«Ma che tipo di censura, il vero problema è l’attacco alla 194» – .

«Ma che tipo di censura, il vero problema è l’attacco alla 194» – .
«Ma che tipo di censura, il vero problema è l’attacco alla 194» – .

«Ho sentito il ministro Roccella usare la parola “censura” per le denunce che ha ricevuto. Mi sembra eccessivo, c’è una netta differenza di potere tra le ragazze dei collettivi e un ministro che ha la possibilità di dire la sua ogni giorno su tutte le televisioni. La censura è quando chi ha il potere toglie la parola a chi ne ha molto meno, non una semplice protesta non violenta”. Cecilia Strada, attivista per i diritti umani, ex presidente di Emergency, figlia di Gino e Teresa, è la leader del Partito Democratico alle elezioni europee nel Nord-ovest.

Il ministro ha esagerato?

Sono abituato alle proteste. Quando dico che bisogna salvare vite umane in mare ricevo insulti di ogni genere, molto più violenti, ma non faccio la vittima: un personaggio pubblico corre questi rischi e una ventina di studenti non possono mettere a tacere un ministro. Mi preoccupa molto di più vedere le giovani donne che, nel 2024, sono costrette a ribadire di voler decidere del proprio corpo. Pensavamo fossero diritti acquisiti una volta per tutte. E mi preoccupa vedere che con i soldi del Pnrr la destra vuole far entrare i pro-life nei centri di ascolto. Mi preoccupa lo sforzo che le donne fanno per riuscire a interrompere la gravidanza, tra l’opposizione dei medici e altri ostacoli. Se il governo vuole ridurre gli aborti, dovrebbe investire nell’educazione sessuale nelle scuole e rendere gratuita la contraccezione. Altrimenti si percepisce solo il desiderio di attentare alla libertà delle donne.

Marco Tarquinio, candidato come lei nel Pd, sostiene che l’aborto non è un diritto. Cosa risponde?

Rispetto la sua posizione di credente, gli chiedo di rispettare la legge 194 e la libertà di scelta delle donne, cosa che lui non ha mai messo in discussione. Non c’è bisogno che nessuno dei due cerchi di far cambiare idea all’altro.

Perché una persona con la tua storia si è candidata nel Partito Democratico?
Potrei farvi la domanda: “Perché il Partito Democratico adesso fa manifesti che parlano di pace e chiedono che il Mediterraneo non sia più un cimitero?”. Oggi il Pd è vicino a molte mie battaglie. Non tutti, per carità. Ma io do molto valore alle differenze: non vorrei mai essere in un partito dove tutti la pensano esattamente come me. Questo non è il principale soggetto che ha stipulato gli accordi con la Libia; propone invece una missione di salvataggio europea. Ci sono tutte le condizioni per viaggiare un po’ insieme.

Sull’Ucraina siete più favorevoli ai negoziati che all’invio di armi. Posizione piuttosto isolata nel Pd.

Laura Boldrini è d’accordo con me e non è l’unica. Dopo due anni di guerra, emerge sempre più la necessità di negoziati per una pace giusta.

Cosa intendi per pace giusta?

Una pace che non crea le condizioni per un ritorno alla guerra dopo tre settimane.

Votereste per più spedizioni di armi?

La mia posizione è nota, ora bisogna investire tutte le energie nella trattativa. Non sono ancora stato eletto, spero davvero che, se e quando siederò al Parlamento europeo, si sia già raggiunta una soluzione. In ogni caso voterò secondo coscienza, consapevole che nessuno verrà messo alla porta.

Tarquinio, pacifista come lei, dice di sentirsi un papa straniero nel Pd. Anche lei?

Apprezzo il fatto che la discussione interna sia presente nel Pd e sia incoraggiata anche dai leader. Sulla pace sono d’accordo con Tarquinio, con il cardinale Zuppi, con papa Francesco, con il movimento pacifista ucraino. Da due anni tutti sono concentrati sul sistema di guerra, è ora di cambiare, di dare una possibilità alla pace e di investire tutte le risorse economiche, mentali e politiche. Abbiamo già visto dove porta la logica della guerra: i conflitti non si fermano e c’è il rischio di un’apocalisse nucleare. Non avrei mai pensato che mio figlio di 14 anni mi avrebbe chiesto se qualcuno avrebbe davvero premuto il pulsante atomico.

Schlein è d’accordo?

Il compito del segretario è riassumere. Ma è lei la prima a volere una pace giusta.

L’UE sta facendo abbastanza per la pace in Palestina?

Ciò che sta accadendo a Gaza e a Rafah è mostruoso, anche per noi occidentali che accettiamo che un governo democratico compia un massacro di civili. Ho visto questi massacri compiuti dai talebani, dalle milizie o dai terroristi, ma questo è un Paese democratico. I morti sono molti di più dei 35mila di cui parliamo: c’è un effetto “indotto” causato da fame e malattie. Per l’Occidente è un problema molto serio e anche una dimostrazione di incoerenza: perché a Gaza vengono tollerati i crimini di guerra condannati in Ucraina?

Cosa dovrebbero fare l’Italia e l’UE?

Dite a Israele con maggiore forza che non può comportarsi come un gruppo terroristico. Per me questo significa rispettare Israele, non incoraggiarlo a mettersi dalla parte sbagliata della storia.

Molti, anche nel Partito Democratico, credono che Netanyahu stia legittimamente combattendo Hamas.

La lotta al terrorismo, come alle mafie, si fa seguendo il denaro. Per combattere la mafia e la ndrangheta non si bombardano né Palermo né Milano.

Come è cambiata la tua vita ora che sei in politica?

Ancor prima ero in giro per incontrare persone, una delle parti migliori del mio lavoro. Mi regalano parole come pace e diritti, ma soprattutto speranza. Poter cambiare le cose con un voto. Provo a dire che l’Europa non è un’entità astratta, dipende anche dalle persone che verranno elette.

Firmerà i referendum della Cgil contro il Jobs Act?

Certamente, e considero sano un partito che ha il coraggio di correggere gli errori del passato, come quello sui migranti. Schlein ha scelto di concentrarsi sui diritti dei lavoratori, senza il timore di sconfessare le scelte fatte da alcuni predecessori.

Esiste una repressione del dissenso in Italia?

Abbiamo un governo in cui molti non possono definirsi antifascisti, e questo di per sé rivela un impulso autoritario. Mark Twain diceva che la storia non si ripete ma fa rima: vedo tante rime se guardo come vengono trattati i poveri, gli stranieri, gli studenti, le proteste. Tina Anselmi ha detto che la democrazia non è data per sempre ma va mantenuta in vita: è proprio quello che dobbiamo fare.

 
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