la centralità del tasso di cambio e l’importanza del rapporto tra euro e dollaro – .

IL tasso di cambio è il prezzo di una valuta in termini di un’altra valuta. Tra tutti i prezzi presenti nel sistema economico è forse il più importante, soprattutto nelle economie altamente aperte al resto del mondo. È il caso dell’economia italiana, ma anche di tutti gli altri paesi sviluppati e della quasi totalità di quelli in via di sviluppo. In effetti, il tasso di cambio influenza il prezzo e la quantità dei beni importati ed esportatii, la bilancia dei pagamenti, la crescita dell’economia, il livello di occupazione, l’inflazione, il potere d’acquisto dei consumatori e i profitti dei produttori. In un’economia dove esiste anche la libertà di movimento dei capitali, cioè di comprare, detenere e vendere liberamente attività finanziarie estereil tasso di cambio influenza fortemente anche il valore e la redditività di questi asset, i flussi di capitale e quindi la ricchezza delle famiglie e l’indebitamento delle imprese.

Ovviamente ogni paese ha un tasso di cambio diverso rispetto alla valuta di ogni altra nazione. Ad esempio, in Europa abbiamo il tasso di cambio dell’euro contro il dollaro, la sterlina britannica, lo yen giapponese e così via. Tuttavia, dato il ruolo centrale che il dollaro Americano gioca nel sistema monetario-finanziario internazionale in termini di valuta di fatturazione, finanziamento e prezzo delle materie prime, il tasso di cambio del dollaro rispetto ad altre valute diverse è di gran lunga il più importante. Quindi per l’Europa il tasso di cambio euro-dollaro è sicuramente quello dove si concentra il maggior numero di transazioni e dove la liquidità è più abbondante.

Tasso di cambio: prestare attenzione al denominatore

Come abbiamo detto il tasso di cambio è il prezzo di una valuta (euro) rispetto a un’altra valuta (dollaro) e non il prezzo di un bene (un chilo di mele) contro una moneta. Quindi bisogna prestare molta attenzione a quale valuta funge da denominatore. In Europa, ad esempio, è consuetudine misurare il tasso di cambio valutando quanti dollari sono necessari per acquistare o vendere un euro. Pertanto, quando leggiamo o sentiamo al telegiornale che il dollaro viene scambiato a 1,08, intendiamo che ci vogliono un dollaro e otto centesimi per comprare e vendere un euro. In termini tecnici si dice che l’euro contrappone certezza a incertezza. Molti paesi, tuttavia, quotano la propria valuta in modo incerto, ovvero con una quantità di valuta locale necessaria per acquistare un’unità di valuta estera.

L’eurodollaro negli ultimi 25 anni

Nel grafico mostriamo l’andamento di tasso di cambio euro-dollaro negli ultimi venticinque anni, cioè dalla nascita della moneta unica europea nel 1999. Come possiamo osservare, il dollaro all’inizio degli anni 2000, quando l’euro doveva ancora acquisire una certa credibilità, si è rafforzato o rivalutato (servivano meno dollari per comprare un euro). Poi la valuta americana si è indebolita molto fino alla crisi finanziaria del 2007-2010 (ci volevano più dollari per comprare un euro). Dopo la crisi del debito sovrano europeo, il dollaro, pur con varie oscillazioni, è rimasto piuttosto forte.

Fonte Rif. Ricerca

Poiché oggi le transazioni di natura finanziaria (acquisti e vendite di azioni, obbligazioni e altre attività finanziarie) sono molto più frequenti ed estese di quelle di natura reale (scambio di beni e servizi), i movimenti dei tassi di cambio sono maggiormente influenzati tassi di interesse relativi, dalle aspettative degli operatori e dall’avversione al rischio, che da variabili reali come il reddito, l’inflazione relativa o i flussi commerciali internazionali. In questo contesto è facile comprendere come le politiche monetarie relative adottate dalle banche centrali giochino un ruolo cruciale.

Tassi di cambio e banche centrali

Quando si parla di tassi di cambio è bene sottolineare il termine relativo, poiché ciò che conta non è il livello dei tassi di interesse ma il differenziale dei tassi di interesse o il diverso grado di espansione/restrizione delle politiche monetarie dei paesi. La settimana scorsa, ad esempio, il Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi di interesse prima della Federal Reserve Bank americana e quindi il dollaro si è apprezzato.

Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino all’inizio degli anni settanta le banche centrali e i governi dei principali paesi avevano adottato tassi di cambio fissi contro il dollaro, che a sua volta era ancorato al dollarooro. Questa stabilità favorì la crescita del secondo dopoguerra, ma non riuscì a resistere ai ripetuti shock che seguirono, all’eccessiva spesa pubblica americana negli anni della guerra del Vietnam e alla liberalizzazione dei movimenti di capitali in molte economie.

Dalla caduta del sistema di cambio fisso nel 1971, l’Europa ha ripetutamente cercato di mantenere un sistema di cambio fisso una certa stabilità dei tassi di cambio tra i paesi che compongono l’Unione Europea. Il grande sogno di avere una moneta unica è stato poi coronato nel 1999, quando le varie monete nazionali (lira italiana, franco francese, marco tedesco, ecc.) sono state sostituite dall’Euro. Oggi quindi possiamo viaggiare più liberamente, scambiare beni, servizi e attività finanziarie in Europa senza prestare attenzione ai movimenti dei tassi di cambio e ai relativi rischi che comportano. Possiamo contare di più anche sulla scena internazionale e sentirci più orgogliosi di essere europei.

Meritano di essere fatte tre considerazioni finali riguardo al rischio di cambio sostenuto dagli investitori. Innanzitutto è interessante notare questo la variabilità dei tassi di cambio, in costante diminuzione da molti anni, è mediamente inferiore a quello delle attività finanziarie (azioni, obbligazioni, oro, ecc.). In secondo luogo, la correlazione tra attività finanziarie e tassi di cambio in molti casi è negativo. Ad esempio, un calo del tasso di interesse provoca un aumento del prezzo delle obbligazioni e delle azioni, ma un deprezzamento del tasso di cambio. In terzo luogo, sul mercato esistono mercati dei cambi efficienti strumenti di copertura del rischio. Pertanto, un’attenta diversificazione internazionale del portafoglio finanziario non dovrebbe spaventare eccessivamente gli investitori che ne potranno trarre indubbi benefici.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Meteo, tempo ancora variabile in Liguria con nuvole e vento forte ma senza pioggia – .
NEXT “Oro oro oro a tutti se si prendono cura della propria casa…”, ovvero l’autonomia differenziata spiegata da Antonio Antonaci – .