Fare i conti con la formazione lavorando online – .

Fare i conti con la formazione lavorando online – .
Fare i conti con la formazione lavorando online – .

Spesso ci chiediamo quale sia il futuro della scuola e la recente pandemia ci ha portato a porci alcune nuove domande in merito. Tra le risposte che il sistema educativo e sociale ha saputo dare c’è la valorizzazione forse più consapevole di uno strumento pedagogico già conosciuto: gli accordi educativi comunitari. Cosa possono regalarci in un futuro non più turbato dall’emergenza?

Abbiamo avuto modo più volte di parlare dell’importanza del legame dei giovani con la comunità scolastica a cui appartengono, nella quale si sperimentano come cittadini attivi e consapevoli e dalla quale si proiettano verso il futuro. La recente esperienza di isolamento dovuta alla pandemia – fortunatamente ormai alle spalle – ci ha dato l’opportunità di riflettere ancora una volta sulla funzione della scuola come spazio sociale, al quale si partecipa con quelle competenze fondamentali che si apprendono in modo formale e non formale. Qui . A partire da questi risultati dobbiamo poi porci una domanda piuttosto impegnativa: come valorizzare il ruolo sociale delle giovani generazioni in una prospettiva di breve e lungo termine?

L’eterogeneità come forza educativa

Non c’è dubbio che i giovani, il cui numero si è ridotto a causa del calo della natalità, costituiscono un patrimonio da tutelare e valorizzare nell’interesse dell’intero tessuto sociale.

Per rispondere a questa esigenza di tutela e promozione, il contrasto alla povertà educativa e il rafforzamento delle opportunità formative rappresentano certamente due pilastri su cui investire per favorire e sostenere la partecipazione dei giovani alla vita delle comunità di appartenenza, a livello globale. scuola e sul territorio. In questo impegno è la scuola ad avere un ruolo insostituibile e unico. Nessuna istituzione, infatti, ha la possibilità e la capacità di raggiungere l’intera popolazione giovanile, accogliendola al suo interno per l’intero arco evolutivo indipendentemente da ogni fattore socio-ambientale (famiglia di origine, condizione sociale, ecc.), in una prospettiva inclusiva che ne caratterizza sempre più l’identità. Quanto la formazione, sia didattica che sociale e civica, che si riceve a scuola incida sulla capacità individuale di impegnarsi in attività di partecipazione sociale in relazione al livello di istruzione è dimostrato da dati piuttosto chiari relativi a tre aree di impegno: ambiente e diritti umani, associazioni culturali e ricreative, volontariato.

Percentuale di giovani sopra i 14 anni per titolo di studio e attività sociale (dati riferiti al 2020)

Le ragioni del rapporto tra questi fattori e la centralità del sistema scolastico sono facilmente comprensibili se si considera come i bambini e i ragazzi si collocano nell’ecosistema scolastico – tutt’altro che semplice! – sono chiamati a interagire direttamente e indirettamente con diverse figure: compagni di classe, insegnanti, dirigenti scolastici, personale scolastico, genitori. Inoltre, si confrontano spesso con altre esperienze che intervengono in vario modo nella loro formazione: progetti specifici proposti dall’esterno, iniziative aperte al territorio, ecc.

Questa eterogeneità è certamente stimolante ma può porre un’altra domanda: come rispondere alla complessità che ne può derivare, garantendo continuità educativa e formativa ai nostri giovani?

Il patto formativo come modello formativo

Una risposta efficace risiede negli accordi educativi comunitari, il cui valore pedagogico è già conosciuto e riconosciuto da molti anni ma che con la recente pandemia hanno avuto modo di affermarsi ancora una volta per la loro rilevanza educativa e sociale.

Pensare all’azione educativa e formativa come un patto attorno al quale si aggrega l’attenzione di soggetti diversi (scuole, famiglie, gruppi con caratteristiche diverse) ma tutti orientati a promuovere il benessere dei giovani significa agire su due livelli altrettanto importanti: costruire reti collaborativi che facciano delle differenze specifiche un valore aggiunto e non motivo di frammentazione; organizzare ambienti formativi in ​​cui si acquisiscano conoscenze e competenze coinvolgendo i bambini attraverso un’azione attiva a cui ognuno possa partecipare con il proprio stile di apprendimento.

Rendere i bambini parte attiva di un’alleanza educativa significa per loro avere l’opportunità di acquisire una sempre maggiore consapevolezza del proprio processo di apprendimento. Dal lato scuola, fare patto significa sperimentare modelli pedagogici e metodologie di azione alternative rispetto a quelli basati su schemi consolidati, per individuare strumenti teorici e operativi che rispondano sempre più ai bisogni formativi dei giovani impegnati nel non sempre facile compito di costruire il proprio percorso di vita.

Approfondimenti
 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

NEXT fare la coda nonostante il caldo – .