la recensione del film horror sulla pandemia diretto da Deon Taylor – .

Il 2023 è stato un anno pieno di orrore ‘pandemico’, ambientato cioè nei giorni più bui del 2020/2021. Tra questi ricordiamo sicuramente quelli non entusiasmanti Malato di John Hyams (la recensione), che vantava una sceneggiatura co-scritta dalla mente dietro GridoKevin Williamson, e quello ancora meno vincente Paura Di Deon Taylor.

Anche sotto la minaccia di una catastrofe globale, il trentenne rom (Giuseppe Sikora) è bianco (Annie Ilonzeh) hanno ancora molto da festeggiare. Per questo convincono alcuni amici a trascorrere con loro un lungo weekend allo Strawberry Lodge, una sperduta baita nella campagna californiana. Ma quando una super-pandemia costringe il piccolo gruppo a isolarsi in quel luogo, ben presto si ritrovano sotto il giogo di una strega demoniaca che li costringe a vivere da svegli i loro peggiori incubi.

Affinché un’idea come quella alla base di Fear funzioni, i tormenti che ogni personaggio è costretto a sopportare devono servire a far avanzare la nostra comprensione qualcosa.

Questo approccio avrebbe almeno permesso allo scrittore-regista Deon Taylor (La casa accanto: Ti presento i neri 2) per estrarre qualcosa di sostanziale dal suo modesto impianto tecnico, come una maggiore comprensione della mitologia demoniaca o anche solo le tensioni avvertite da questo manipolo di amici.

Invece ogni sequenza di morte è così isolata dalla narrazione che la circonda che l’intera storia finisce per cadere immediatamente nel vuoto. La paura è molto di più una revisione degli stereotipi horror del 21° secolo che un vero e proprio film in qualche modo autonomo.

Prendiamo ad esempio la scena in cui Lou (il rapper VOI) viene costretto nel seminterrato. Questo è un momento standard per qualsiasi thriller apocalittico e simili – ignoriamo, se possibile, l’approccio strumentale che Fear adotta nei confronti delle angosce pandemiche… – e, se non altro, dovrebbe rappresentare un punto di rottura definitivo per il gruppo.

Ma le “regole” della Paura sono così mal pensate che anche questa sequenza non funziona. I personaggi sono semplicemente posseduti dalla paura del titolo e quando arriva il loro turno di morire, queste morti servono solo come ricordo ‘glorificato’ delle loro confessioni davanti al tipico falò di qualche tempo prima.

È frustrante vedere i Fear oscillare con noncuranza tra i sottogeneri caratteristica delle creaturecasa stregata e orrore popolare. Non è necessario che prodotti come questo siano innovativi al punto da rompere gli schemi – l’horror è in definitiva un jazz cinematografico, una serie di variazioni su un tema centrale solido – ma dovremmo almeno riconoscere perché gli artisti da cui ci ispiriamo hanno ha colpito nel segno.

In definitiva, la cosa più spaventosa di Fear è il montaggio iniziale di filmati d’archivio, un complimento che nessun regista vorrebbe sentire.

Di seguito troverai il trailer internazionale dei Fear, in Italia disponibile direttamente per il noleggio su numerose piattaforme streaming:

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