Si va a scuola per imparare di più, non per imparare di meno – .

Si va a scuola per imparare di più, non per imparare di meno – .
Si va a scuola per imparare di più, non per imparare di meno – .

Trieste – Se non educhiamo sempre tutti fin da piccoli alla pace e al dialogo rispettoso, come formeremo cittadini costruttori di pace e portatori di pensiero libero e aperto?

Questa era l’ossessione di un grande educatore come Maria Montessorima valeva anche per altri educatori, pensatori o uomini pubblici come don Lorenzo Milani, Aldo Capitini, Danilo Dolci, Nelson Mandela, Martin Luther KingOggi Papa Francesco.

E qual è allora il luogo pubblico deputato innanzitutto a far sgorgare l’acqua benefica della pacificazione, dell’altruismo rispettoso delle diversità, della solidarietà posta al centro dell’ispirazione della nostra Costituzione? Risposta facile: scuola a tutti i livelli.

Una scuola in contatto con la società odierna, non separata da teorie astratte, stereotipi, paure indotte, una scuola di questo mondo e dentro questo mondo, dove non abbiamo paura di ascoltare più voci provenienti da ambienti e culture lontane da noi, ma ora sono sempre più vicini.

Se si dovesse rispondere quindi qual è il nucleo fondante della nuova educazione a vivere, convivere e crescere, tutti gli educatori, anche non scolastici, in coro, insieme a pedagogisti, psicologi o sociologi di ogni latitudine, direbbero una verità elementare , cioè quel nucleo fondamentale risiede nella capacità di accendere nei bambini il fuoco della curiosità cognitiva, dell’aggiornamento, delle esperienze relazionali senza confini né muri, che bloccano il libero pensiero e l’importanza dell’amicizia sociale.

Agli occhi di chi ha vissuto e vive la scuola appare evidente anche il diritto delle comunità scolastiche a scelte autonome, pur nell’ambito delle nostre leggi.

Chi ci vive non riesce quindi a comprendere l’intervento delle autorità politiche nel dare indicazioni ai dirigenti scolastici su temi e programmi, di cui non può avere una conoscenza precisa e diretta. Interventi di questo genere, come l’episodio della richiesta di sospensione da parte di due amministratori regionali di un incontro per ascoltare il racconto della vita di un migrante nella scuola sveva di Trieste, appaiono del tutto fuori luogo.

Immagino che quei consiglieri non condividano l’esperienza educativa consolidata e positiva, per cui il nucleo fondante dell’educazione, ieri, oggi e domani, è passato e passa attraverso la consapevolezza di queste dinamiche cognitive e relazionali a stretto contatto con il mondo esterno, un’esperienza che ormai da decenni si è affermata nelle nostre scuole.

Non ci sarebbe nemmeno bisogno che tali incontri fossero previsti nel progetto educativo, anche se tutte le scuole lo prevedono da tempo nei loro documenti collegiali, perché questa pratica educativa è accompagnata dallo stesso “battito cardiaco” delle scuole e dei loro scopo.

Si va a scuola per imparare di più, non certo per imparare di meno.

Silvano Magnelli

Ex insegnante e direttore scolastico

[Immagine generata da IA – Microsoft Designer]

 
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