L’autofficina è in fiamme. Una famiglia sterminata – .

L’autofficina è in fiamme. Una famiglia sterminata – .
L’autofficina è in fiamme. Una famiglia sterminata – .

Milano – «Una famiglia sterminata… Tre persone sono morte così, senza aver fatto nulla». Tremano, stringono i denti e si strofinano gli occhi umidi senza potersi muovere. Il cordone sanitario di polizia costringe i residenti a rimanere, sotto shock e disarmati, al bordo della strada, in via Jacopo Palma, a poche decine di metri dall’inferno di fiamme e fumo scatenato poco prima dall’officina dell’elettricista di via Frà Galgario 8 a zona Gambara, periferia ovest di Milano. Un incendio nero e violento che pochi minuti dopo le 19 ha inghiottito la facciata della palazzina di 5 piani che sorge proprio sopra l’officina del meccanico. E dove il fumo, acre e fittissimo, è arrivato fino all’appartamento della famiglia Tallardo, al terzo piano, uccidendo il capofamiglia Silvano, 66 anni, la moglie Carolina De Luca, di tre anni più giovane, e il figlio di 34 anni. il vecchio figlio Antonio. I vigili del fuoco li hanno ritrovati quando l’incendio era appena stato domato. Erano già morti, il fumo inalato è stato fatale per l’intera famiglia che non è riuscita a salvarsi. Ricoverati al Policlinico, in codice giallo, Stefano, il 39enne titolare dell’officina e due anziane di 68 e 69 anni in codice verde all’ospedale San Giuseppe, oltre a un 56enne finito fino al San Carlo.

L’unità investigativa antincendio (NIA) dei vigili del fuoco sul posto ieri sera insieme al personale di otto squadre dei vigili del fuoco, incaricate di far luce sulle cause dell’incendio, è stata incaricata di redigere un verbale, che sarà poi firmato da il comandante provinciale Nicola Micele, da consegnare alla Procura di Milano che ha aperto un procedimento per omicidio colposo, disastro e incendio colposo. Stefano, il titolare dell’officina – secondo quanto appreso ieri sera – verrà iscritto nel registro degli indagati per garantirlo. Sembra che all’interno del laboratorio, ereditato qualche anno fa dallo zio, artigiano molto noto della zona, ieri sera il 39enne fosse intento a collegare i cavi di un’auto. La scintilla provocata sarebbe in qualche modo entrata nel serbatoio dell’auto; quindi, con il liquido infiammabile, è stato appiccato l’incendio che è stato poi alimentato bruciando i numerosi pneumatici presenti nell’officina e che ha provocato il fumo altamente tossico. Una nube mortale quella avvertita anche ieri sera in corso Vercelli – a più di due chilometri dal luogo dell’incidente – dove la gente lamentava una sensazione di bruciore alla gola. La dinamica dell’accaduto, però, è ancora in fase di ricostruzione.

«Abito qui in via Palma e mentre tornavo a casa dal lavoro ho visto la gente fuggire dal ristorante giapponese di via Frà Galgario e dalla pizzeria Becco Fino, poi ho notato la colonna di fumo, le fiamme che uscivano dal laboratorio verso la strada e

illuminavano la strada a giorno – dice l’avvocato civilista Riccardo Genti -. Il fumo era denso, troppo denso perché qualcuno potesse essere salvato. Chi è riuscito a salvarsi nell’edificio è stato perché non era in casa in quel momento.”

 
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