbocchia, negando ogni responsabilità e fornendo quindi una versione del tutto alternativa, rispetto a quanto sostenuto da la Procura, riguardo alle cause dell’esplosione.
Afferma infatti che la doppia esplosione non è stata assolutamente causata dal metano fuoriuscito dalla rottura della tubazione ma, secondo la sua versione, da uno sversamento di GPL che si trovava in strada prima dell’esplosione, sia in via Trilussa che in via Pascoli. Questa “fuoriuscita” proveniva da una bombola presente nella zona. Ad un certo punto sarebbe esploso, provocando, a catena, la seconda e più devastante esplosione, anch’essa non imputabile al metano ma presumibilmente, sempre secondo la sua tesi, alla presenza di benzina o fertilizzante che sarebbero stati rinvenuti in una delle case esplose. nell’aria in via Trilussa.
Catalano ha fatto riferimento anche alla frattura riscontrata, dopo accertamenti tecnici, nel metanodotto nel cosiddetto “raccordo S”, proprio davanti all’abitazione di una delle vittime, il professor Pietro Carmina.
L’imputato ha affermato che la rottura riscontrata nel metanodotto sarebbe stata causata dalle precedenti esplosioni e quindi del tutto consequenziale e non determinante. Secondo la sua ricostruzione, il metano sarebbe quindi fuoriuscito dalla tubazione, rilasciandosi nell’atmosfera dopo le prime due esplosioni descritte in precedenza. Ora, per dare corpo a questa tesi, bisognerebbe capire quanto GPL potesse essere presente al momento dell’esplosione per provocare danni così ingenti.
L’udienza è stata rinviata al 30 aprile per le conclusioni delle conclusioni.
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