«Non erano mazzette, governavo io» – .

«Non erano mazzette, governavo io» – .
«Non erano mazzette, governavo io» – .

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti non ha intenzione di dimettersi. Lo ha detto ieri il suo avvocato Stefano Savi nella casa di Ameglia dove si trova agli arresti domiciliari. Ma l’inchiesta sulla corruzione in Liguria intanto si concentra sui soldi delle aziende dei rifiuti. Da cui il governatore avrebbe ricevuto 195mila euro in quattro anni. E mentre Fratelli d’Italia è disposto ad aspettare almeno un mese prima di chiedere le dimissioni di Toti, si apre un altro fronte politico. Che coinvolge la Lega. Al microscopio due erogazioni da 15mila euro ciascuna da parte dell’imprenditore Aldo Spinelli al Carroccio tra maggio e agosto 2022. In una conversazione intercettata Spinelli parla con il presidente dell’Autorità Portuale di Genova Paolo Signorini e dice: «Alla Lega ho effettuato un bonifico bancario”.

La resistenza di Toti

Per ora Toti non ha intenzione di lasciare la poltrona di governatore. “Sono tranquillo nel mio agire ma non posso sapere come si muovano tutte le persone che si muovono a mio nome nella zona”, è uno dei pensieri riportati oggi dal Corriere della Sera. E ancora: «Non ho preso mazzette, non ho perseguito alcun interesse privato. Se ci fossero malintesi li chiarirò”. L’ex giocatore Mediaset vuole rispondere alle domande del gip Paola Faggioni nel corso dell’interrogatorio preliminare, previsto per domani. Vuole farlo per poi presentare un ricorso sulla libertà personale. E poi eventualmente il ricorso al Tribunale del Riesame. Sarebbe il primo passo per riconquistare la vitalità politica. La stampa dice che con lui c’era la moglie Siria Magri. «Non erano tangenti, ma governavo io», diceva sempre in sua difesa. «Tutto quello che ho fatto è stato per migliorare la Liguria», è la sua tesi.

I trasferimenti alla Lega

Intanto il quadro su Spinelli è meglio delineato dalle intercettazioni. il fatto Quotidiano riferisce di un progetto dell’imprenditore con la MSC di Luigi Aponte (non indagata) per frazionare le aree del Bulk Terminal del porto di Genova. Spinelli è al 55%, Aponte al 45%. L’idea è quella di smantellarlo unendo il versante ovest con le aree già di proprietà Spinelli e quello est con quelle di MSC. Il progetto però costa 190 milioni di euro. I due sperano nell’intervento del Pnrr. E parlano di un incontro con Giancarlo Giorgetti, allora ministro dello Sviluppo. «È pronto a farlo da solo (il progetto, ed)», dice Spinelli. Che, quando Signorini si dimostra scettico, risponde: «Anche loro abbiamo fatto un bonifico, poi gliene facciamo un altro, non preoccupatevi». Alla fine, tra maggio e agosto, nel Carroccio arriveranno 30mila euro.

I 200mila euro a casa Spinelli

Intanto la Guardia di Finanza ha trovato 200mila euro in contanti a casa di Spinelli. Si tratta di una parte dei 570mila che il gip aveva disposto per il sequestro. L’ordinanza precisa che tra i finanziatori di Change, la fondazione presieduta da Toti, e del Comitato Giovanni Toti, oltre agli imprenditori portuali ci sono anche chi si occupa di rifiuti e discariche. Come Pietro Colucci, imprenditore campano che nel 2021 ha gestito alcune discariche in provincia di Savona destinate allo smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi con il recupero di materiali ed energia elettrica dal biogas. Secondo gli inquirenti, tra il 2016 e il 2020 Colucci, attraverso le sue società, aveva finanziato Toti con 195mila euro.

In quello stesso periodo «le società riconducibili al gruppo Colucci – si legge nell’ordinanza – avevano come interlocutore istituzionale la Regione Liguria, competente a rilasciare le autorizzazioni per la gestione delle discariche. Tutti i finanziamenti provenienti dalle società del gruppo riconducibili a Colucci e diretti al Comitato Cambiamento e al Comitato Giovanni Toti Liguria non erano stati approvati dai rispettivi organi sociali e, in alcuni casi, non erano stati nemmeno iscritti in bilancio” .

Elettori arrabbiati per il lavoro promesso

Sui giornali si leggono anche le lamentele per il lavoro promesso e non arrivato in cambio del voto. Gs, che fa parte del comune di Riesi, lo chiede al consigliere comunale Stefano Anzalone, che ha contribuito a farsi eleggere. Una serie di messaggi che vanno da settembre 2020 a febbraio 2021. «Ciao Stefano, grazie per il tuo impegno nel farmi contattare da Global Service ma purtroppo con il mio mal di schiena e il problema della sciatica non posso svolgere quel tipo di compito. Io, mia moglie e mio figlio siamo a casa senza lavoro. Io, parenti e amici ti abbiamo sostenuto, 32 voti sicuri! Ho bisogno di un posto sicuro in cui sentirmi a mio agio e di uno stipendio dignitoso. Grazie ai voti che ti ho fatto prendere, ti sei sistemato. Siamo tutti a casa in famiglia. Spero che rifletterai su questo. Non ti ho mai dato fastidio, a casa sono indietro con l’affitto e le bollette. Ti prego in ginocchio se mi aiuti a trovare un lavoro dignitoso”, scrive. Anzalone non gli risponde.

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