“Procediamo con la intitolazione di una via a Catanzaro” – .

“Procediamo con la intitolazione di una via a Catanzaro” – .
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«Mentre il pubblico del convegno programmatico Fratelli d’Italia a Pescara rende omaggio alla memoria di Enrico Berlinguere dal palco la figlia del leader comunista, Bianca, rievoca l’emozione per l’incendio di Primavalle, e la sofferenza per il tributo di sangue versato dai giovani militanti di destra e di sinistra negli anni di piombo, ribadendo la necessità della pacificazione nazionale, a Catanzaro la richiesta di intitolare una via cittadina Sergio Ramelli, approvato anni fa dalla commissione toponomastica e dal consiglio. Nel giorno che segna i 49 anni dalla morte dello studente del Fronte della Gioventù, massacrato a colpi di chiave inglese a soli 18 anni da un commando di Vanguard Workers, chiedo al sindaco Nicola Fiorita dare seguito a quella decisione, come richiesto anche da alcuni consiglieri comunali. Un atto che sarebbe coerente, tra l’altro, con l’intitolazione di un luogo della città al presidente Pertini che, con il desiderio di porre fine a quell’orribile stagione di odio politico, si recò al capezzale del giovane militante del Fronte della Gioventù. Paolo Di Nella, anch’egli ucciso in un feroce attentato”. E’ quanto afferma l’On. dice. Wanda Ferro (FDI), sottosegretario all’Interno, che prosegue: “L’omicidio di Sergio Ramelli fu uno dei delitti politici più efferati di quegli anni. Sergio morì dopo 48 giorni di agonia, in seguito all’agguato compiuto il 13 marzo 1975 da estremisti di sinistra che decisero di punirlo per le opinioni espresse in una tesina scolastica in cui aveva criticato l’operato delle Brigate Rosse e la mancanza di cordoglio istituzionale per l’uccisione in un agguato dei militanti padovani Missini Mazzola e Giralucci. Sergio non era violento, era un ragazzo come tanti che ha vissuto la sua giovane età tra studio e passione politica. La sua drammatica agonia e la sua straziante morte sono l’emblema di una stagione di furore ideologico che rischia sempre di ripetersi, seppure con forme, modalità e posizioni diverse. L’obiettivo delle istituzioni deve essere quello di costruire una memoria condivisa e una necessaria pacificazione, ricordando soprattutto ai più giovani, anche attraverso gesti simbolici come l’intitolazione di una strada, il costo in termini di dolore e sofferenza di quegli anni di violenza” .

 
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