Nonostante una serie record di 19 giorni di afflussi negli ETF (ETF) spot di Bitcoin con sede negli Stati Uniti, molti si chiedono perché il prezzo dell’asset non abbia ancora superato il massimo storico di 73.679 dollari stabilito a marzo. Alcuni analisti affermano di conoscere la spiegazione.
Al 6 giugno, gli ETF spot su Bitcoin (BTC) in tutto il mondo detenevano circa 1,3 milioni di Bitcoin, ovvero il 5,2% dell’offerta circolante di BTC, di cui una buona parte era detenuta da ETF quotati negli Stati Uniti, secondo HODL15Capital.
Tuttavia, gli analisti sostengono che molti altri fattori influenzano il prezzo e che gli ETF non hanno un’influenza sufficiente.
“I flussi di ETF sono ottimi, ma non sono abbastanza forti da vendere più dell’intero ecosistema (ancora)”spiega Charles Edwards, fondatore di Capriole Investments, a Cointelegraph.
“Ti rendi conto che il mercato è fatto di spot, futures, ETF e opzioni, vero? Il prezzo in ogni momento è il prodotto di tutti questi elementi, non solo di uno”, afferma il trader di criptovaluta Christopher Inks in un post di oggi.
“Gli ETF sono importanti, ma il prezzo di BTC è influenzato maggiormente da fattori macroeconomici ed eventi geopolitici”dichiara il fondatore di uno scambio di criptovaluta, Radar Bear.
Gli ETF Bitcoin dovrebbero prima espandersi in più mercati
Secondo i dati condivisi da Farside, il 6 giugno gli afflussi netti degli ETF Bitcoin sono stati pari a 217,7 milioni di dollari.
Dal lancio, gli ETF spot su Bitcoin hanno registrato afflussi per oltre 15,5 miliardi di dollari, anche se alcuni trader ritengono che l’importo sia ancora troppo piccolo per avere un impatto significativo sui prezzi fino all’apertura di nuovi mercati.
“Non esistono ancora ETF spot su Bitcoin nel Regno Unito o in Giappone, due mercati importanti. C’è molto spazio per crescere”commenta Timothy Peterson, fondatore di Cane Island Alternative Advisors.
Dopo l’approvazione degli ETF spot su Bitcoin il 10 gennaio, Bitcoin è cresciuto di quasi il 53%, raggiungendo il massimo storico di 73.679 dollari il 13 marzo.
Tuttavia, nei quasi tre mesi successivi, non è riuscito a recuperare ulteriormente, scambiando per lo più all’interno dell’intervallo tra il livello massimo e il livello di supporto di 60.000 dollari.
I movimenti dei detentori di lungo termine sono significativi
Edwards ha sottolineato che affinché si verifichi un ulteriore aumento significativo dei prezzi, dovrà essere presente uno dei tre fattori principali:
“Acquisto medio più elevato da parte degli ETF, vendite ridotte da parte dei detentori a lungo termine, crescita della liquidità statunitense o globale”ha spiegato.
Edwards ritiene che la vendita da parte di detentori a lungo termine sia un fattore significativo, sottolineando che coloro che detengono Bitcoin da più di due anni venderanno più frequentemente nel 2024.
Correlato: Il rialzo on-chain di Bitcoin è stato travolto? L’indicatore lampeggia in rosso
Secondo Edwards, la quota di questo gruppo dell’offerta totale di Bitcoin è leggermente diminuita al 54% negli ultimi sei mesi, con un impatto sull’asset molto maggiore di quanto sembri.
“Il 3% non sembra molto, ma equivale a circa 630.000 Bitcoin, ovvero circa 3 volte l’importo totale acquistato da tutti gli ETF Bitcoin negli Stati Uniti”Edwards ha chiarito.
Ha inoltre aggiunto che gli effetti dell’halving non si sono ancora manifestati:
“Probabilmente non abbiamo ancora visto gli effetti dell’halving di Bitcoin, con l’emissione giornaliera di BTC in calo del 50% a marzo. Probabilmente vedremo il delta tra il consumo di ETF e il Bitcoin estratto ampliarsi sostanzialmente nei prossimi 12 mesi.”
Questo articolo non contiene consigli o raccomandazioni sugli investimenti. Ogni operazione di investimento e di trading comporta rischi e i lettori dovrebbero condurre le proprie ricerche prima di prendere una decisione.
Traduzione di Walter Rizzo
