il segreto di un successo trainato dall’enoturismo – .

il segreto di un successo trainato dall’enoturismo – .
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La Liguria è come un boomerang, curvo, lungo e stretto, con vigneti caratterizzati dalle inclinazioni più disparate. Per lo stesso vitigno emergono vini completamente diversi nelle varie zone, e questo fa impazzire gli amanti del vino. COME Marco Rezzano, presidente dell’Enoteca regionale ligure e di Ais Liguria, scolpisce l’identikit della sua terra. L’enologo, che gestisce anche un ristorante di alta cucina a Framura (La Spezia), L’Agave, affacciato sul mare, conosce ogni centimetro dei pregi e dei difetti della sua regione. Abbiamo parlato con lui del successo dei vini liguri, cercando di evidenziare i punti di forza del settore nella zona, ma anche le crepe, dove c’è margine di miglioramento. Il vino La Liguria sta vivendo un momento d’oro, in controtendenza rispetto al resto d’Italia. Lo dicono i numeri: 5,5 milioni di bottiglie prodotte in un anno; 1600 gli ettari vitati nel territorio regionale, con un piccolo incremento annuo intorno all’1%; 8 DOC (Cinque Terre, Colli di Luni, Colline di Levanto, Golfo del Tigullio, Ormeasco di Pornassio, Riviera Ligure di Ponente, Rossese di Dolceacqua, Val Polcevera) e 4 Igt (Liguria di Levante, Colline del Genovesato, Colline Savonesi, Terrazze) di Imperia); +55,8% in crescita l’export di vini liguri nel 2023 rispetto al 2022 con un valore dell’export di 23,9 milioni nel 2023, nel 2022 è stato di 15,3 milioni di euro (dati Uiv e Ais).

Vigneti a picco sul mare nelle Cinque Terre (ph @enotecaregionaleliguria)

«I vini liguri attraggono perché sono riconducibili a un territorio ben delimitato. Il merito va ai viticoltori che hanno valorizzato le varietà antiche e hanno continuato ad andare avanti anche quando le tendenze degli anni passati suggerivano di realizzare prodotti più semplici. E oggi il gusto degli appassionati va in quella direzione: cercano vitigni tradizionali, rari, di alto profilo. Il nostro problema è far crescere i volumi: la domanda è molto più alta dell’offerta”. Qual è il ruolo dei ristoranti in questo senso? «La qualità della carta dei vini nei ristoranti sta crescendo grazie al lavoro svolto negli anni per sensibilizzare i ristoratori. Fino a poco tempo fa era difficile trovare etichette liguri sulla carta, oggi tutti i locali hanno una bella scelta. E questa tendenza va di pari passo con l’acculturazione del personale che è chiamato a spiegare i vini ed evidenziare i punti di forza di quel prodotto e/o di quel territorio. La scelta è ampia e comprende anche le bollicine, che rappresentano ancora una nicchia, ma la cui presenza ha colmato una lacuna. Per non parlare dei vini da dessert, primo fra tutti lo Sciacchetrà, da sempre vanto della regione”.

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In questo contesto un ruolo importante è giocato dall’enoturismo. «I numeri ci dicono che l’enoturismo è in forte espansione – spiega Rezzano – Le aziende stanno organizzando l’accoglienza e, soprattutto d’estate, crescono le proposte legate a esperienze in vigna con aperitivi al tramonto, cene tra i filari, visite guidate della cantina e così via. I nostri turisti hanno una capacità di spesa molto elevata, muovono il mercato, e questo ci fa capire che ampliare e migliorare la qualità dell’offerta è la strada giusta da seguire”.

Un grappolo di Ormeasco (ph @enotecaregionaleliguria)

A questo punto cosa manca? «Il prossimo passo è riuscire a creare una rete organizzativa tra produttori – Rezzano risponde – In Liguria ci sono notevoli problemi logistici: da est a ovest ci sono oltre 300 chilometri, un punto di forza che valorizza la biodiversità della regione e la varietà dei luoghi da visitare, ma anche un punto di debolezza. Per offrire servizi efficienti ed efficaci ai visitatori è necessario tracciare un filo conduttore che unisca tutte le aziende vitivinicole e che faciliti un’organizzazione omogenea, una promozione coordinata e un confronto territoriale costante tra le aziende: è necessario muoversi in simbiosi, con gli stessi dinamiche, creando situazioni di confluenza tra gli enti consortili, magari con un unico indirizzo, un po’ come è successo con l’Enoteca regionale che conta quattro sedi, una per provincia (Castelnuovo Magra, Genova, Ortovero e Dolceacqua)».

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