Tajani da Riad ribadisce gli obiettivi della liberazione degli ostaggi, dell’aiuto ai civili e della soluzione dei due Stati.

Tajani da Riad ribadisce gli obiettivi della liberazione degli ostaggi, dell’aiuto ai civili e della soluzione dei due Stati.
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Il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, si è recato oggi a Riyadh, capitale dell’Arabia Saudita, per partecipare a un incontro incentrato sul futuro della Striscia di Gaza. Si tratta del primo incontro internazionale dopo il G7 di Capri, dove al centro del dibattito è stata la questione del Medio Oriente. Insieme al segretario di Stato americano, Antony Blinken, al ministro degli Esteri del Regno Unito, David Cameron, ai ministri occidentali e a quelli dei Paesi arabi, l’Italia sta lavorando per convincere il movimento islamista palestinese Hamas ad “accettare la proposta di tregua avanzata da Israele per raggiungere un accordo soluzione alla crisi di Gaza”, ha detto Tajani, sottolineando: “Il nostro obiettivo è liberare gli ostaggi, aiutare la popolazione civile e preparare finalmente la strada per avere due popoli e due Stati” .

A Riad il Ministro Tajani incontrerà diversi omologhi internazionali e della regione mediorientale. Secondo fonti della Farnesina “Gli incontri mirano a sostenere e armonizzare gli sforzi degli Stati Uniti e dei Paesi arabi in prima linea per evitare una nuova fase di guerra a Gaza e ad attivare tutti i meccanismi per la distribuzione degli aiuti e la riabilitazione di Gaza in questo momento come non appena le autorità israeliane consentiranno l’ingresso massiccio di convogli”. L’obiettivo dell’incontro è rafforzare il coordinamento per allentare la tensione tra Israele e Iran ed evitare un ulteriore peggioramento della crisi a Gaza. Tajani condividerà i risultati del G7 di Capri con i ministri arabi ed europei e avrà diversi momenti di confronto con i colleghi europei, così come con altri colleghi della regione, tra cui i ministri di Qatar, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Giordania. Presente oggi a Riad anche il segretario di Stato americano Antony Blinken, che proseguirà poi con un nuovo viaggio nella regione per scongiurare la possibilità di una nuova escalation militare tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas.

L’incontro nella capitale sauditaSi svolge, inoltre, a pochi giorni dal Consiglio Affari Esteri dello scorso 22 aprile nel corso del quale Tajani ha condiviso i risultati del G7 di Capri con il ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan, e con il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman. bin Jassim Al Thani. Il Ministro Tajani presenterà oggi anche le ultime valutazioni del tavolo romano di coordinamento di “Cibo per Gaza”, l’iniziativa che il governo italiano ha attivato con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione, il Programma Alimentare Mondiale e la Federazione Internazionale della Croce Rossa e le Società della Mezzaluna Rossa. Per Tajani “l’obiettivo è quello di spingere per un cessate il fuoco immediato, per la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani e per portare al più presto massicci aiuti alla popolazione civile di Gaza. L’emergenza è insostenibile e va affrontata immediatamente”. I diversi incontri che si terranno a Riyadh saranno decisivi anche per rilanciare il processo politico che ora deve essere costruito per portare avanti una soluzione diplomatica nel nome della formula “due popoli, due Stati”.

L’incontro internazionale a Riyadh avviene in un contesto di instabilità che, al di là di Gaza, rischia ancora di coinvolgere altri attori internazionali. Dopo l’attacco missilistico iraniano contro Israele del 13 aprile – definito da Teheran come una risposta limitata rispetto all’attacco al suo consolato a Damasco per evitare un’escalation –, la risposta israeliana del 19 aprile ha messo in luce la vulnerabilità degli assetti strategici iraniani, compresi quelli nucleari, e ristabilito un clima di deterrenza. Anche l’azione israeliana è stata limitata, un fatto che ha permesso a Teheran di minimizzare l’incidente ed evitare una potenziale escalation regionale. Tuttavia, da parte dei paesi arabi è emersa una preoccupazione unanime, accompagnata da un appello rivolto agli attori coinvolti alla moderazione e alla riduzione della tensione. Nel frattempo si è svolta a Capri la riunione della Farnesina del G7, che ha dato forte impulso al rafforzamento della pressione sanzionatoria nei confronti dell’Iran, mentre in Europa si lavora per estendere le disposizioni sul trasferimento di droni alla Russia, nonché sulla produzione dei missili e il loro utilizzo per destabilizzare la regione.

I negoziati su Gaza restano però ad un punto morto mentre il governo israeliano sembra intenzionato a procedere – in tempi ancora da stabilire – con l’operazione di terra a Rafah. D’altro canto, il Paese ebraico ha avviato un intenso dialogo con l’Egitto per la preparazione di aree sicure, l’acquisto di diverse decine di migliaia di tende e il trasferimento a Gaza di due brigate delle Forze di difesa israeliane (IDF), pari a circa 6mila unità: tutti elementi che sembrano confermare che le fasi preparatorie del vero e proprio intervento militare a Rafah siano già iniziate. Limitati sviluppi arrivano sul fronte dell’accesso umanitario, anche se Israele afferma di aver favorito un maggiore flusso di aiuti nella Striscia. Permangono tuttavia questioni critiche relative alla distribuzione degli aiuti a Gaza e alle condizioni di sicurezza degli operatori umanitari. In questo contesto si inserisce anche il confronto tra l’IDF e i miliziani sciiti libanesi Hezbollah: l’esercito israeliano, infatti, sta portando avanti azioni preventive sempre più frequenti e profonde in territorio libanese.

La scelta di tenere l’incontro a Riad conferma il grande attivismo dell’Arabia Saudita rispetto al dossier, soprattutto dopo che il Qatar starebbe rivalutando il proprio ruolo nella mediazione del rilascio degli ostaggi, in seguito alle dure critiche del Congresso degli Stati Uniti per il presunto tentativo di utilizzare i colloqui di Doha per ottenere concessioni da Israele. Sulla questione del “futuro di Gaza” ci sono attualmente posizioni decisamente distanti: in Israele prevale una prospettiva di breve periodo guidata dall’emergenza contingente, nonostante la spinta di alcuni settori della società civile per una strategia complessiva. L’attivismo di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania, Qatar e Autorità Nazionale Palestinese (Anp), sotto la pressione di Riad, ha evidenziato due questioni fondamentali, difficili da affrontare in un conflitto in corso: la piena riconoscimento internazionale dello Stato palestinese; la gestione della sicurezza a Gaza, nella quale resta ancora da capire se una forza internazionale di interposizione, guidata da arabi, possa in qualche modo garantire una transizione pacifica.

In relazione al riconoscimento dello Stato palestinese, dopo che la risoluzione dell’Algeria sull’ammissione all’ONU come Paese membro a pieno titolo è stata respinta a causa del veto degli Stati Uniti, la questione sarà sottoposta all’Assemblea Generale in data da definire. In questo contesto Riyadh vuole riunire anche i Paesi occidentali inclini a esprimere un voto favorevole sulla questione (Francia, Spagna, Irlanda, Norvegia, Belgio, Slovenia, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Lussemburgo e Andorra). Su questo fronte l’Italia ritiene che il riconoscimento dello Stato di Palestina debba arrivare dopo un negoziato con Israele sostenuto dalla comunità internazionale. Certo è che all’interno dell’Unione Europea le posizioni sono distanti, tanto che alcuni Stati membri hanno ipotizzato di raggiungere un consenso a 27 sull’ammissione all’Onu senza prima procedere al riconoscimento dell’entità statale palestinese. Durante l’incontro dello scorso 22 aprile, il ministro saudita Bin Farhan aveva chiarito a Tajani che Riyadh vorrebbe innanzitutto promuovere l’ammissione della Palestina alle istituzioni finanziarie legate all’ONU, come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, per avviare così un percorso progressivo verso il pieno riconoscimento.

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