Disastro di Suviana, la possibile spiegazione tecnica dell’incidente alla centrale di Bargi – .

A distanza di circa un mese e mezzo dal disastro della centrale idroelettrica di Bargi del 9 aprile 2024, in cui un’esplosione e un incendio colpirono la centrale situata sul lago di Suviana provocando 7 morti e 5 feriti, la situazione non è cambiata molto: il pozzo contenente i sistemi danneggiati è ancora allagato e la falla non è stata ancora tamponata. Ciò implicherebbe che probabilmente, ad oggi, il livello dell’acqua all’interno della centrale avrebbe eguagliato quello del lago, allagando completamente la centrale elettrica. Partiamo dalla causa che ha scatenato l’incidente non è ancora noto e sarà oggetto di accertamenti, quello che possiamo limitarci a fare ora è ipotizzare cosa possa essere successo subito dopo l’inizio dell’incidente.

La situazione della centrale prima del disastro

La pianta era nel test dopo io lavori di manutenzione straordinaria. Nello specifico, manutenzione inclusa sostituzione delle valvole rotanti installato all’estremità della saracinesca. Per essere chiari, il “rubinetti” Quello chiudono il flusso dell’acqua proveniente dall’alto lago del Brasimone. Tali valvole vengono installate nel pozzo della centrale immediatamente a monte del gruppo turbina-pompa idraulica.

Molto probabilmente le operazioni di collaudo si sono concentrate proprio a verificare il corretto funzionamento di tali valvole, sia in condizioni ordinarie che di emergenza (simulate). Queste valvole sono molto pesanti da spostare ed infatti sono azionate da sistemi idraulici e vista la loro importanza strategica in caso di guasto idraulico (devono interrompere il flusso dell’acqua proveniente dal Lago Brasimone) devono potersi chiudere anche in caso di guasto. assenza di energia elettrica o rottura dell’impianto idraulico, chiusura per gravità, oppure grazie alla pressione dell’acqua stessa che “spinge” sulle parti della valvola.

Ciò che possiamo azzardarci a dire è che con tutta probabilità si è verificato il corretto intervento di questi organi di manovra, scongiurando uno scenario ben più devastante, ovvero la scarico incontrollato delle acque del Lago Brasimone direttamente nel pozzo della centrale. Se ciò fosse accaduto, la centrale si sarebbe allagata nel giro di pochi giorni pochi secondicon la conseguente fuoriuscita di a imponente colonna d’acqua dal tetto. Il bilancio delle vittime sarebbe stato molto peggiore. Un incidente di simile entità si è verificato il 17 agosto 2009 nella centrale idroelettrica russa di Sajano-Šhušenskaja, in quel caso persero la vita 75 lavoratori e la centrale fu completamente distrutta.

La possibile dinamica dell’incidente

Quanto si può ipotizzare accaduto a Bargi presenta probabilmente una dinamica più vicina ad un altro, poco conosciuto, incidente avvenuto a Pont-Saint-Martin in Valle d’Aosta nel 1958, causato daaccelerazione incontrollata dell’unità idraulica che portò alla successiva distruzione dell’alternatore. In gergo tecnico si chiama questa condizione “perdere”.

Molto probabilmente al momento dell’incidente il secondo gruppo sotto test (il primo gruppo era già stato testato positivamente) stava lavorando generazioneo il la turbina azionava l’alternatore per produrre energia elettrica spostata sotto il flusso delle acque provenienti dal bacino del Brasimone. Per motivi legati alle procedure di collaudo (o per un guasto), ad un certo punto l’alternatore è stato immediatamente disconnesso dalla rete elettrica.

Scollegando improvvisamente l’alternatore dalla rete, l’equilibrio delle forze meccaniche agenti sull’albero veniva meno: la coppia impartita dalla turbina non era più controbilanciata dalla coppia di reazione prodotta dall’alternatore, con conseguente aumento del numero di giri del gruppo rotazione. Ovviamente, per evitarne la fuga, esistono sistemi di controllo e di emergenza che, in maniera del tutto automatica, intervengono nel più breve tempo possibile per rallentare o almeno deviare il flusso dell’acqua in ingresso alla turbina. Ecco, in questo caso, con ogni probabilità questi sistemi di difesa non sono intervenuti, e se così fosse gli inquirenti dovranno indagare sui motivi per cui tale tutela è venuta meno.

I possibili scenari

A seguito di questo fatto si sarebbero potuti verificare due diversi scenari con la conseguente ed inevitabile distruzione del gruppo:

  1. Rottura del cuscinetto reggispinta. l’intero gruppo rotante è supportato da speciali cuscinetti il ​​cui compito è duplice: sostenere le centinaia di tonnellate di peso del gruppo e garantirne la rotazione sul proprio asse con il minimo attrito e il minimo squilibrio. Sotto l’eccessiva velocità di rotazione, una o più di queste parti avrebbero ceduto, sbilanciando l’albero e provocando la distruzione del rotore dell’alternatore con la proiezione ad alta velocità dei vari pezzi che lo compongono nella sala macchine dove è contenuto. L’incendio scaturito dall’incidente potrebbe essere avvenuto a causa della fuoriuscita dell’olio in pressione contenuto nei cuscinetti che fuoriuscendo violentemente si sarebbe nebulizzato, ma l’inizio del violento incendio è stato invece prodotto direttamente dall’alternatore che, una volta distrutto , hanno generato scintille o archi elettrici.
  2. Distruzione del rotore dell’alternatore. Potrebbe invece essere stato l’alternatore a rompersi prima dei cuscinetti, e di conseguenza i cuscinetti, a rilasciare l’olio in pressione e a provocare l’incendio.

In seguito al rilascio incontrollato e violento di energia meccanica, in concomitanza con l’incendio, il sottotetto tra i piani –7 e –8 crollò, crollando verso i piani inferiori. Entrambe le dinamiche presentate sono compatibili anche con le testimonianze dei testimoni e con le immagini registrate subito dopo l’incidente. Il forte rumore, il rombo, l’esplosione nonché il fumo registrati nelle immagini riprese dall’elicottero dei vigili del fuoco sono fuoriusciti dalla copertura del pozzo. C’è stata anche una fuoriuscita di petrolio, nelle immagini riprese dall’alto dai Vigili del Fuoco si vede chiaramente la chiazza di idrocarburi che galleggia sul pelo libero dell’acqua del lago di Suviana.

Immagine

L’ingresso dell’acqua nella centrale elettrica

L’ingresso di acqua nella centrale a seguito dell’incidente può essere avvenuto per due principali ragioni:

  • distruzione di sistema di raffreddamento dell’alternatore che utilizzava uno scambiatore di calore aria-acqua; acqua prelevata direttamente, in circuito aperto, dal Lago di Suviana.
  • Oltre alla distruzione dell’alternatore potrebbe danneggiarsi anche la cassa metallica contenente la turbina-pompa riempita d’acqua. Ciò significa che parte dell’acqua proveniente sia dalle tubazioni di monte che dal Lago di Suviana è confluita nel pozzo, ma solo per pochi istanti, durante il tempo necessario alla chiusura di emergenza della valvola stellare e della saracinesca di scarico a valle.

Presumibilmente l’acqua potrebbe essere entrata proprio a causa della combinazione di questi due punti.

 
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