Alessia Pifferi, la donna che lasciò morire di fame la figlia di 18 mesi, condannata all’ergastolo – .

Alessia Pifferi, la donna che lasciò morire di fame la figlia di 18 mesi, condannata all’ergastolo – .
Alessia Pifferi, la donna che lasciò morire di fame la figlia di 18 mesi, condannata all’ergastolo – .

È finita Il processo contro Alessia Pifferi è stata condannata all’ergastolo in primo grado questa mattina al Tribunale di Milano.

La donna è stata accusata aver lasciato la piccola Diana a morire di fame, la figlia di 18 mesi, lasciandola a casa da sola per sei giorni, dal 14 al 20 luglio 2022. Pifferi, 38 anni, è in carcere dal luglio di due anni fa. I giudici hanno poi accertato la piena colpevolezza della donna e le eventuali aggravanti riconosciute.

La donna è apparsa impassibile mentre il giudice leggeva la sentenza. IL i giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione che le venivano contestate unitamente a quelle di motivi futili e di aver commesso il delitto ai danni della figlia minorenne.

“E una giusta sentenza, la prima fase dell’accertamento della verità. Ho sempre creduto in loro e con questa sentenza hanno riportato la vittima al centro del processo”, ha dichiarato il pubblico ministero Francesco De Tommasi, dopo aver letto la sentenza con cui Alessia Pifferi è stata condannata all’ergastolo per l’omicidio della figlia Diana. “Ho visto una donna che recitava una parteMi aspettavo l’ergastolo”, ha aggiunto.

La reazione della famiglia

”Non posso dirvi quello che provo, spero che Diana possa volare via in pace. I giudici hanno fatto ciò che era giusto perché mia sorella non ha circostanze attenuanti”. Sono le prime parole con cui Viviana Pifferi, sorella dell’imputato, ha commentato la condanna all’ergastolo per Alessia.

“È un dolore straziante, si è dimenticata di essere mamma. Deve pagare per quello che ha fatto. Se si fosse pentita e mi avesse chiesto scusa, ma non l’ha fatto. Adesso non potrei dirle niente”, ha detto. ha detto la nonna di Diana Pifferi, Maria Assandri, parlando della figlia Alessia.

L’udienza alla Corte d’Assise di Milano

Inizialmente ha parlato l’avvocato della parte civile, Emanuele De Mitri. Poi è stata la volta dil’intervento dell’avvocato difensore, Alessia Pontenani. L’avvocato si è sempre battuta per il riconoscimento dell’incapacità di intendere e di volontà del suo cliente.

L’avvocato della famiglia: “Alessia Pifferi è l’unica colpevole”

“Siamo di fronte a comportamenti di natura volontaria, un caso agghiacciante in cui le responsabilità sono chiare sulla base di solide prove, mai inficiate dagli esiti delle indagini. In questo processo c’è una sola verità: Alessia Pifferi è colpevole dell’omicidio della piccola Diana, sapeva benissimo che abbandonare la figlia in quel modo le avrebbe causato la morte”, ha detto l’avvocato della parte attrice Emanuele De Mitri.

L’avvocato che tutela gli interessi della madre e della sorella dell’imputata ha aggiunto: “Alessia Pifferi decide autonomamente di lasciare la figlia a casa, mente al compagno e alla famiglia su dove si trova la piccola. Il dubbio sull’imputabilità è stato smontato dalla perizia che lo sostiene era capace di intendere e di volere nel momento dell’evento. ILIn quella stanza non c’era un solo elemento a suo favore. Abbiamo assistito a tentativi di giustificare condotte omicide, tentativi meschini da commedia dell’arte. Ha ha tradito la piccola Diana. Alessia Pifferi ha accettato l’unico esito possibile: la morte”.

L’omicidio “ha un solo responsabile, un solo nome” ha concluso l’avvocato che ha chiesto di non concedere attenuanti generiche e di risarcire 200mila euro per la madre dell’imputato e 150mila euro per la sorella a titolo di danno d’immagine (ovvero 100mila euro ciascuno). come provvisorio) per una famiglia “già tratta dall’ergastolo del dolore”.

L’avvocato di Pifferi: “Dovrebbe essere assolta, non voleva uccidere la figlia”

“Non è nostro compito dare giudizi morali su Alessia Pifferi, Ti chiedo l’assoluzione. È chiaro che non voleva uccidere la bambina”, ha detto Alessia Pontenani, difensore dell’imputato. “Alessia ha avuto un’infanzia terribile, è cresciuta nella trascuratezza e nell’abbandono. È innegabile che abbia avuto problemi già all’asilo”, ha proseguito l’avvocato, iniziando a ricostruire le difficoltà della 38enne.

Perizia psichiatrica

Per due volte il gip aveva respinto la richiesta, presentata dalla difesa, di una consulenza neuroscientifica, per accertare se Alessia Pifferi fosse capace di intendere e di volere e quindi passibile di giudizio.

L’accusa

Nella sua accusa, il pm De Tommasi ha chiesto l’ergastolo per Pifferi, dichiarandosi colpevole di omicidio volontario. Il pubblico ministero ha affermato che, abbandonando la bambina, la donna non solo ha accettato il rischio della sua morte, ma ha deliberatamente permesso che ciò accadesse. Chiedeva inoltre di riconoscere l’aggravante del rapporto di filiazione e le ragioni futili, nonché di considerare anche la premeditazione.

La parte civile ha dichiarato di sostenere la richiesta di condanna all’ergastolo, pur lasciando intendere che, in mancanza di tale sentenza, avrebbe potuto evitare di proporre ricorso in appello. La difesa, invece, oltre ad esaminare le condizioni psichiatriche e psicologiche dell’imputato, cercherà di far riconsiderare l’atto come abbandono di minore con conseguente morte conseguente ad altro reato. L’avvocato difensore, però, ha chiesto il riconoscimento dell’incapacità totale o parziale di intelletto e di volontà del suo assistito.

 
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