Malore mentre riparava un frigorifero in un albergo: muore operaio 60enne

Malore mentre riparava un frigorifero in un albergo: muore operaio 60enne
Malore mentre riparava un frigorifero in un albergo: muore operaio 60enne

Si ammalò e morì dopo aver riparato un frigorifero in un albergo di Roseto: Giampiero Arceri, 60 anni, era originario di Cepagatti. Sarà l’autopsia, disposta…

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Si ammalò e morì dopo aver riparato un frigorifero in un albergo di Roseto: Giampiero Arceri, 60 anni, era originario di Cepagatti. L’autopsia, disposta dal pm Davide Rosati, stabilirà se l’uomo è morto a causa di un incidente sul lavoro o di un malore. Secondo quanto si è appreso, l’uomo, insieme al titolare dell’azienda in cui lavorava, stava riparando l’impianto di refrigerazione di un albergo in procinto di riaprire. Giovedì, intorno alle 16.30, Arceri avrebbe detto al suo capo che era stanco e aveva bisogno di un caffè per riprendersi. I due hanno chiamato il proprietario della struttura e si sono recati al bar interno all’hotel per bere un caffè, ma dopo qualche sorso Arceri si è sentito male ed è crollato a terra. I presenti si sono subito attivati ​​per prestare i primi soccorsi e allertare i servizi di emergenza. Sul posto sono arrivate un’ambulanza dell’India proveniente da Roseto e un’auto medica del 118. Purtroppo i medici non hanno potuto fare a meno di confermare la morte. Sul posto per indagare sono intervenuti i carabinieri della stazione di Cellino Attanasio che si trovavano nelle vicinanze. Il magistrato, dopo aver sentito i militari, ha deciso di chiarire e stabilire se la morte fosse dovuta a qualche motivo legato al lavoro in una giornata particolarmente calda e afosa, oppure se si trattasse di un malore che avrebbe potuto verificarsi in qualsiasi altra circostanza. Per questo ha incaricato l’anatomopatologo Giuseppe Sciarra di effettuare l’autopsia, che si terrà oggi. Arceri era un tecnico frigorista ed era molto conosciuto nella sua città natale. Numerosi i messaggi di cordoglio ai familiari sui social. Lascia i figli Erica e Nico.

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Il Messaggero

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