Messina – Secondo Palazzo di Giustizia. Due edifici pagati in oro? Già lo storico Nino Principato aveva chiesto chiarimenti – .

Messina – Secondo Palazzo di Giustizia. Due edifici pagati in oro? Già lo storico Nino Principato aveva chiesto chiarimenti – .
Messina – Secondo Palazzo di Giustizia. Due edifici pagati in oro? Già lo storico Nino Principato aveva chiesto chiarimenti – .

Sulla questione del secondo Palazzo di Giustizia di Messina si era già espresso due volte Principato di Nino. Allora oggi la domanda dell’assessore Alessandro Russo del Pd suona come un segnale d’allarme a cui l’amministrazione Basile deve rispondere. A dire il vero sarebbe stato, però, che avesse risposto anche allo storico e cittadino Nino Principato che aveva fatto le sue dure osservazioni il 23 ottobre dello scorso anno e il 20 marzo di quest’anno.

Il dubbio che nasce da quello che scrivono Principato e Russia e questo. Perché due immobili acquistati rispettivamente dalla società “Unire 54 Spa”. 3 milioni e 200mila euro l’ex Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele e 600mila euro per l’ex Banca di Romasono valutati almeno a triplicare il loro valore e questo valore è addirittura superiore a quello già elevato ritenuto “congruo” dall’architetto Giovanni Rizzo per conto della “Patrimonio Spa”, una delle società del Comune stesso acquirente? E perché non aspettiamo invece il preventivo e il parere dell’Agenzia delle Entrate, che non sarebbe stato “disponibile” fino al momento della stipula? Il prezzo è così salito oltre misura, anche oltre il valore massimo al metro quadrato definito dall’artOsservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate? Il valore dei due immobili, infatti, varia rispettivamente da 1.800 e 1.200 euro ex Cassa di Risparmio di Vittorio Emanuele e per l’ex Banca di Roma, fino ad un valore di partenza di 2.132 euro e 1.421 euro. Il Comune acquista così i due immobili per un valore che è, come detto, triplo rispetto a quello di acquisto della società acquirente e ben superiore al valore ritenuto congruo dallo stesso architetto Rizzo: si va quindi dal valore congruo, secondo Rizzo, pari a 6.314.000 euro per l’edificio ex Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele e 2.679.000 euro per l’edificio ex Banca di Roma BENE 11.300.000 per l’edificio ex Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele e 5.829.503,40 per l’edificio ex Banca di Roma.

Così chiede Nino Principato: “Come mai nel contratto di compravendita stipulato nel luglio 2023La vendita degli immobili è concordata per unità e non per misura‘, cioè il prezzo è stato stabilito in relazione alla metratura complessiva dell’immobile indipendentemente dalle sue effettive dimensioni, non essendoci il giudizio di adeguatezza dell’architetto. Rizzo che, si presume, avrà dato la valutazione dei due immobili su un metro quadrato vuoto x pieno, cioè di superficie lorda e quindi misurata in modo da avere punti di riferimento precisi?. Come affermato nella domanda di Alessandro Russo, l’architetto Rizzo effettua il preventivo sulla base delle planimetrie e di un sopralluogo esterno. Cioè non entrerà mai nelle due stanze.

Il Principato precisa inoltre: “Il Comune, però, ha acquistato i due immobili non con fondi propri ma con due ipoteche del Ministero dell’Economia e delle Finanze (art. 19 L. 119/81) che assume le quote di ammortamento (il cui utilizzo, si precisa, è soggetto alla valutazione di Cassa Depositi e Prestiti SpA). L’autorizzazione del Ministero della Giustizia per l’utilizzo di ipoteche finalizzate all’acquisto di immobili da destinare al Secondo Palazzo di Giustizia del 30/10/2022 prot. N. 709522, è stato reso PRIMA del parere di adeguatezza dell’Arch. Giovanni Rizzo del 17/07/2023: ci chiediamo se questo parere di adeguatezza, visto che è successivo, sia stato trasmesso al Ministero della Giustizia per le sue decisioni in merito, essendo le due ipoteche a suo carico”.

Il rischio ora è che il danno fiscale possa concretizzarsi visto che l’iter per la realizzazione dei lavori di adeguamento sismico non è ancora iniziato e che la scadenza dei 14 mesi è sempre più vicina.

 
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