“Ho sempre agito nell’interesse dei cittadini” – .

“Ho sempre agito nell’interesse dei cittadini” – .
“Ho sempre agito nell’interesse dei cittadini” – .

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha depositato una memoria di 17 pagine a sostegno dell’interrogatorio investigativo svolto oggi davanti ai pm Federico Manotti e Luca Monteverde, insieme al sostituto Vittorio Ranieri Miniati. Parole scritte per «esporre le linee politiche e morali che, da quando ho assunto l’onore di guidare la Regione Liguria, hanno sempre informato l’attività portata avanti dal Consiglio regionale nell’unica prospettiva di servire il bene e l’interesse comune dei cittadini liguri e dei le loro istituzioni”. Nel suo ricordo Toti precisa che «c’è da parte mia la ferma volontà di collaborare alla ricostruzione della verità» per restituire «alla mia figura di uomo e di servitore dello Stato la dignità che ho costantemente cercato di preservare». «Nella mia carriera politica ho sempre cercato di perseguire l’interesse pubblico che è il fine ultimo della mia azione politica. Questo scopo viene raggiunto non attraverso l’opposizione alle pretese dei privati ​​ma piuttosto attraverso la convogliazione di queste verso l’interesse della comunità e del territorio, modo in cui si realizza la migliore essenza dell’interesse pubblico”.

“Ogni euro raccolto aveva una destinazione politica: nessun contributo ha prodotto arricchimento o vantaggio personale né per me, né per altri esponenti del mio partito, né per terzi privati”, ha dichiarato ancora il governatore nella nota consegnata ai pm al termine dell’interrogatorio. «Ogni donazione di denaro – ha aggiunto – è stata accreditata con metodi tracciabili e rendicontata. Parimenti tutte le spese sostenute sono state rendicontate e pubblicizzate nei termini di legge e non solo. I bilanci e i rapporti sono stati (e sono tuttora) pubblicati sui siti delle organizzazioni politiche che mi sostengono”.

Interrogatorio sul fiume

Sono oltre 100 le domande che i pm hanno preparato per l’interrogatorio di Giovanni Toti. Il governatore della Liguria è entrato alle 11 nella caserma della Guardia di Finanza al porto di Genova, dove è stato convocato dal procuratore antimafia Luca Monteverde e dal sostituto procuratore Vittorio Miniati, che lo accusano di corruzione e scambio di voti. Dallo scorso 7 maggio Toti si trova agli arresti domiciliari nell’ambito delle indagini delle Procure di Genova e La Spezia. Al momento i legali del governatore ligure non hanno depositato memorie difensive. Ma i documenti potrebbero essere allegati dopo l’interrogatorio. L’interrogatorio, che già si prevedeva lungo, potrebbe durare almeno fino a sera. Ma non è escluso che possa essere interrotto e ripreso domani mattina.

Le accuse contro Giovanni Toti

Sono tre i capi d’imputazione di cui gli inquirenti accusano Toti. A partire da un giro di mazzette, con cui il governatore ligure avrebbe favorito l’imprenditore Aldo Spinelli e il gruppo Esselunga. Poi c’è il finanziamento dei suoi comitati elettorali. Secondo l’accusa Spinelli avrebbe finanziato le campagne elettorali di Toti in cambio del rinnovo della concessione trentennale del Terminal Rinfuse, oltre all’interesse a destinare una parte della spiaggia pubblica di Punta Olmo a Celle Ligure per la realizzazione di 42 appartamenti ipotizzati da Spinelli. Il finanziamento Esselunga, invece, sarebbe servito a sbloccare le due procedure relative all’apertura di due supermercati a Savona e Sestri Levante. Toti dovrà anche chiarire se ci sono state notizie di un voto di scambio con i gemelli Testa, i “Riesini” che nel quartiere Certosa di Genova per le Regionali 2020 avrebbero controllato circa 400 preferenze. Su questo punto è indagato il capo dello staff di Toti, Matteo Cozzani, accusato di scambio di voti con la mafia.

Il caso dei tre trasferimenti dal comitato al suo conto

Toti deve chiarire anche il caso dei tre bonifici, per un totale di 55mila euro, che tra il 10 giugno e il 20 ottobre 2022, cioè tra l’Assessorato all’Amministrazione e quello Politico, sono passati dalle casse del suo comitato elettorale al suo conto corrente personale. L’avvocato di Toti, Stefano Savi, ha già anticipato che quei soldi sono serviti per pagare 24mila euro a titolo di risarcimento a Raffaella Paita, oggi senatrice di Italia Viva, che lo aveva querelato per diffamazione. Per quella vicenda il tribunale di La Spezia aveva condannato Toti, che avrebbe poi pagato con le casse del suo comitato.

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